di Carlo Di Stanislao
Capitalismo di Stato: Stellantis, Alitalia e Trenitalia,
“Il capitalismo senza il fallimento è come la religione senza il peccato.” – Allan Meltzer
L’Italia si riempie la bocca di parole come “mercato”, “liberalizzazione”, “competitività”. Belle chiacchiere da convegno. La realtà è che il nostro sistema economico è dominato da aziende che non esisterebbero senza l’ossigeno dei soldi pubblici. Stellantis, Alitalia (ora ITA Airways) e Trenitalia sono tre esempi lampanti di questa vergogna: aziende incapaci di camminare sulle proprie gambe, zombi industriali mantenuti artificialmente in vita con miliardi prelevati dalle tasche degli italiani.
Sono carrozzoni inefficienti, ingordi, allergici alla concorrenza. Invece di innovare, invece di affrontare il mercato con il coraggio e la visione di chi vuole davvero creare valore, preferiscono la via più comoda: il sussidio statale, il ricatto occupazionale, la protezione politica. E così, anno dopo anno, miliardi di euro vengono bruciati per tenere in piedi aziende che, in un sistema sano, sarebbero già morte e sepolte.
STELLANTIS: LA MULTINAZIONALE CHE SFRUTTA L’ITALIA E LA SPUTA VIA
FCA prima, Stellantis poi, hanno dimostrato una sola cosa: l’abilità di mungere lo Stato italiano senza alcuna gratitudine. Per decenni, Fiat ha ricevuto miliardi in incentivi, aiuti, cassa integrazione, tutto pagato con le tasse degli italiani. E come ha ripagato il Paese? Spostando la sede legale in Olanda, quella fiscale in Gran Bretagna e la produzione ovunque tranne che in Italia.
Il governo, invece di reagire, sembra che continui a tollerare. Stellantis chiude stabilimenti, licenzia lavoratori, trasferisce la produzione in Francia, Polonia, Serbia, eppure riceve ancora incentivi pubblici. Un insulto ai contribuenti, una vergogna nazionale.
Nel frattempo, il mercato automobilistico italiano è stato svuotato. La produzione crolla, i modelli venduti in Italia sono sempre meno italiani e sempre più importati. Eppure, quando Stellantis chiede aiuto, i soldi arrivano puntuali. Questo non è capitalismo: è parassitismo industriale, è una rapina ai danni del Paese.
ALITALIA/ITA AIRWAYS: IL DISASTRO SENZA FINE
Se esiste un buco nero dei soldi pubblici, riguarda ancje Alitalia. Un’azienda che ha ingoiato decine di miliardi in salvataggi, rilanci, piani di ristrutturazione, per poi finire sempre nello stesso modo: fallita, a pezzi, senza futuro.
Ogni governo ha promesso la svolta, e ogni volta abbiamo visto la stessa storia: dirigenti strapagati e incapaci, dipendenti in esubero ma intoccabili, una gestione fuori da ogni logica di mercato. Il risultato? Soldi pubblici bruciati e una compagnia aerea che non è mai riuscita a stare in piedi senza aiuti.
Ora la chiamano ITA Airways, ma non è altro che Alitalia con un altro nome. La stessa inefficienza, gli stessi sprechi, gli stessi buchi di bilancio. Nel frattempo, le compagnie low-cost dominano i cieli italiani senza ricevere un centesimo dallo Stato, dimostrando che un modello sostenibile esiste. Solo che Alitalia (o ITA) non lo ha mai voluto adottare, perché tanto c’è sempre qualcuno pronto a coprire le perdite con i soldi pubblici.
TRENITALIA: IL MONOPOLIO CHE NON VUOLE COMPETERE
Se c’è un’azienda che rappresenta la mentalità statalista e assistenzialista dell’Italia, è Trenitalia. Un colosso che si comporta ancora come un monopolista di Stato, nonostante la concorrenza. Italo è riuscito a dimostrare che un’alternativa esiste, offrendo servizi migliori e spesso più economici, ma il vero scandalo è nei treni regionali.
Lì Trenitalia domina incontrastata, con il supporto di Regioni e governo, che continuano a firmare contratti miliardari senza pretendere un miglioramento del servizio. Ritardi, convogli fatiscenti, prezzi in aumento e totale disinteresse per i pendolari. Eppure, ogni anno, arrivano soldi pubblici per mantenere in vita un’azienda che dovrebbe essere messa davanti alle sue responsabilità: o migliora, o lascia spazio a chi sa fare meglio.
BASTA PARASSITI INDUSTRIALI: LO STATO DEVE SMETTERE DI FORAGGIARE IL FALLIMENTO
L’Italia non può continuare a essere ostaggio di aziende zombie. Se Stellantis vuole gli aiuti, deve garantire la produzione in Italia. Se ITA Airways non sa stare in piedi da sola, deve chiudere. Se Trenitalia non vuole competere, deve essere costretta a farlo.
Abbiamo un settore privato che deve lottare ogni giorno contro la burocrazia, la tassazione asfissiante, la concorrenza globale. E poi abbiamo questi carrozzoni che vengono salvati ogni volta che falliscono, senza mai pagare le conseguenze dei loro errori. Questa è la vera ingiustizia economica italiana.
Smettiamola con le ipocrisie. Se vogliamo un’economia sana, le regole devono valere per tutti: chi non sta sul mercato, fallisce. Chi sa innovare e competere, prospera. Tutto il resto è solo assistenzialismo mascherato da strategia industriale. Un peso morto che sta trascinando a fondo l’Italia intera.
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