Bologna, in corteo contro il caro bus. I manifestanti a Lepore: «Non Tper-doniamo»

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Nel giorno dell’entrata in vigore delle nuove tanto contestate tariffe dei bus (2,30 euro a biglietto), in 300 hanno sfilato in centro per dire no agli aumenti

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«Ecco l’immagine perfetta per capire quanto l’amministrazione abbia a cuore la sua comunità e quanto il turismo». L’immagine perfetta, come l’hanno appunto definita i manifestanti che sono scesi oggi, primo marzo, in piazza per dire no ai rincari dei biglietti del bus proprio il giorno dell’entrata in vigore delle nuove tariffe del trasporto pubblico, è quella conclusiva del corteo, partito da piazza XX Settembre e arrivato fin quasi in piazza Maggiore: i manifestanti tutti in cerchio, con in mano lo striscione «biglietti del bus a 2.30 euro? No grazie» e bandiere in alto, alle loro spalle un City red bus a tallonarli per ottenere spazio di manovra. A maggior ragione, nessuno è arretrato di un passo, anzi, le circa 300 persone scese in strada hanno continuato a ribadire la propria contrarietà alla manovra di Palazzo d’Accursio che ha portato a un aumento del biglietto singolo di più del 50%, da 1,50 a 2,30 euro

I manifestanti: «Non Tper-doniamo»

«Non Tper-doniamo» è solo uno dei messaggi rivolti al sindaco Matteo Lepore e alla sua giunta, scritto su un cartello e andato a braccetto tutto il tempo con un maxi biglietto di cartone con la scritta «Bologna la città più cara d’Italia» sul retro. 
«Il rincaro dei biglietti va a colpire soprattutto le fasce più deboli della società – ha ribadito Riccardo Rinaldi di Potere al popolo e tra i promotori della protesta –: questo è inaccettabile, sia da un punto di vista sociale sia ecologico. Non a caso hanno aderito anche molte realtà ambientaliste, insieme a partiti politici e sindacati di base». 




















































Contro il caro bus e ticket sanitari

Ad accrescere l’amarezza dei partecipanti, il concomitante annuncio, da parte del presidente della Regione, Michele de Pascale, di un aumento delle tasse e dei ticket sanitari, come anche l’affermazione, da parte del primo cittadino, di un maggiore rincaro della corsa singola perché perlopiù destinata ai turisti: «Abbiamo provato a osservare in questi ultimi giorni chi effettivamente viaggia sui bus – ha aggiunto Rinaldi – e non abbiamo visto una prevalenza di turisti. Abbiamo invece visto molte persone che non possono permettersi un abbonamento, persone straniere, persone che arrivano dalla provincia e che magari non hanno bisogno di un abbonamento perché a Bologna non vengono quotidianamente». 
E poi, ancora: «Tutte queste persone saranno sempre più disincentivate a usare i mezzi pubblici e sempre più in difficoltà. È una misura che deprimerà la società e il territorio; è una scelta politica, perché c’è stato un periodo in cui gli autobus sono stati anche gratis». «Aumentano le tariffe e i ticket sanitari, ci restano soltanto le spese militari», hanno aggiunto in coro. 

Una città «sempre più elitaria»

Secondo i manifestanti, tra cui anche sigle studentesche e ambientaliste (ma anche i soci di Villa Paradiso e il Comitato Besta), tutto questo renderà Bologna una città «sempre più elitaria». Già lo è, in realtà, a loro avviso: a dimostrarlo, per esempio, «il diritto alla casa messo in discussione da un mercato degli affitti e immobiliare sempre più inaccessibile», ha aggiunto al microfono Federico Serra di Pap e candidato presidente alle passate elezioni regionali. 
A essere contestate, dunque, le ultime decisioni della giunta comunale e, contestualmente, le ragioni reali dietro il rincaro dei biglietti. Sul punto è tornato all’attacco Massimo Betti, portavoce di Sgb: «Sappiamo di essere di fronte a un enorme buco di bilancio – ha concluso –, ma su questo non c’è trasparenza. Noi chiediamo di sapere cosa sta succedendo in questo Comune: in mancanza di risposte continueremo la mobilitazione».

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