Aziende benefit: direzione sostenibilità, nonostante tutto

Le voci che arrivano anche dalla Commissione europea in tema di obblighi ambientali spiazzano (anche se ci sono realtà che plaudono), ma le Società Benefit rimangono ben agganciate a obiettivi non opportunistici e ne traggono vigore. Sia economico che sociale. Ne parliamo con l’onorevole Mauro Del Barba

È una sorta di liberi tutti quella che in molti leggono e commentano in merito alle proposte della Commissione europea in tema di gestione Sostenibile delle imprese.

Di fatto le parole di Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione sono chiare così come riportate dal Sole24Ore di giovedì 27 febbraio (articolo a firma di Beda Romano).

“Stiamo liberando circa l’ottanta percento delle aziende dagli obblighi di rendicontazione onerosi previsti dal Csrd” ha detto il commissario all’economia.

Ma c’è una fetta di imprese italiane che non la pensa così. Sono quelle già pronte e allineate a un buona conduzione dell’azienda. E molte di queste sono società benefit.

Aziende in buona salute, come una recente ricerca mostra, con un dato su tutto: la crescita del fatturato delle società Benefit è pari al +26% contro il +15,4% per le non-benefit (2021-2023, valore mediano).

Stanno meglio e assumono di più: il 62% di Società Benefit che ha incrementato il numero di addetti rispetto al campione di confronto che si ferma al 43%. Dunque, impegnarsi sia a livello ambientale sia sociale ripaga.

Per commentare la situazione abbiamo chiesto all’onorevole Mauro del Barba, promotore da sempre delle Benefit, di rispondere a qualche nostra sollecitazione.

Del Barba rimane convinto che “non sia la semplice tecnica, ovviamente necessaria, quella che fa vincere le sfide del cambiamento, ma la comprensione, la convinzione e l’autenticità con le quali un’impresa si getta in queste dinamiche. E le Società Benefit esprimono una vocazione e una scelta irreversibile per la sostenibilità.

Questo non significa che essere Società Benefit sia la garanzia di un traguardo raggiunto: anche loro devono passare attraverso le scelte difficili e sfidanti del cambiamento. Ma significa avere la garanzia di un percorso iniziato senza esitazione“.

Ma torniamo ai dati italiani espressi dalla ricerca: che cosa dimostrano in sostanza?

L’elemento più importante di questa ricerca è che sfata una volta per tutte questa falsa credenza, confermando quello che noi ben sappiamo fin dal principio: una Società Benefit, ovvero una impresa for profit che assuma pienamente la responsabilità sociale e ambientale incorporandola giuridicamente nel proprio statuto e rendendole scopo sociale, non per questo diminuisce il suo profitto e gli altri indicatori di competitività, ma al contrario li rafforza.

Chiarito e dimostrato questo aspetto, non vorremmo però cadere nell’errore opposto, ovvero limitare il valore e il compito delle Società Benefit a questa positiva conseguenza.

Le Società Benefit, scelta compiuta da un numero crescente di imprenditori non solo in Italia, voglio essere le società del futuro, capaci di produrre ricchezza in modo classico, ma tese a coltivare in egual misura benefici comuni che sentono propri e non vengono più considerati come il compito di altri.

Vista in questo modo si può forse meglio comprendere perché la Società Benefit sia da intendere come la cellula che va a trasformare, o intende farlo, il paradigma del modello di sviluppo economico.

Si capisce benissimo, allora, che la sfida è ben più ambiziosa e l’asticella va spostata di molto in alto. Bene questo risultato, sarà importante per far comprendere meglio il valore delle SB, ma se ci accontentassimo non avremmo capito nulla della rivoluzione che questi imprenditori stanno portando avanti misurandosi volontariamente con una norma che in Italia, primo stato sovrano al mondo, abbiamo dal 2016.

Società Benefit ed Esg: avete intenzione di facilitare il percorso?

Le Società Benefit sono dal primo giorno l’elemento di facilitazione del percorso. Dal mio punto di vista rappresentano la risposta più strategica e incisiva in grado di cambiare il paradigma del modello di sviluppo in senso sostenibile.

Anche del punto di vista pratico abbiamo riscontrato che per quanto riguarda gli obiettivi Esg, siano essi di mercato in campo finanziario piuttosto che sanciti dal regolatore, come il caso della Csrd, le Società Benefit si presentano a questi appuntamenti ben allenate.

Gli strumenti che la finanza o le istituzioni calano nel contesto di mercato sono mutevoli: le Società Benefit come tutte le imprese devono investire per potersi adattare, ma è indubbio che portano in sè l’attitudine per farlo prima e meglio delle altre, in ragione della loro natura.

Quello che con AssoBenefit cerchiamo di fare è prima di tutto aiutare le Società Benefit ad avanzare lungo questo percorso credendo nel proprio protagonismo e mettendo a fattor comune le esperienze positive e soprattutto estrarre valore da queste esperienze affinchè chi ancora non ha fatto questa scelta la possa comprendere e la abbracci con convinzione.

L’obiettivo finale non è semplicemente quello di rendere qualche impresa migliore: l’obiettivo finale è quello di cambiare il paradigma del mercato, partendo dalla forza delle imprese italiane, troppo spesso sacrificata e dimenticata.

Tra i lettori c’è ancora la necessità di fare chiarezza in tema di differenze che intercorrono tra Società Benefit e B Corp, troppa confusione intorno ai due termini… ci può aiutare a fare chiarezza?

Ci sono ragioni storiche per questa confusione che, per un certo tempo, è anche stata necessaria, quando sullo scenario nazionale e mondiale l’unica vera possibilità per un’azienda di migliorarsi e misurarsi in termini di sostenibilità erano solamente la certificazione B Corp e/o la qualifica giuridica di Società Benefit (o Benefit Corporation negli Usa).

Le due cose peraltro erano e rimangono complementari tra di loro, pur essendo completamente e concettualmente molto diverse. Anzitutto, come già detto, B Corp è una certificazione, ovvero misura un risultato (in un determinato momento, come una annualità) raggiunto da un’azienda secondo una precisa metrica, quella offerta da B-Lab con il Bia.

È dunque uno strumento, di mercato, che consente di misurarsi e nell’ottica con cui è costruito, di migliorarsi. Società Benefit invece è una qualifica giuridica che un’impresa italiana può volontariamente assumere, cambiando da quel momento e per sempre la sua “identità” e assumendo l’impegno giuridico (obbligo) di perseguire, oltre al profitto, un duplice scopo detto di “beneficio comune sociale e/o ambientale“.

Tra i numerosi cambiamenti che questa qualifica comporta nella governance vi è pure l’obbligo di produrre una relazione annuale e una valutazione di impatto.

Quest’ultimo aspetto rappresenta il punto di contatto tra le due entità, in quanto la valutazione di impatto, che appunto è la misura di quale impatto ho prodotto in una annualità, può essere compiuta, secondo la legge istitutiva delle Società Benefit, anche utilizzando il Bia ovvero conseguendo la certificazione  B Corp (aspetto che rimane una scelta “di mercato” della singola Società Benefit).

Peraltro, la Società Benefit potrebbe voler alternare le metriche che utilizza per misurare il proprio impatto negli anni o addirittura ritenere di utilizzarne più di una se ritenesse opportuno farlo.

Quello che resterebbe immutato negli anni sarebbe la nuova identità giuridica che vincola gli amministratori a bilanciare lo scopo del profitto con quello del raggiungimento dei benefici comuni, bilanciamento che come abbiamo visto non significa affatto riduzione.