L’AQUILA – “Trovo azzardato dal punto di vista scientifico il paragone tra i Campi Flegrei e L’Aquila. Il fenomeno principale della zona di Pozzuoli è il vulcanesimo che rispetto al terremoto ‘avvisa’, perché ha effetti osservabili. Una misurazione della pressione del magma si può fare, così come della temperatura, si hanno tutta una serie di dati osservabili che con il sisma non abbiamo, perché non siamo dotati della tecnologia adeguata per arrivare 15 km sotto terra”.
Sono le parole del geofisico sismologo Christian Del Pinto che, su richiesta di AbruzzoWeb, interviene per chiarire processi e meccanismi di due eventi differenti, sottolineando anche gli effetti di una comunicazione superficiale, dopo le polemiche esplose in questi giorni mentre nell’area dei Campi Flegrei è allerta per la crisi bradisismica in atto.
“Se si vuole fare corretta informazione di un fenomeno scientifico – evidenzia Del Pinto -, soprattutto quando riguarda rischi naturali che coinvolgono una determinata popolazione, la comunicazione deve partire non dal politico di turno, o da chi riveste un ruolo per meriti politici più che accademici, ma dagli addetti ai lavori, quelli veri”.
Il caso è esploso nei giorni scorsi a seguito di una frase pronunciata dal capo della Protezione civile, Fabio Ciciliano, che in una concitata assemblea pubblica a Pozzuoli, all’ennesima domanda di un cittadino sul tema che alla popolazione sta più a cuore – “cosa fate in caso di una scossa di magnitudo cinque?”, ha risposto: “La scossa di quinto grado? Cadono i palazzi e conto i morti. Funziona così”.
Subito, in merito ai rischi e all’importanza di una comunicazione puntuale, si è riacceso il dibattito sul tema della prevenzione, portando inevitabilmente al paragone con il terremoto che il 6 aprile 2009 ha colpito L’Aquila, causando 309 morti.
Ma, su questo aspetto, chiarisce Del Pinto, “non si possono fare paragoni. Generalmente i fenomeni vulcanici non sono improvvisi, prima di un’eruzione o un evento importante, ci sono tanti osservabili che fanno capire che sta per succedere qualcosa. Non si possono stabilire data e orario precisi ma ci sono segnali, con il terremoto è invece impossibile, anche lo sciame non è significativo in termini di possibili sviluppi”.
“Per quanto riguarda i Campi Flegrei – dove l’attività sismica è generata dal vulcanesimo – interrogando gli esperti, tutti concorderanno nel definirla la zona più a rischio a livello mondiale: quindi non il Giappone o la faglia di Sant’Andrea, ma Pozzuoli. Il bradisismo è uno degli effetti del magma sotterraneo che può aumentare anche in maniera importante la pressione. Negli ultimi anni, il rigonfiamento del suolo è arrivato a un metro e quaranta centimetri, più si gonfia e più la pressione sottostante è elevata e quindi più è forte la sismicità, la crosta terrestre viene fratturata e genera terremoti legati alla pressione del magma che progressivamente sembra aumentare”.
Una netta distinzione, quindi tra fenomeni vulcanici e terremoti ma, ciò che accomuna queste esperienze, riflette Del Pinto, è proprio una spesso approssimativa, se non errata, comunicazione: “Mettendo da parte gli esperti improvvisati, molti dei quali li abbiamo conosciuti proprio all’Aquila anni fa, è significativo osservare come anche dal mondo universitario vengano fuori previsioni che nulla hanno a che fare con la realtà. Proclami di geologi che teorizzano un terremoto tra 300 anni, ad esempio, possono spingere, come pure hanno già fatto, la politica ad investire sempre meno sulla prevenzione”.
“Lo sanno anche i bambini che i terremoti non si possono prevedere – rimarca -, che non è possibile ragionare sulla base di una ipotetica replica della sequenza, eppure, ancora oggi, attraverso fantomatici studi rassicuranti, si continua perdere di vista il tema più importante, che è proprio quello della prevenzione”.
“Abbiamo pochi strumenti, ma almeno usiamoli. Torno a ricordare che in Abruzzo, ormai da anni, giace abbandonato il progetto di una rete sismica, mai preso in considerazione dai nostri amministratori”, conclude Del Pinto.
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