“Volley contro il Femminicidio”: sport e solidarietà uniti contro la violenza di genere

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L’evento si è svolto presso il PalaPrometeo di Ancona

Si è svolto con grande successo l’evento benefico Volley contro il femminicidio“, organizzato dal Comune di Ancona, dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Marche e dal comitato cittadino della Croce Rossa per sensibilizzare il pubblico sul tema della violenza di genere e del femminicidio. L’iniziativa ha visto sfidarsi in un match di volley gli “Angeli della Croce Rossa” di Ancona e gli “Angeli della TV“.

L’incontro si è svolto presso il Pala Prometeo di Ancona e ha visto la partecipazione di numerosi studenti delle scuole cittadine, che hanno avuto l’opportunità di assistere dal vivo a una partita di grande valore non solo sportivo, ma anche sociale. L’iniziativa è stata un grande momento di aggregazione e riflessione, in cui lo sport ha avuto un ruolo fondamentale nel trasmettere un messaggio forte e chiaro contro il femminicidio.

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Tra le personalità presenti all’evento, Sandra Amato, membro della Commissione regionale Pari Opportunità, da sempre impegnata nella tutela delle vittime di violenza in tutte le sue forme. Le abbiamo rivolto alcune domande sul tema.Sandra Amato

Quali sono, secondo lei, le cause principali che rendono difficile arginare il fenomeno dei femminicidi?

“La questione è complessa e una semplice risposta non può esaurire l’argomento, poiché è necessario considerare ed analizzare diversi fattori. Per arginare il fenomeno occorrono leggi più severe ma anche azioni preventive e attività di sensibilizzazione volte a promuovere una cultura del rispetto, contrastando quegli stereotipi che alimentano le discriminazioni di genere.”

Quale ruolo giocano le diseguaglianze sociali ed economiche, la cultura e il sistema educativo nella diffusione della violenza di genere?

“I fattori che influenzano la violenza di genere, come le diseguaglianze sociali ed economiche, la cultura e le carenze nei metodi educativi, devono essere affrontati con campagne di sensibilizzazione e informazione che partano proprio dalle scuole. L’educazione al rispetto e alla parità deve essere integrata nei percorsi formativi fin dall’infanzia.”

Quanto è importante la formazione degli operatori che si trovano ad accogliere le vittime di violenza?

“Fondamentale è anche la formazione del personale che accoglie la vittima, sia le forze dell’ordine che il personale sanitario, affinché si sappia intercettare adeguatamente i segnali di violenza e attivare tempestivamente la procedura di protezione. Un primo contatto adeguato può fare la differenza tra una denuncia portata avanti o una ritirata per paura o sfiducia.”

La legge 19 luglio 2019, n. 69 (nota come “Codice Rosso”) ha migliorato la tutela delle vittime?

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“Nonostante il c.d. ‘Codice Rosso’ e le norme emanate successivamente, il fenomeno non arretra. Molte donne ancora non denunciano e, se decidono di procedere, non si sentono tutelate adeguatamente, perché diverse volte non credute e lasciate sole. Motivo per cui è necessario incrementare i servizi di supporto psicologico e legale, ma anche pensare a seri percorsi di reinserimento lavorativo per garantire l’indipendenza economica. Occorre puntare sulla tempestività degli interventi da parte delle forze dell’ordine e sull’adozione di misure urgenti ed efficaci da parte dell’autorità giudiziaria. Quindi, sebbene le normative siano fondamentali, la lotta contro la violenza sulle donne richiede un impegno a livello educativo, sociale e culturale. Solo un approccio che includa tutti questi aspetti può contribuire a ridurre in modo significativo il fenomeno.”

Ritiene che l’eliminazione del patriarcato possa risolvere il problema della violenza sulle donne?

“Il patriarcato viene definito come il controllo esclusivo dell’autorità domestica, pubblica e politica da parte del maschio più anziano del gruppo; adattato ai tempi moderni, viene riferito a un sistema sociale in cui il potere è detenuto esclusivamente da uomini adulti, condizione non comune nei sistemi occidentali. Non mi sento di asserire con certezza che il patriarcato sia l’origine di tutte le forme di violenza ma, piuttosto, lo è, a detta degli esperti del settore, una personalità narcisistica e manipolatrice unita a un’indole aggressiva, il considerare l’altro non la persona da amare ma un oggetto da possedere, la difficoltà a gestire le proprie frustrazioni, la gelosia ossessiva, la carenza di relazioni umane e altro ancora. L’origine del male e delle sue manifestazioni andrebbe valutata caso per caso e attribuirlo al solo patriarcato mi sembra troppo semplicistico e si presta a pericolose generalizzazioni.”

L’evento “Volley contro il femminicidio” ha dimostrato ancora una volta quanto sia fondamentale il ruolo dello sport e della comunità nel diffondere messaggi di rispetto e consapevolezza. Il percorso è ancora lungo, ma iniziative come questa rappresentano passi importanti nella lotta contro la violenza di genere.



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