Guerra in Ucraina, il Re è nudo – ARGO – Cento occhi su Catania

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Gli eventi degli ultimi giorni, e in particolare il drammatico faccia a faccia tra Trump e Zelensky, hanno riportato alla ribalta la difficoltà di sciogliere il nodo della guerra in Ucraina.

Paradossalmente il presidente Usa si presenta oggi come colui che può chiudere il conflitto, ma chiede in cambio mano libera nello sfruttamento delle risorse del paese che i suoi predecessori hanno generosamente finanziato.

Con la brutalità che caratterizza il suo linguaggio, Trump dichiara eplicitamente che l’interesse economico statunitense sta alla base delle sue scelte politiche, senza ammantarle delle giustificazioni moralistiche utilizzate dai suoi precedessori, come l’esportazione o la difesa della democrazia.

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Qualche giorno fa, a Catania, si è parlato di guerra e in particolare di Ucraina, alla Camera del Lavoro, in occasione della presentazione della campagna nazionale “Centomila no alle guerre”, a cura dell’associazione “Il coraggio della pace”.

All’evento è stato invitato l’ex magistrato ed ex senatore della Repubblica Domenico Gallo, che da tempo sostiene con fermezza – anche se non la pacatezza che lo contraddistingue – una sua lettura di questa guerra.

Sulla base della ricostruzione storica dei rapporti esistenti tra Usa e Unione Sovietica (sostituita poi dalla Federazione Russa), e dell’evoluzione subita dalla Nato, Gallo individua come momento di svolta la decisione dell’amministrazione Clinton di rilanciare – infrangendo la promessa fatta a Gorbaciov – la Nato nei paesi dell’Est europeo.

Da allora gli eventi sono precipitati fino all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che Gallo considera un enorme errore politico oltre che una violazione del diritto internazionale.

Nell’introdurre la discussione Luca Cangemi, come scrive Pinella Leocata, ha sottolineato che con le dichiarazioni di Trump si è determinato “un terremoto politico all’interno del quale precipita anche la crisi italiana con la posizione del Presidente Mattarella grave dal punto di vista storico e politico”, ma anche la possibilità di ottenere quantomeno un cessate il fuoco.

Paradossalmente, l’Unione Europea, all’interno della quale è prevalso il partito unico della guerra, guarda a questa prospettiva con sgomento e terrore, come se il numero dei morti, di una guerra che ricorda i conflitti del passato, e in particolare il primo conflitto mondiale, non avesse ampiamente superato anche le più negative delle previsioni.

La guerra non sarebbe dovuta scoppiare, ricorda Gallo, “perché è la questione dell’allargamento della Nato all’Ucraina che ha costituito il casus belli, come riconosciuto dallo stesso Segretario generale della Nato. Infatti, nel corso di una audizione al Parlamento europeo, il 7 settembre 2023, Stoltenberg, ha ammesso che la Russia voleva trattare, precisando che il blocco di ogni ulteriore allargamento della Nato ‘era una condizione preliminare per non invadere l’Ucraina’. Ebbene, pur di poter piantare la bandierina della Nato in Ucraina, gli Usa e gli stolti leader europei, hanno preferito la guerra al negoziato e se ne sono pure vantati”.

Nella convinzione che la Russia non avesse né la forza militare, né quella economica (grazie anche alle sanzioni europee) per sostenere un lungo conflitto, nel quale, peraltro, anche gli ucraini hanno mandato al massacro la propria gioventù.

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Conseguentemente, in tante risoluzioni del Parlamento Europeo si è costantemente ribadito che i confini ucraini avrebbero dovuto comprendere Crimea e Donbass e che per ottenere questo obiettivo era necessaria una fornitura costante di armi, sottraendo, inoltre, ingenti somme alle spese sociali e contribuendo alla crisi economica della stessa Unione, costretta -tra l’altro – a sostituire il gas russo con quello americano che costa quattro volte di più.

Nel frattempo, quasi tutti i mezzi di comuncazione denunciavano come putiniani tutti coloro che si opponevano alla guerra, e prospettavano l’esistenza di una minaccia russa che solo la Nato poteva contrastare, altrimenti ‘i russi sarebbero arrivati sino in Portogallo’…

Non sorprende, quindi, che le ultime prese di posizione degli Usa abbiamo decisamente spiazzato gli europei. “Il 12 febbraio – ha sottolineato Gallo – Hegseth ha rovesciato i dogmi che hanno guidato fin qui il partito unico della guerra con due osservazioni fulminanti. Primo: ‘Dobbiamo iniziare a riconoscere che il ritorno ai confini dell’Ucraina precedenti il 2014 è un obiettivo irrealistico’. Secondo: ‘Gli Stati Uniti non credono che l’adesione alla Nato per l’Ucraina sia un risultato realistico di una soluzione negoziata”.

Si è così finalmente aperta, nonostante l’opposizione dell’Unione Europea, la strada del negoziato che, ricordiamo, era stata esclusa per legge da Zelensky. Un percorso iniziato dopo centinaia di migliaia di morti, nonostante già nel novembre del 2022 “il gen. Mark Milley, aveva considerato che ‘nessuna delle due parti, né Ucraina né Russia, era in grado di vincere la guerra’ e aveva ammonito che, ‘il conflitto poteva concludersi soltanto attraverso un tavolo negoziale”.

Secondo Gallo “Le parole del Segretario alla Difesa americano, non ci dicono nulla che non sapessimo già ma svelano l’inganno costruito dai camerieri della Nato ai vertici delle Nazioni europee e dell’Unione europea e ci rivelano l’indecenza e la disonestà di una politica fondata sul miraggio di una vittoria promessa, che tutti sapevano irrealizzabile. Il Re è nudo”.

Anche per questo bisogna mobilitare l’opinione pubblica, in maggioranza favorevole alla fine del conflitto, a fronte di un Parlamento italiano quasi all’unisono per la guerra, perché, coerentemente con la nostra Costituzione, si ponga fine alla demonizzazione del ‘nemico’ e si avvii un percorso di pace.

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