Un Bari cinico e concreto: tre punti pesanti per guardare avanti con fiducia

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© foto di SSC Bari

Due squadre a caccia di certezze si affrontavano sulle rive del Mincio in una sfida che avrebbe potuto pesare sul loro futuro. Il Mantova, che non vinceva in casa da due mesi, sentiva il fiato dei playout sul collo, mentre il Bari, ancora in emergenza e senza successi esterni da novembre, doveva cercare di invertire la rotta.

Con gli uomini contati soprattutto in difesa, il tecnico biancorosso ha cambiato ancora: Radunovic tra i pali, linea arretrata con Pucino, Mantovani, Obaretin,a centrocampo con Favasuli, Maita, Benali e Maggiore e Dorval, mentre Bellomo ha agito dietro l’unica punta Bonfanti. Un Bari inedito, obbligato a reinventarsi.

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Due squadre divise da cinque punti in un campionato che per loro aveva ancora molto da dire. La nota regola di Murphy avrebbe suggerito un Bari spacciato, ma il calcio sa sorprendere.

Il Bari domina, imposta, crea, ma non sfonda. Il primo tempo racconta di una squadra che detta legge, come spesso accade in questa stagione, eppure fatica a raccogliere quanto seminato. Dopo una prima fase di studio con i biancorossi più intraprendenti, è la squadra di Longo a prendersi la scena, spingendo soprattutto sulla corsia sinistra con l’asse Obaretin-Dorval.

La prima occasione arriva proprio da un’iniziativa del centrale ex Trento, murato in angolo. Poi è Dorval a creare per Bellomo, che calcia al volo trovando la deviazione di un difensore. Ancora il Bari pericoloso: sugli sviluppi di una punizione, Pucino trova Bonfanti in area, ma l’ex Pisa si fa sorprendere e non riesce a concludere.

L’assedio biancorosso prosegue su calcio d’angolo, con due occasioni per Obaretin, sempre respinto da un attento Festa. Anche Bellomo ci prova con un tiro a incrociare, ma il portiere mantovano si fa trovare pronto. Il Bari è padrone del campo, ma il pallone non entra. E, come spesso accade nel calcio, quando sprechi troppo i segnali si fanno minacciosi.

Il primo squillo del Mantova arriva tardi, su punizione di Burrai, con Radunovic attento. La squadra di casa cresce, il ritmo cala, e all’intervallo lo 0-0 inizia ad avere il sapore amaro delle occasioni mancate. Per il Bari un copione già visto: dominare senza segnare può essere un lusso pericoloso.

Il secondo tempo segue un copione prevedibile: il Mantova parte forte, deciso a ribaltare l’inerzia della gara. Radaelli sfiora il vantaggio con un tiro insidioso dall’area, ma Radunovic risponde con sicurezza. Il Bari deve gestire anche la tegola Obaretin, ammonito e squalificato per la prossima sfida con la Sampdoria, un problema in più per una difesa già in emergenza.

I padroni di casa continuano a spingere e sfiorano il gol con Solini, che di testa manda fuori di poco. Ma il Bari, tecnicamente superiore, non si scompone e aspetta il momento giusto. Longo cambia le carte inserendo Favilli e Lasagna al posto di Bonfanti e Bellomo, e poco dopo arriva la svolta: Maita ruba un pallone prezioso a centrocampo, Benali lo lavora alla perfezione e serve Maggiore, che dal limite lascia partire un destro preciso e potente. Festa battuto, il Bari in vantaggio.

Il Mantova non si arrende e con Davis ha un’ultima occasione, ma Radunovic alza la saracinesca e chiude ogni spiraglio. Nel finale, Coli Saco rileva Maggiore per blindare il risultato.

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Al triplice fischio il verdetto è chiaro: il Bari espugna il “Martelli” con una prova di qualità e carattere. Maggiore decide, Radunovic blinda, tre punti pesantissimi per i biancorossi.

Ci sono vittorie che raccontano storie di dominio, di spettacolo, di superiorità schiacciante. E poi ci sono vittorie come quella del Bari a Mantova: sofferte, sporche, ottenute con il coraggio più che con la brillantezza. Se la storia del calcio è fatta di duelli, battaglie e strategie, quella del Bari al “Martelli” è stata la vittoria di chi sa stringere i denti, soffrire e colpire al momento giusto.

La squadra di Longo torna finalmente al successo lontano da casa, a tre mesi dall’ultima volta, e lo fa con una rete costruita dai suoi uomini migliori in mediana. Maita ruba palla, Benali rifinisce con qualità, Maggiore finalizza con la freddezza di chi sa che nel calcio conta il cinismo più dell’estetica. E ironia della sorte, il gol arriva nel momento in cui il Bari stava subendo di più, mentre il Mantova sembrava aver preso coraggio. Una sorta di contrappasso dantesco per i biancorossi, che troppo spesso in questa stagione hanno pagato la loro fragilità nel gestire il vantaggio. Questa volta, invece, hanno tenuto duro.

Eppure, i limiti restano. La squadra ha creato poco in attacco: gli attaccanti non hanno mai calciato in porta e il Bari continua a dimostrarsi sterile negli ultimi sedici metri. Una squadra ordinata, compatta, con un centrocampo di qualità, ma senza il guizzo negli uomini offensivi. Se oggi è bastato un episodio per vincere, in altre occasioni potrebbe non essere sufficiente. In fondo, se il Bari è in questa posizione in classifica, è perché nel contesto della Serie B merita questo equilibrio: solida ma poco brillante, efficace ma raramente entusiasmante.

In questo scenario, però, un nome si sta prendendo la scena: Bellomo. La sua prestazione è stata essenziale, confermando il suo ruolo sempre più centrale nella squadra. Con Pereiro ancora lontano dalla miglior forma e incapace di convincere, il numero 10 biancorosso sembra essersi guadagnato la titolarità. Non è solo un trequartista, ma un collante tra i reparti, un giocatore che dà qualità alla manovra e intensità al pressing. Se il Bari deve trovare un’identità offensiva più efficace, probabilmente dovrà passare dai suoi piedi.

Ora la testa va alla Sampdoria, ma senza difensori sarà durissima. L’assenza di Obaretin, Vicari e Simic pesa, e la cessione di Matino a gennaio appare ora un errore evidente. Domenica servirà un’altra prestazione di sacrificio e intelligenza tattica, perché il rischio di pagare caro la scarsa profondità della rosa è concreto. In attesa dell’apporto di Falletti (forse vana) e di Pereiro perchè siamo a marzo e non c’è più tempo per aspettare. Godot, in fondo, non arriva mai.

Tuttavia, questa vittoria lascia qualcosa di importante: morale, fiducia, autostima. Se esiste una filosofia del calcio, è quella che insegna che il bel gioco senza punti serve a poco. “Non la forza, ma la perseveranza è la madre di ogni successo”, scriveva Goethe. Il Bari, oggi, ha dimostrato di saper perseverare.

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