Influenze azerbaigiane nel mondo accademico e mediatico italiano tra propaganda e false credenziali

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In questi ultimi giorni fa discutere il caso di Valentina Chabert, dottoranda e “caporedattrice” di Opinio Juris – Law & Politics, per le sue attività di promozione del cosiddetto “Azerbaigian occidentale” che hanno attirato l’attenzione della Comunità armena così come del neo ambasciatore della Repubblica di Armenia in Italia, S.E. Vladimìr Karapetyan, così come per le diverse credenziali e informazioni non esatte fornite sia ai media azerbaigiani che all’Università La Sapienza di Roma.

Un caso intricato che parte però dall’indagine giornalistica effettuata dal giornale armeno Aliq Media Armenia subito dopo la partecipazione di Valentina Chabert a una conferenza intitolata “Il diritto al ritorno: promuovere la giustizia per gli azeri espulsi dall’Armenia” organizzata dalla Comunità dell’Azerbaigian occdentale nella veste di “caporedattrice” del già menzionato Opinio Juris, di rappresentante dell’Università La Sapienza di Roma, e dell’European Youth Think Tank di Strasburgo secondo quanto si apprende da diverse fonti aperte. Un evento che si è concluso con la membership onoraria nella Comunità dell’Azerbaigian occidentale per i partecipanti, e quindi anche Valentina Chabert.

Nella narrativa e nella retorica di Baku, con il termine “Azerbaigian occidentale” ci si riferisce spesso alla regione storica che ora fa parte dell’Armenia moderna, che l’Azerbaigian rivendica come propria sulla base di legami storici e culturali. Nel gennaio 2025, il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan ha risposto al suggerimento del presidente azero Ilham Aliyev in merito alla cosiddetta comunità “Azerbaigian occidentale” affermando che questa narrazione rappresenta una rivendicazione territoriale diretta contro l’Armenia e ne mina l’integrità territoriale. Ha sottolineato che la designazione del territorio armeno come “Azerbaigian occidentale” indica le aspirazioni di Baku a violare la sovranità di Yerevan.

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Tale evento ha quindi attirato l’attenzione prima dei media armeni, poi della Comunità armena in Italia che, tramite un comunicato stampa, ha chiesto spiegazioni al al Rettore della Sapienza per conoscere la posizione dell’Università riguardo all’accaduto reputando il caso di una gravità che sfiorerebbe l’incidente diplomatico. Lo stesso neo ambasciatore armeno ha commentato l’accaduto dichiarando che “Questa è un’ulteriore testimonianza che l’Azerbaigian sta utilizzando i mezzi finanziari per influenzare le persone. Queste iniziative non sono destinate ad avere successo, poiché con queste modalità la comunità azera non può coinvolgere nomi importanti, persone di spicco o valore. Potranno aderire a simili accordi solo persone disposte a farsi convincere dietro compenso. Con questi mezzi non potranno mai essere coinvolte persone di spessore. Penso che iniziative del genere avranno un esito fallimentare. Questa signora, aderendo a una simile proposta , si è messa in una lotta interna, andando contro le persone che lavorano onestamente e si coinvolgono con fiducia in iniziative accademiche. Eventi organizzati con la finalità di influenzare economicamente i ricercatori e gli studiosi non avranno una buona sorte.  Avranno successo le persone che parlano e credono nella giustizia e nella pace.

Chabert: rappresentante de La Sapienza oppure no?

Parole dure che colpiscono sia l’Università La Sapienza di Roma dove Valentina Chabert è titolare di una borsa di ricerca in Diritto Pubblico, Comparato e Internazionale presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e anche cultrice della materia. Infatti, non è la prima volta che la Chabert prende parti ad eventi in Azerbaigian i quali, spesso, sono stati riportati dai media azeri conferendo il titolo alla dottoranda italiana di “rappresentante dell’Univeristà La Sapienza di Roma”. È il caso, ad esempio, della sua partecipazione nel dicembre 2023 al Forum Karabakh co-ospitato dall’Università ADA e dal Centro di Analisi delle Relazioni Internazionali, dove il presidente azero Ilham Aliyev ha parlato sul tema “Karabakh: ritorno a casa dopo 30 anni. Risultati e sfide”. Un evento riportato dai media azerbaigiani in cui Valentina Chabert, nel rivolgere una domanda allo stesso presidente Aliyev, è stata presentata ancora una volta come “rappresentante dell’Università La Sapienza di Roma”.

Andando a fare una ricerca sul web è possibile, in effetti, imbattersi in diversi articoli azerbaigiani scritti in lingua inglese, azera e russa che riportano le parole e i commenti di Valentina Chabert così come la sua partecipazione in diversi eventi dove la dottoranda italiana viene qualificata come “the representative of the Sapienza University of Rome” (Trend.az; Ikisahil.az;  Xalq Cebhesi; Day.az) , “Doctor of Philosophy in the field of international law at the Sapienza University of Rome” (Report.az; Infogate.cl; Azerbaycan24) , e “an associate in International Law at Sapienza University of Rome” (APA.az).

Titoli importanti che permetterebbero di qualificare sia la partecipazione che le parole della Chabert come importanti, perché provenienti da una rappresentante di una istituzione accademica europea. Titoli, però, che sollevano diversi dubbi e che hanno portato sia Aliq Media Armenia che la Comunità armena a chiedere chiarimenti e spiegazioni all’Univeristà La Sapienza di Roma essendo singolare il fatto che una dottoranda possa avere incarichi così prestigiosi.  

Chabert, Opinio Juris e il professarsi “giornalista”

Continuando a indagare sulla figura professionale della dottoranda italiana, come evidenziato dal giornale armeno, si evince che lei è membro dell’Advisory Board dell’Istituto di ricerca dell’Aja sull’Europa orientale, l’Asia centrale e il Caucaso meridionale nei Paesi Bassi. Da settembre 2023 è docente di Studi Strategici e Sicurezza presso l’Università LUMSA e di Relazioni Internazionali e Global Governance presso l’Università UNINT di Roma. A metà del 2023, Chabert è stato Visiting Research Fellow presso diverse istituzioni azere, tra cui il Ministero degli Affari Esteri e l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale dell’Azerbaigian (AIDA). La sua ricerca durante questo periodo si è concentrata sui danni ambientali durante i conflitti armati, sul diritto internazionale e sulla ricostruzione post-conflitto, argomenti che risuonano con le discussioni in corso sull’impegno militare dell’Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh.

Incarichi che incrocerebbero ancora una volta la carriera professionale della Chabert con l’Azerbaigian, come si evince anche dai tanti articoli o saggi pubblicati su diversi portali, tra i quali emerge Opinio Juris – Law and Politics Review, definita sullo stesso portale dell’Università La Sapienza di Roma come una rivista italiana che si occupa di affari internazionali, dove svolgerebbe l’incarico di “caporedattrice” per le sezioni energia, ambiente e diritto internazionale. Informazione ribadita anche sul curriculum vitae caricato dallo stesso portale accademico in cui, oltre a questo ruolo, è possibile leggere anche il suo incarico di “giornalista e analista per Scenari Internazionali”. Titoli importanti, se non fosse che, come notato dal giornale armeno, Valentina Chabert non risulta essere una giornalista iscritta all’Ordine dei Giornalisti (OdG) e Opinio Juris non si può configurare né come testata giornalistica, perché non iscritta a nessun tribunale (anche se il portale pubblica con frequenza notizie e report e il suo podcastLa Geopolitica in tasca” viene definito come “radiogiornale con le più importanti notizie dal mondo”), né presenta una struttura e comitato tale da poterla sicuramente definire una “rivista scientifica”.

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Titolo di “giornalista freelance” che appare anche nella biografia di Valentina Chabert pubblicata dal portale Ethics4Growth a dimostrazione di come professarsi giornalista non sia un caso isolato.

Secondo quanto riportato dall’OdG e dalla giurisprudenza, in base alla sentenza n. 8956 dell’8 novembre 2022, depositata il 1° marzo 2023, la sesta sezione penale della Corte di Cassazione è intervenuto in tema di esercizio abusivo della professione di giornalista e decretato che “nessuno può assumere il titolo né esercitare la professione di giornalista, se non è iscritto nell’elenco dei professionisti ovvero in quello dei pubblicisti dell’albo istituito presso l’Ordine regionale o interregionale competente. La violazione della disposizione del primo periodo è punita a norma degli articoli 348 e 498 del codice penale, ove il fatto non costituisca un reato più grave”.

In conclusione è possibile dire che il caso di Valentina Chabert solleva significative preoccupazioni in merito alla sua rappresentanza presso l’Università La Sapienza, al suo coinvolgimento con le istituzioni azerbaigiane così come alle sue frequenti menzioni sui media azerbaigiani e alle sue dichiarazioni relative al suo ruolo di giornalista e caporedattore.





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