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«Sono solo canzonette» segna una prima volta in Italia. L’AI Act dell’Unione Europea prescrive di etichettare tutte le immagini generate con l’Intelligenza artificiale ma in Italia la legge non è ancora stata recepita. Avvisare i telespettatori sarebbe stato più corretto, non trattandosi di fiction
Si chiamano in gergo video «b-roll», cioè scene di secondaria importanza usate per arricchire il racconto principale. Nel documentario Sono solo canzonette sulla vita del cantautore Edoardo Bennato, andato in onda il 19 febbraio sera su Rai 1, com’è normale che sia, ce ne sono tante. Questa volta, però, tali scene sono state generate con l’Intelligenza artificiale e di questo non sono stati avvisati i quasi 2 milioni di telespettatori che erano davanti al televisore.
Scelta, quella di inserire contenuti creati con AI, probabilmente presa per sopperire alla mancanza di documentazione visiva in archivio. E così, Sono solo canzonette diventa il primo documentario italiano a usare l’AI generativa. Non segnalare con un’apposita etichetta quali siano le immagini «finte» è però una scelta eticamente scorretta perché non consente ai cittadini di distinguere tra immagini vere e immagini false, tra realtà e finzione.
In attesa che venga recepito con una legge nazionale l’AI Act europeo, che prescrive di inserire un avviso in tutte le immagini generate con AI (pensiamo a questo proposito anche allo standard C2pa), la decisione è una questione solo deontologica. Nessun illecito quindi per Rai Documentari e Daimon Film, che hanno presentato la testimonianza sull’autore de L’isola che non c’è, disponibile anche su Raiplay.
L’AI ricostruisce la storia italiana
Tra scene di concerti di Bennato e interviste a musicisti che hanno lavorato con lui come Jovanotti e Max Pezzali, fanno capolino nel documentario questi b-roll. Dopo 6 minuti di girato compare la prima scena generata da intelligenza artificiale: una fotografia d’infanzia di Bennato. Come per la maggior parte degli omologhi seguenti, questi video sono in bianco e nero e servono per ricostruire il passato. A volte vedono come protagonisti dei personaggi «cartoonati», più spesso, invece, la tecnica usata è quella realistica.
In alcuni casi, però, non riguardano solo la vita del cantautore di Bagnoli, ma episodi della storia italiana. Come il fenomeno dell’«autoriduzione» del 1977, quando giovani legati a movimenti extraparlamentari che rivendicavano il diritto all’accesso gratuito alla cultura, forzavano gli ingressi ai concerti non pagando il biglietto, rimanendo a volte coinvolti in scontri con le forze dell’ordine. Un esempio di video realizzato con AI nel documentario su Bennato è proprio una di queste colluttazioni.
Un altro esempio? È il settembre del ’77, c’è il festival dell’Unità a Modena. Il segretario del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer entra nei camerini del concerto organizzato per l’occasione, dove suona anche Bennato. E così, al minuto 44:12, compare in video il volto di Berlinguer, ricostruito probabilmente a partire da una fotografia reale. L’uomo sta salutando la folla, alzando la mano. O ancora: ci sono frame con giovani che ballano e cantano ai concerti: non sono reali, e molti telespettatori potrebbero non essersene accorti.
Documentari e fiction
La produzione, presentando il documentario, aveva segnalato la presenza di contenuti generati con AI, come alcune testate hanno segnalato in articoli pubblicati prima della messa in onda. Ma questo avviso non è stato trasmesso ai fruitori del contenuto né nei titoli di testa, né nei titoli di coda. In questi ultimi si può solo leggere un ringraziamento al Centro di supercalcolo del CINECA di Bologna.
I documentari già da tempo fanno uso di illustrazioni e grafiche computerizzate. Queste possono servire, per esempio, per contenuti per i quali manca per forza di cosa una documentazione visiva: pensiamo a un lavoro sugli antichi romani o sui dinosauri. L’AI è un passo oltre ed è già sbarcata anche nelle fiction dove però le produzioni non hanno l’obbligo di dichiarare come hanno realizzato un’immagine. Pensiamo al ringiovanimento di Tom Hanks in Here.
Tra l’altro la Rai ha già fatto uso di Intelligenza artificiale quando è stata usata la voce dell’ex governatore della Liguria Giovanni Toti per leggere la sua lettera di dimissioni dalla carica di presidente regionale. In quel caso, la redazione del Tg1 aveva però segnalato sia sui social sia all’interno del servizio di essersi avvalsa di questo strumento.
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