Cocktail da sballo con benzodiazepina o codeina, massima attenzione su ricette false

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Roma, 28 febbraio – La morte di un diciottenne di Porto Torres a seguito dell’assunzione di un mix letale di psicofarmaci, alcol e droghe ha spinto la madre a presentare un esposto in Procura per denunciare la facilità con la quale è possibile aggirare il sistema di garanzia rappresentato dalla prescrizione medica. La donna ha spiegato che le ricette esibite da suo figlio in farmacia per procurarsi i farmaci che poi hanno concorso a provocarne la morte le stampava il ragazzo stesso dopo averle riprodotte al computer e siglate con firme false di medici e timbri riprodotti con programmi grafici. Documenti di prescrizione falsi, insomma, ma in tutto e per tutto simili a ricette originali e dunque in grado di ingannare il farmacista al momento della spedizione, soprattutto nei momenti di maggiore affollamento dell’esercizio, quando essere veloci nel servizio diventa quasi un imperativo.

Il caso ha ovviamente fatto molto rumore sulla stampa locale (ma non solo, se ne sono occupati anche i Tg Sky), riaccendendo i riflettori sulla diffusione dell’abuso di farmaci per uso ricreativo tra gli adolescenti e, inevitabilmente, anche sul problema della falsificazione delle ricette. E bene ha fatto l’Ordine dei farmacisti di Sassari a intervenire prontamente, con una circolare agli iscritti che mette in guardia contro il fenomeno e fornisce indicazioni pratiche per contrastarlo, a  partire dalle modalità di verifica dell’autenticità delle ricette, in particolare quando riferite a farmaci a rischio abuso come ad esempio le benzodiazepine.

Marco Mignano, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Sassari, spiega che le possibilità offerte dalle moderne tecnologie finiscono per diventare un prezioso alleato per chiunque voglia falsificare una ricetta, che può consultare su internet e nel deep web le istruzioni per farlo, seguendo passo passo le istruzioni come in un tutorial. Diventa dunque fondamentale alzare al massimo il livello dell’attenzione in farmacia, valutando ogni segnale – anche il più apparentemente labile – che possa generare sospetto. Il presidente dell’Ordine sassarese, al riguardo, ha ricordato al quotidiano La Nuova Sardegna un’esperienza occorsagli a Ittiri, il paese  del Logudoro dove esercita e dove un giovane ha provato a spedire qualche tempo fa una ricetta per Rivotril, una benzodiazepina peraltro a bassissimo costo, ricetta sulle prime passata inosservata. Ma a un controllo più attento, con un esame in controluce del documento, Mignano ha potuto notare che il timbro non era apposto a mano, ma stampato, Da lì a sospettare che la ricetta fosse stata riprodotta con una stampante il passo è stato breve, con la conseguente decisione di rifiutare la dispensazione del farmaco,  trattenere il documento e segnalare l’accaduto. Il farmacista ha raccontato al quotidiano sassarese il seguito della vicenda: “Il ragazzo aveva preso una ricetta di un parente, l’aveva passata allo scanner, poi modificando l’immagine con un programma di foto-ritocco come Photoshop aveva cancellato il testo originale per sostituirlo con la richiesta di Rivotril. Se non avessi fatto la prova in controluce, non mi sarei accorto di nulla“.

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Il problema degli adolescenti che cercano lo “sballo” è anche favorito – ricorda Mignano . dalla ricca disponibilità di farmaci che i ragazzi possono trovare nell’armadietto di casa. Il presidente dei farmacisti sassaresi ne parla ricorrendo ancora una volta all’esperienza personale: “A Ittiri dal primo gennaio ho venduto 82 confezioni di Rivotril. Il costo è di 1 euro e 81, quindi parliamo di larghissimo consumo e prezzi accessibili a tutti. Immaginiamo quale può essere la diffusione in una città come Sassari o Cagliari” osserva il presidente dell’Ordine di Sassari. È possibile drogarsi, insomma, spendendo pochi spicci: una ricerca americana di qualche anno fa aveva dimostrato che bere bevande energetiche ad alto contenuto di caffeina insieme ad alcolici può innescare cambiamenti nel cervello degli adolescenti simili a quelli provocati dall’assunzione di cocaina. Se ai primi due ingredienti si aggiunge anche una benzodiazepina, gli effetti diventano simili a quelli dell’eroina. Non meraviglia, dunque, la fascinazione degli adolescenti per questo “sballo” a basso costo che si presenta in veste invitante, un bibitone leggero e frizzante apparentemente innocuo che innocuo però non è, anche se non se ne ha percezione. Ma le variazioni sul tema “droga fai da te” con quel che si rimedia in casa e al bar sono tante, a partire dai cocktail noto come purple drank a base di sciroppo per la tosse con codeina, bevanda gasata alla caffeina, alcol. zucchero e magari qualche caramella gommosa a completare il tutto: una miscela allegra e gradevole, dove zucchero e gas della bibita favoriscono l’assorbimento della codeina, aumentandone la rapidità e l’intensità dell’effetto, che è quello di una piccola bomba sedativa, dagli effetti rilassanti e inebrianti, ma soprattutto pericolosi. Difficile trovare un adolescente che non  conosca questa mistura fai da te (a prescindere che l’abbia provata o meno), ma altrettanto difficile, purtroppo, trovarne uno che abbia una percezione appena sufficiente del fatto che si tratta di una droga dagli effetti molto dannosi che può dare dipendenza.

I giovani infatti sembrano non percepire i rischi associati a queste pratiche e non si considerano tossicodipendenti, perché non associano l’uso di questi farmaci a una dipendenza vera e propria. In realtà, sia le benzodiazepine che la codeina possono portare a tolleranza e dipendenza nel tempo: non è certo un caso se, in ambito psichiatrico, si tende a prescriverli per periodi medio-brevi, secondo linee guida internazionali.

Sempre su La Nuova Sardegna ne parla  Paolo Milia, responsabile del Serd di Sassari (nella foto), che guarda il fenomeno con preoccupazione: “L’uso improprio di farmaci legali a scopo ricreativo è sempre più diffuso”  spiega. “Si tratta di medicinali che, pur nonessendo stati sviluppati per produrre effetti psicoattivi, contengono principi attivi che possono indurre uno stato di alterazione mentale se assunti in modi o dosaggi non appropriati. Questa pratica, nota come ‘diversione del farmaco’”, è facilitata dalla comune reperibilità di queste sostanze e dai tutorial consultabili su internet che forniscono menù, dosaggi e principi attivi”.

Milia torna sulle benzodiazepine, farmaci ansiolitici tra i più prescritti al mondo, i cui principali prescrittori sono i mmg,  circostanza chefa sì che nellamaggior parte delle famiglie è possibile trovare almeno una confezione di farmaci come Tavor (lorazepam), Rivotril (clonazepam) o Minias (lormetazepam), spesso utilizzati per trattare disturbi del sonno o ansia. Si tratta di medicinali che assunti correttamente, sotto controllo medico e nei dosaggi appropriati, sono relativamente sicuri e non vanno dunque in alcun modo  demonizzati.  Il problema, ribadisce Milia, è il loro uso improprio, in particolare quando in combinazione con alcol, “che amplifica gli effetti sedativi e può portare a conseguenze gravi, fino alla depressione respiratoria e al rischio di overdose” spiega l’esperto con particolare riferimento al lormetazepam.

Il fenomeno è sempre più diffuso e si registrano casi e segnalazioni in tutta Italia, con numeri crescenti di 14-16enni che “si sballano” con il purple drank o altre misture. Fondamentale, dunque, rafforzare l’attenzione e i controlli sulle ricette in farmacia, anche alla luce dei frequenti casi di ricettari e timbri rubati ai medici: il ruolo di garanzia del farmacista – peraltro emerso in moltissimi casi di cronaca, dove sono stati proprio i farmacisti, in diverse zone d’Italia, a insospettirsi di fronte a situazioni poco chiare e ad allertare subito le forze dell’Ordine – è assolutamente decisivo per concorrere a contrastare un fenomeno dai potenziali effetti devastanti per la “meglio gioventù” del nostro Paese. Fenomeno che, in ogni caso.  deve essere affrontato soprattutto e in primo luogo sul terreno educativo e dell’informazione.

 

 



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