Il 20 marzo 2025, esattamente alle ore 10:01, cadrà l’Equinizio di Primavera e terminerà l’inverno astronomico, vediamo nel dettaglio cosa è e cosa succede
Il 20 marzo 2025, dopo una lunga stagione invernale, l’inverno lascerà il passo alla primavera astronomica, in quanto sarà finalmente il cambio stagionale e il momento in cui tra emisfero Nord ed Emisfero Sud non ci sono differenze di ore di luce e ore di buio, esattamente 12 ore di luce solare e 12 ore di assenza di luce solare.
Ecco il perché gli equinozi, aldilà del cambio stagionale e del passaggio dall’inverno alla primavera (equinozio di primavera) o il passaggio da estate a autunno (equinozio d’autunno) sono così importanti, ed il perché c’è una differenza sostanziale con le stagioni meteorologiche. Non è che se il 20 marzo 2025 farà freddo, con neve a bassa quota e maltempo diffuso, allora “l’equinozio è saltato”. Perché, ribadiamo, gli equinozi sono fenomeni astronomici, che non hanno impatti sull’andamento meteorologico, quantomeno non delimitano una distinzione precisa: infatti, il passaggio da una stagione con meno ore di luce, come quella invernale, a una in cui (dopo l’equinozio di primavera) le ore di luce iniziano ad essere superiori a quelle di buio, influisce certamente sull’andamento termico e sulla probabilità di fare valori massimi più elevati, essendoci più tempo per le temperature di salire. Ma in questo articolo, stiamo cercando di analizzare il fenomeno prettamente dal lato astronomico.
La differenza tra i due solstizi l’abbiamo capita: negli equinozi, che appunto sono 2 volte l’anno, c’è una parità di ore di luce e buio in ogni zona della Terra – attenzione, ci sono sempre delle differenze a causa del fenomeno della rifrazione, strettamente correlato alla definizione di alba e tramonto, possono esserci differenze- indipendentemente dalla latitudine, mentre nei solstizi, la differenza di ore di luce (minima nel caso del solstizio invernale, massima nel caso del solstizio d’estate) è ovviamente contrapposta tra i due emisferi, con la piccola differenza che più si sale/scende di latitidine, più lo spread tra ore di luce e buio aumenta man mano che ci si avvicina agli antipodi dei due emisferi. Occorre ovviamente ribadire che le stagioni sono invertite tra i due emisferi: quando da noi è inverno, nell’emisfero australe è estate, quando da noi è autunno, da loro è primavera ecc…
Ma allora cosa significa equinozio dal punto di vista scientifico? In pratica, nessuno dei due emisferi terrestri è inclinato verso il Sole, che appare perfettamente perpendicolare all’equatore: è questo il motivo per cui i due emisferi ricevono, solo nelle date dell’equinozio, la stessa quantità di luce dal Sole. Già dal giorno seguente, uno dei due emisferi tenderà a inclinarsi poco a poco verso il Sole, così facendo le ore di luce potrebbero diventare 12 ore e 10 minuti, poi 12 ore e 20 minuti ecc…fino ad arrivare il momento del solstizio, in cui ovviamente il Polo Nord riceve 24h di luce solare, mentre all’equatore non cambia nulla, 12 ore di luce sono e 12 resteranno. Scendendo invece nell’altro emisfero, fenomeno opposto, con sempre meno minuti di luce solare man mano che l’emisfero australe si inclina, per forze di cose, dal lato opposto del Sole. Il fenomno è lo stesso, ma a parti invertite, nel solstizio successivo, in cui sarà l’emisfero australe ad essere inclinato verso il Sole, e quello boreale sul lato meno “affacciato” al Sole.
Sono tantissime le celebrazioni nel mondo a ridosso dell’equinozio di primavera, la data che segna grossomodo la fine dell’inverno meteorologico, certamente di quello astronomico, ma sono tante le festività del mondo antico di cui ancora oggi si hanno traccia: i greci festeggiavano le Adonìe, feste della Resurrezione di Adone, il famoso belloccio greco ucciso da un cinghiale. Sempre tra gli ellenici, si festeggiavano i Misteri Eleusini, antichi riti religiosi in onore di Demetra e di sua figlia Perefone (celebrazioni in entrambi i solstizi), una festa della morte e della risurrezione. Per i cristiani, e questo è ovviamente importante anche per noi ai giorni nostri, il giorno di Pasqua viene ancora calcolato la prima domenica dopo la prima Luna Piena a seguito dell’equinozio di Primavera (può essere anche il giorno stesso). Ne consegue che il giorno di Pasqua può cadere fra 21 marzo e 25 aprile, ne prima ne dopo. Nell’antica Roma, il giorno dell’equinozio concideva con l’apice dei festeggiamenti della Festa di Cibele, che durava 2 settimane, una festa che celebrava il mito della morte e della risurrezione. Sempre attualmente, l’equinozio di Primavera concide con il Nowruz, la festività di fine anno per il popolo curdo, che attualmente vive tra Iraq (in buone condizioni e stabilità), Iran (in condizioni discrete e relativa stabilità), Siria (in condizioni di perenne instabilità, in peggioramento) e Turch1@ (dove si registrano le situazioni più difficili per i curdi).
A tutto questo bisogna anche aggiungere che luoghi come la Sfinge alCairp, il Tempio del Sole di KuKulKan, la famosa Stonehenge in Inghilterra e posti meno noti come Prano Mutteddu (Sardegna) o Glastonbury sono stati edificati proprio per segnalare il passaggio del meridiano terrestre, il punto dove si incontra l’ellittica e il meridiano terrestre. In merito proprio agli egizi, forse la popolazione antica che più di ogni altra, migliaia di anni fa, studiava il cielo e l’astronomia, in occasione dell’equinozio di primavera si festeggiava Iside, dea della fertilità e della maternità, proprio perché da quel momento in poi iniziava la stagione agricola lungo il fiume Nilo.
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