Nancy Dell’Olio denuncia Emiliano: «Io raggirata sul contratto, da lui promesse tradite e mai scuse. Eppure per me bloccò un ristorante»

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di
Michele Pennetti

Aveva ricevuto un incarico come ambasciatrice della Puglia nel mondo, ma il contratto non è stato rinnovato. Le riunioni al bar e nel circolo esclusivo

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Avvocata Nancy Dell’Olio, perché ha denunciato e porterà in tribunale la Regione Puglia e il suo presidente, Michele Emiliano, dopo esserne stata a lungo ambasciatrice nel mondo?
«È una storia complessa, da dove cominciamo?».

Dal mancato rinnovo del contratto?
«Dopo varie proroghe semestrali, per un anno e mezzo ho lavorato aspettando che il bando venisse in qualche modo riproposto e l’accordo formalizzato. Vai avanti, mi dicevano. E io andavo avanti, nell’interesse della Puglia. Mi hanno presa in giro. C’è stata malafede».




















































Circa un anno fa, attraverso l’avvocato Enzo Augusto, inviò a Emiliano e alla Regione una lettera di diffida. Che risposta ha ricevuto?
«Nessuna. Ho preferito poi affidare la questione ad un importante studio legale di Milano».

Lei vive da oltre venti anni a Londra, tornava nella sua Bisceglie poche volte all’anno solo per salutare i suoi genitori. Come nasce il suo legame recente con la Puglia?
«Nel 2018 sir Rocco Forte, per ampliare la sua rete alberghiera, decise di scommettere sulla Puglia. E mi chiese di lavorare ad un’operazione che conducemmo a termine: l’acquisto della masseria Torre Maizza, a Savelletri. Contattai uno storico amico della mia famiglia, il senatore pd Francesco Boccia, affinché mi presentasse Michele Emiliano che all’epoca conoscevo solo di fama. Volevo allacciare un filo diretto con il governatore, spiegargli il compito che mi era stato affidato, accennargli al nome di prestigio che stavo portando in Puglia. Nella cerimonia inaugurale della nuova Torre Maizza nel 2019 l’endorsement di sir Rocco Forte fu esplicito: “Sono in Puglia grazie a Nancy Dell’Olio”».

Quando e dove avvenne il primo incontro con Emiliano?
«Ottobre del 2018, a Bari. L’incontro fu buffo, in un bar. Poi compresi che l’unica perplessa ero io, perché Emiliano solitamente incontrava le persone per lavoro al bar, e in particolare in quel bar all’esterno del Petruzzelli».

Fu un appuntamento propizio?
«Ci scambiammo qualche battuta, nulla di concreto. Emiliano capì che occorreva riaggiornarsi e mi chiese: quando riparte, avvocata? Gli risposi: tra due giorni. Allora mi propose di discuterne a cena, la sera successiva. La cosa non mi spaventò, trovai tutto normale. Nella mia vita ho fatto centinaia di cene di lavoro, il governatore sarebbe stato certamente più libero».

Dove vi vedeste?
«All’Hotel delle Nazioni. Il presidente bloccò tutta la sala ristorante, eravamo soli. L’effetto fu molto divertente, sembrava una scena da film».

La cena si rivelò più proficua dell’incontro al bar?
«Non mangiai nulla, mi succede se sono nervosa. Ebbi modo di raccontare a cosa stessi lavorando, alle opportunità che potevo proporre a Emiliano per promuovere l’immagine della Puglia, mentre il presidente mi illustrò la sua visione politica e amministrativa. Ragionando, mi disse: “Lei, avvocata, è probabilmente la persona che sto cercando da tempo”. E m’immaginò subito nei panni di commissario straordinario di Pugliapromozione, dovevo ricoprire il ruolo dell’allora facente funzione Matteo Minchillo, persona che purtroppo adesso non c’è più, e fungere da collettore per iniziative in comune con Apulia Film Commission. L’obiettivo era mettere insieme una serie di azioni coordinate sui terreni della cultura e del turismo che portassero un grande ritorno alla Puglia».

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Come reagì di fronte a quanto le prospettò Emiliano?
«Rimasi lusingata di tanta considerazione, però presi tempo prima di sciogliere la riserva. Volevo saperne di più di Pugliapromozione e capire di cosa si occupasse».

Come proseguirono i contatti?
«Con Emiliano ci risentimmo. Mi spiegò il suo piano, m’incalzò. Mi chiese di sciogliere la riserva e dopo le vacanze di Natale del 2018 accettai. Fissammo un nuovo appuntamento al 15 febbraio 2019».

Cosa accadde quel giorno?
«Intanto 24 ore prima venne ricoverato d’urgenza mio padre, che di lì a sei settimane sarebbe mancato. Incontrai Emiliano in un altro contesto a margine di una sua riunione. Dopo il mio arrivo il presidente convocò Antonio Vasile e Luca Scandale (che sarebbero poi diventati l’uno presidente di Aeroporti di Puglia e l’altro direttore generale di Pugliapromozione). L’uno restò sorpreso dalla mia presenza ma mostrò nonchalance, l’altro sbiancò. Ad entrambi Emiliano spiegò cosa volesse fare di me: propormi alla presidenza di Puglia-promozione, dove intendeva creare un cda, transitando prima dall’incarico di commissario straordinario. Una procedura che doveva essere sottoposta all’esame della giunta e poi a quella del Consiglio».

Intanto suo padre peggiorò.
«E attorno alla scelta di Emiliano in Regione cominciò ad ergersi un muro. L’allora assessora al turismo, Loredana Capone, mi vide come fumo negli occhi. Mantenni il filo diretto con Francesco Boccia, l’idea di farmi commissario straordinario venne bloccata sul nascere, il presidente iniziò a studiare una soluzione per infilarmi in Regione dalla finestra, in attesa che entrassi dalla porta. Mio padre, purtroppo, venne a mancare».

E lei accusò il contraccolpo. Quando rivide Emiliano?
«Il 29 maggio, al Circolo della Vela di Bari, in seconda serata, a margine di una riunione preparatoria alla campagna elettorale dell’anno successivo. Stavolta il governatore ebbe un tono più amichevole, che professionale. Chiamò Scandale e gli chiese a che punto fosse il bando che mi riguardava. Scandale gli disse “ti raggiungo”, ma il presidente gli rispose secco “no, inviamelo il prima possibile, lo devo guardare subito”. Scandale gli spedì il bando ed Emiliano me lo fece vedere: “Controlla, può andare?”. Nel bando era previsto l’inserimento in Pugliapromozione di una figura senior, con contratto di sei mesi da rinnovare di volta in volta, che svolgesse le funzioni concordate con la sottoscritta. Emiliano mi raccomandò di mettermi subito a disposizione degli uffici della presidenza e del dirigente Aldo Patruno. Restai colpita da quel comportamento, per certi versi anche un po’ turbata. Il presidente volle dimostrare quanto si adoperasse per me. Rimanemmo alla Vela fino all’una di notte».

Il contratto arrivò. L’inizio del suo incarico, l’8 luglio, venne sancito addirittura nell’ambasciata italiana a Londra. Nel frattempo i rapporti con Emiliano su quale lunghezza d’onda si sintonizzarono?
«Emiliano per qualche mese ebbe un atteggiamento ambiguo nei miei confronti, ma non vedevo l’ora di mettermi a lavorare».

Solo che nel 2020 si presentò il Covid e alla fine dell’anno anche un nuovo assessore alla cultura e al turismo, l’ex ministro Massimo Bray. Il lavoro si complicò o ricordiamo male?
«Sul piano operativo un po’, perché le trasferte vennero sospese. Ma allacciai contatti, studiai strategie. Bray intanto commissariò Pugliapromozione e la affidò per tre mesi all’avvocato Renato Grelle che sospese tutte le proroghe dei contratti».

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È per questo che, nel 2022, il contratto non le venne più rinnovato?
«Si, ma dal capo di gabinetto Claudio Stefanazzi al direttore del dipartimento Cultura, Aldo Patruno, tutti mi rassicurarono. Nel maggio del 2022 portammo a Bari la Settimana della cultura sudcoreana, che Scandale criticò sostenendo che la Corea del Sud non fosse un Paese strategico. Salvo poi organizzare due o tre missioni quando andai via».

Non le venne il sospetto che, mancando la copertura contrattuale, si stesse andando verso un suo accantonamento?
«Mi rassicuravano tutti, perché avrei dovuto sospettare? Sarebbe bastato dirmi “avvocata Dell’Olio, la sua consulenza non è più necessaria”. Mi fidavo, col senno di poi non avrei dovuto».

Si fidò così tanto che, in occasione del Festival della Magna Grecia, portò a Bari Sarah Ferguson per un’iniziativa di beneficenza.
«L’organizzatore Fabio Salvatore, che per l’evento ricevette un lauto finanziamento dalla Regione, mi causò un grave danno di immagine. Non solo alla duchessa di York non venne rimborsato il viaggio, ma l’assegno di beneficenza di 10 mila euro che doveva andare alla sua Fondazione contro la fame nel mondo non venne mai staccato. Avevo coinvolto l’Acquedotto pugliese, Ance, Confindustria tanti e importanti imprenditori. Ci misi la faccia, raccolsi 80 mila euro. Molti di quegli imprenditori, dopo la serata organizzata malissimo, mi dissero: grazie avvocata, ma per favore non ci coinvolga più».

È qui che finì la sua storia di ambasciatrice di Puglia?
«Sì, perché il mio lavoro venne tradito. Cercai di parlare con Emiliano senza successo. Mi venne accennato ad un accordo a tre anni ma con un compenso ridimensionato, in coincidenza della nomina di Scandale a manager di Pugliapromozione. Vinsi un nuovo bando con il Teatro Pubblico, però la nomina non partì. Cominciai a star male. Per questa storia sono in cura da un neurologo da circa due anni, sarà tutto nelle carte della causa. Mi riserverò i colpi finali, a suon di rivelazioni gravissime, nell’instant book che uscirà in estate».

Che opinione si è fatta della missione da 500 mila euro in tre giorni a Miami? Missione che aveva ispirato lei, ma non con le stesse modalità e tempistiche.
«Scandale ha fatto falsa comunicazione, quando ha detto di aver portato la Puglia all’Art Basel. Quando sono venute fuori le mie accuse di plagio, c’è stata la marcia indietro. Il resto è oltraggio alle casse pubbliche. Una cifra del genere sarebbe stata giustificata se si fosse preso un corner all’Art Basel. Fatta così, la trasferta a Miami non ha dato alcun vantaggio promozionale alla Puglia».

Cosa l’ha delusa di più?
«Il fatto che Emiliano non abbia in alcun modo cercato di salvaguardare il rapporto umano. Mi sarebbero bastate delle scuse».

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Quanto ha inciso il forcing dei suoi presunti“nemici” sul presidente?
«Emiliano ha subito pressioni forti, da tante persone a lui vicine che soffrivano la mia notorietà e la mia visibilità, affinché non occupassi più quel posto. Una volta mi impedì di replicare a Repubblica dopo un’intervista in cui Marisa Melpignano, moglie del fondatore di Borgo Egnazia, sferrò un attacco nei miei confronti. Mi disse: ti metti contro gli operatori, e poi è un attacco a me non a te. Invece era un attacco a me».

Avvocata, immagina che saranno in tanti ora a dirle: perché queste cose non le ha raccontate prima?
«Fino all’ultimo ho sperato che il presidente Emiliano avesse investito su di me nell’interesse della Puglia. Ho lavorato tanto, aver interrotto l’attività ha mandato all’aria tutto. Il presidente dovrà spiegare perché prima ha puntato sulla sottoscritta e poi non ha consentito che portassi a termine l’impegno. È stata minata la mia salute. Contro l’arroganza e anche il maschilismo di certi personaggi è arrivata l’ora di dire basta».

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23 febbraio 2025 ( modifica il 23 febbraio 2025 | 10:40)

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