Guerre, instabilità, cambiamenti demografici: sfide globali per l’intelligence

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I video di presentazione, gli interventi, ma prima ancora il ricordo dedicato a Nicola Calipari: un minuto di silenzio e la lettura del messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il ventennale della sua morte, avvenuta a Baghdad il 4 marzo 2005 durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena. 

Perciò l’intelligence italiana ha scelto la data di oggi per presentare alla stampa “una fotografia del tempo che viviamo”, ispirata a tre parole chiave: instabilità, incertezza, competizione. Il neo direttore del Dis, Vittorio Rizzi, ha sintetizzato così, la Relazione annuale 2025 sulla politica dell’informazione per la sicurezza, curata dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica presentata oggi a Roma, a Palazzo Dante. 

Circa 100 pagine di dati (riferiti al 2024), dettagliate infografiche sulle crisi in Medio Oriente, sul conflitto russo-ucraino, la minaccia ibrida e quella jihadista, e sui trend demografici e migratori; analisi e scenari che raccontano “un mondo che si sta trasformando a una velocità straordinaria”.

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Tanto che potrebbe sembrare una Relazione “già datata” ha osservato il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio e autorità delegata per la Sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, ricordando che ”oggi i conflitti nel mondo hanno  superato i 50, il doppio rispetto a quelli che erano in corso nel  2020, e fra i principali vi è proprio una guerra tra Stati, quella tra Russia e Ucraina”. Numeri che “non considerano le ‘guerre ibride’  che pure sono sempre più offensive”.

Mantovano ha poi ringraziato “in modo non formale l’ambasciatrice Belloni” per il lavoro svolto, al Dis e come Sherpa al G7. Mantovano parlando del ruolo dell’intelligence ha ribadito che “la riservatezza è alla base dell’interscambio informativo, altrimenti si compromette la collaborazione tra i servizi delle diverse nazioni”.  Per il sottosegretario “il silenzio non è tutto uguale. C’è il silenzio che vuol dire omertà o ignavia e c’è quello funzionale a proteggere l’operosità, che è quello dell’intelligence”. Poi la stoccata: “La critica, anche aspra, dell’operato del governo è il sale della democrazia, ma non si può chiedere all’esecutivo di rendere note dichiarazioni coperte da segreto per ragioni di sicurezza dello Stato. Esiste per legge un luogo per il confronto su quei dati sensibili  – ha proseguito Mantovano – ed è il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che rappresenta il Parlamento e non è un luogo dove il governo si nasconde”.

Silenzio “funzionale”, dunque, anche sul caso di Alberto Trentini: “Il governo è impegnato a restituire ai suoi familiari Alberto Trentini – ha detto il sottosegretario – dal novembre scorso detenuto per ragioni non chiare in Venezuela: si tratta di una situazione complessa e di difficile soluzione, abbiamo attivato tutti i canali e confermo ai genitori che stiamo investendo ogni sforzo per rendere possibile il rientro”.

Il caso Paragon e il caso Almasri

Un concetto quello della riservatezza richiamato più volte anche per giustificare le risposte telegrafiche ad alcune domande della stampa sul caso Paragon, e sulla vicenda Almasri, su cui “è in corso un’interlocuzione reciproca tra il Tribunale dei ministri e la Corte penale internazionale (Cpi)”. Motivo per cui, ribadisce Mantovano: “La sovrapposizione dell’interlocuzione sconsiglia di mettere in pubblico più informazioni di quelle già ampiamente fornite dai ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi, in Parlamento”.

Poi a chi accusa il governo di “regime” per voler modificare alcune norme relative al settore replica citando gli interventi fatti da Renzi nel 2015, quando “furono rafforzati gli strumenti di intelligence per contrastare il terrorismo” e “Tra le innovazioni vi fu l’estensione delle garanzie funzionali degli agenti dei servizi per l’infiltrazione in ambienti terroristici”. E sottolinea: “Oggi il governo ha deciso di agire non attendendo l’emergenza ma prima che l’emergenza esploda. I numeri evidenziano una recrudescenza del jihadismo in Europa. L’articolo 31 del ddl sicurezza che costituisce la naturale estensione di quella norma fa parlare di rischio di eversione democratica agli stessi che l’avevano proposta 10 anni fa. Analoga cosa – ha proseguito il sottosegretario – per un’altra misura prevista dall’articolo 31 e cioè la collaborazione tra le università e l’intelligence, che c’è già ed è apprezzata dai rettori. Ha lo scopo non di spiare i docenti o gli studenti, ma di stabilire una relazione più efficace”.

Sul caso Paragon “tutto quello che si poteva dire è stato detto – ha chiosato Mantovano – con una prima nota della presidenza del Consiglio, con risposte ad interrogazioni parlamentari, con i direttori delle agenzie che hanno riferito al Copasir ci sono indagini in corso davanti alle procure. Qualsiasi cosa venga aggiunta in pubblico danneggerebbe l’attività di intelligence e le indagini”.

Insomma, nessun ulteriore chiarimento da parte del governo. Mentre il Copasir, ha assicurato il presidente Lorenzo Guerini, “sta approfondendo, il lavoro non è concluso. Contiamo di audire numerosi soggetti e non è escluso che possiamo presentare poi una relazione al Parlamento. Noi vogliamo procedere con grande impegno, il lavoro sarà rigoroso e attento”.

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Relazione annuale 2025 sulla politica dell’informazione per la sicurezza (presidenza del Consiglio)

L’esposto del Dis contro la procura di Roma

A proposito dell’esposto del Dis alla procura di Perugia per la diffusione di documenti riservati dell’Aisi da parte della procura di Roma (in merito alla vicenda di una denuncia presentata da Gaetano Caputi, capo di Gabinetto della premier Giorgia Meloni), Rizzi ha dichiarato che “non è una questione personale. Io per legge – ha detto il direttore del Dis – sono chiamato ad esercitare vigilanza in tema di classificazione documenti. Mi sono trovato di fronte ad una compromissione di questi atti classificati come riservati, che contenevano le generalità di dipendenti ed attività operative in corso. E’ una violazione dell’articolo 42 della legge 124. Il Dis non denuncia il procuratore Francesco Lo Voi, ma la compromissione di un documento. Abbiamo esposto i fatti alla procura che valuterà se sussistono tutte le condizioni per accertare che è un reato”. 

Un richiamo alla legalità che Rizzi ha sottolineato più volte. “Io voglio garantire, voglio essere garante e testimone che la comunità dell’intelligence si muove in questo perimetro di legalità”, ringraziando il governo che lo ha scelto da “poco più di 45 giorni alla direzione del Dis”.

Gli scenari internazionali

Per quel che riguarda gli scenari internazionali, oltre ai conflitti in Medio Oriente e alla guerra in Ucraina c’è anche la minaccia jihadista che negli ultimi mesi è tornata a farsi sentire in Europa; nella Relazione un ampio capitolo è dedicato anche dello sviluppo dell’Africa, con un’attenzione particolare al cosiddetto piano Mattei e un’analisi della maggiore pervasività della Cina sul piano sia economico che militare (in particolare per quanto riguarda la presenza sulle coste dell’America centrale e meridionale).

A proposito dell’Africa, ha osservato il direttore dell’Aise, Giovanni Caravelli “stiamo rilevando uno spostamento del baricentro nel Mediterraneo della Russia, che sta distribuendola sua presenza nelle coste del Nord Africa, nonché in quella sahelo-sahariana, salvaguardando il porto di Tartus, in Siria, che verosimilmente non riuscirà a conservare nelle modalità che ha finora avuto. E’ un elemento di grande preoccupazione. Si cerca di individuare formule per limitare questa sempre maggiore influenza”. 

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Lo scenario, inoltre, cui si guarda con maggior attenzione è quello del rapporto tra Stati Uniti e Ucraina, soprattutto alla luce dello scontro tra Trump e Zelensky alla Casa Bianca. Il direttore del Dis Rizzi non nasconde la propria preoccupazione per la frattura tra i due: “I 49 minuti cui abbiamo assistito pochi giorni fa allo Studio ovale della Casa Bianca hanno complicato ulteriormente lo scenario mondiale. Qualsiasi soluzione comporterà una rimodulazione della sicurezza in Europa, l’impegno dell’autorità politica è quello di trovare un comune denominatore per perseguire la pace e preservare gli equilibri della comunità atlantica”.

Nessun isolamento o allontanamento, però da parte della nuova amministrazione Trump, secondo quanto registrato da Caravelli:  “Noi stiamo ricercando sinergia e condivisione” con l’intelligence americana. “Non stiamo individuando vuoti. C’è un certo processo di revisione; adesso questo processo appare più marcato ma in realtà è sempre avvenuto all’avvicendamento dei vari direttori. Non stiamo individuando linee di allontanamento o isolamento” ha detto il direttore dell’Aise, anzi  “c’è un chiaro indicatore di continuità e di volontà di rafforzare le collaborazioni in atto”.

Sul fronte delle sfide globali l’immigrazione, intesa sia come contrasto ai flussi irregolari nel Mediterraneo sia come analisi approfondita dei trend migratori, e la demografia, poiché “nei prossimi 30 anni la popolazione in età da lavoro diminuirà del 30%”. Ampio il capitolo relativo all’innovazione tecnologica, su cui le attenzioni del nostro paese riguardano sia le competizioni internazionali sullo sviluppo di attività nello spazio sia la sicurezza cibernetica, sempre più minacciata dagli attacchi hacker provenienti dalla Russia e non solo; infine, il cambiamento climatico e gli squilibri economici, con la minaccia principale che arriva dalle tensioni nelle principali rotte commerciali e dalle attività delle organizzazioni criminali.

All’intelligenza artificiale, la Relazione dedica un inserto ad hoc, con diverse analisi dedicate alle opportunità e alle minacce che la accompagnano.

 

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