Simone Chierici: “Più turisti entro il 2026”. E poi Musei e Fiera

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Città del Natale, tassa di soggiorno e soprattutto uno sguardo al futuro. Risponde l’assessore al turismo e presidente della Fondazione Arezzo Intour, Simone Chierici.

– Città del Natale 2024. Lasciamo da parte i numeri. Che cosa ha avuto di diverso da quelle precedenti?
L’approccio è stato il solito di ogni edizione: grande sforzo organizzativo, coinvolgimento di più attori possibile, allargamento del perimetro della rassegna, con un occhio attento ai costi in generale ed a quelli energetici in particolare. Forse la differenza vera, rispetto soprattutto al 2023, è stata la maggior affluenza nei giorni feriali, cosa sulla quale abbiamo lavorato per evitare momenti più critici come, ad esempio, il ponte dell’Immacolata dell’anno scorso. E una maggiore attenzione alla qualità. Faccio un esempio. Al Prato, dopo la casina con prodotti gluten free quest’anno abbiamo voluto quella per vegani.
– Città del Natale 2025. Dieci anni, un anniversario importante. Ci sono già iniziative in cantiere?
Per la decima edizione vorremmo continuare intanto ad alzare l’asticella della qualità, cosa che abbiamo provato a fare ogni anno. Poi, certo, il traguardo è da celebrare e vorremmo farlo degnamente, ma senza per questo stravolgere tutto. O forse sì, chissà…..

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– Quest’anno tra le novità EuroChocolate. Che tipo di collaborazione è: limitata a certi eventi, oppure che potrebbe avere un evento tutto suo in città?
Senza dubbio è stata, sia per loro che per la manifestazione, un’esperienza positiva: un brand oramai affermato e che ha dimostrato di saperci fare. Peraltro, a conferma della consacrazione di Arezzo Città del Natale, devo dire che sono stati loro a contattarci e questo fa piacere. Credo che ci rivedremo per approfondire alcuni temi e non solo legati al Natale.

– Turismo. Arezzo è entrata tra le mete turistiche importanti in tutte le stagioni. Quali tasti magici avete (insieme alla Intour) acceso?
Arezzo era ai margini del mercato turistico fino a quando un’amministrazione avveduta non ha deciso di provare a fare del turismo una risorsa per l’economia della città. E, considerando che in un decennio le presenze turistiche sono quasi triplicate, direi che il tentativo ha avuto buon fine. Il ‘tasto magico’ è stato l’approccio con il sistema delle Fondazioni, in questo caso Arezzo Intour: dalla sua istituzione ad oggi è cresciuta tanto, sono cresciuti tutti coloro che ci lavorano ed è presa ad esempio da molte altre amministrazioni che hanno replicato quello che ha fatto Arezzo. Si tratta, semplicemente, di aver maturato competenze e capacità in materia e i risultati sono solo la conseguenza del lavoro certosino che quotidianamente viene portato avanti. Credo che di qualunque colore politico sia la prossima amministrazione, si troverà in eredità una macchina che funziona molto bene e che produce i risultati per i quali è stata creata.

– Nel 2024 è aumentata la tassa di soggiorno. E non siete stati immuni da critiche. Come è andata, i turisti sono calati, per questo?
Neanche per idea. I numeri del 2024 sono sotto gli occhi di tutti; quando c’è stato un calo – e nei mesi estivi c’è stato, in tutta Italia – la causa non è stata certo l’aumento dell’imposta di soggiorno. C’è stata, sì, qualche critica nell’immediato, nemmeno molte a dire il vero. Ma il calo estivo non è stato di certo causato dal fatto che i viaggiatori hanno preferito dormire in provincia – come qualcuno paventò sulla stampa – dove l’imposta era inferiore: semmai, e questo vale un po’ per tutte le destinazioni, l’aumento che ha influito è stato quello complessivo del viaggiare: carburante, mezzi di trasporto, alloggi e somministrazione. Poi c’è chi questo fenomeno lo ha sofferto di più e chi di meno. Noi, stando ai numeri, ce la siamo cavata.

– Commercio. Aumentano i turisti, ma aumenta anche la chiusura dei negozi. Non pensa che sia un controsenso?
In Italia chiudono mediamente diecimila negozi all’anno e Arezzo non fa eccezione a questo fenomeno, conseguenza di dinamiche economiche variegate e suscettibili delle mutate abitudini del consumatore: tra queste non secondario il ricorso all’online soprattutto dal Covid in poi unito, a volte, ad un ricambio generazionale che non garantisce la continuità dell’attività, magari storica, e all’avvento delle grandi catene. Grandi catene che, come successo recentemente, scelgono Arezzo a dimostrazione che comunque la piazza gode di una certa attrattività. L’incremento di turisti ha certamente attenuato questo fenomeno; di sicuro ha inciso fortemente nel settore food e, in particolare, negli esercizi di somministrazione che come è facilmente visibile sono cresciuti esponenzialmente. Detto ciò, nel nostro territorio il saldo tra nuove aperture e cessazioni nel 2024 è stato comunque attivo.

– Ci sono zone di Arezzo, vedi per esempio via della Chimera, dove c’è una stesa di cartelli affittasi. C’è qualcosa che si può fare per non avere commercianti di serie A (in centro) e di serie B (la prima periferia)?
Direi che, purtroppo, analoghi cartelli si vedono anche in strade del centro storico, quasi a dimostrare che nessuno è esente. Su tali fenomeni le amministrazioni locali hanno marginali possibilità di intervento, in particolare da quando – a partire da fine anni novanta – sono state depotenziate dalle varie liberalizzazioni. Certo, gli esercizi del centro godono di maggiori benefici (ad esempio del turismo) anche a fronte di un impegno maggiore (giorni di apertura, canoni di locazione maggiori…..)

– Fiera Antiquaria. Anche questa è cresciuta a livelli esponenziali, merito di chi o che cosa?
Sono stato il primo, e spero l’unico, assessore con delega alla Fiera che per ben sei edizioni non l’ha potuta organizzare causa pandemia. Dall’aprile 2021, data della ripartenza, la manifestazione si è consolidata ed oggi conta numeri importanti. Sulla Fiera c’è stata e c’è tutt’ora un’azione sinergica che vede, da un lato l’ufficio Manifestazioni del Comune per tutto ciò che concerne l’organizzazione e l’aspetto burocratico; dall’altro la Fondazione Arezzo Intour che ha lavorato sulla promozione e sull’immagine della Fiera. Dirimente è stata anche la scelta del bando nel 2023 che ha contribuito in modo forte al consolidamento del numero degli espositori e propedeutico all’arrivo di nuovi spuntisti. 

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– A chi le dice che Arezzo è stata ridotta alla “fiera del cibo” che cosa risponde?
E’ un refrain piuttosto abusato. E’ ormai dimostrato che tutte le manifestazioni che hanno un lato “food” funzionano, le altre meno. Detto ciò la miglior risposta la danno i numeri degli accessi ai musei e alla mostra sul Vasari nel periodo natalizio, a dimostrazione che ‘il panino’ non esclude l’arte e la cultura. E viceversa. Poi, faccio presente che esiste anche un turismo enogastronomico, ed in questa categoria Arezzo non ci sta a caso.

– Quando va per la strada riceve più critiche o elogi? E da chi?
Per scelta non sono molto esposto mediaticamente e quindi non godo di troppa notorietà; il più delle volte, i commenti li ricevo da conoscenti ed amici che non so se proprio per questo motivo sono sempre piuttosto benevoli. A parte le battute, devo dire che nel tempo ho ricevuto senz’altro più apprezzamenti che critiche delle quali comunque, se non dettate da pregiudizio, va fatto tesoro.

– Qual è la scelta o l’atto di cui va più fiero nel suo operato fino ad oggi?
Senza dubbio l’accordo di valorizzazione sottoscritto nel 2022 con l’allora Polo Museale Toscano per la gestione dei musei statali e che oggi ci consente di promuovere Arezzo come città d’arte e di raggiungere un ulteriore target del mercato turistico. E’ stata una scelta ponderata, per certi versi anche delicata, sicuramente coraggiosa (abbiamo assunto dieci ulteriori dipendenti) ma sulla quale devo dire che il mio direttore ed il sindaco stesso avevano ragione e mi hanno convinto.

– Che cosa vorrebbe ancora fare, nel 2026 scade il mandato.
Di sicuro continuare a consolidare la reputazione della destinazione Arezzo ed incrementare il numero di presenze turistiche. Tra gli obiettivi c’è certamente quello di continuare a strutturare la Fondazione Arezzo Intour ed approfondire la sinergia con la Fondazione Guido con la quale abbiamo collaborato – direi anche piuttosto bene – per la mostra su Vasari. Vorrei poi procedere alle modifiche di alcuni regolamenti insieme al Suap e, tra questi, anche quello che norma la Fiera Antiquaria. Per quanto riguarda l’altra delega, quella alle attività produttive, vorremmo dare un assetto definitivo alle occupazioni di suolo pubblico da parte degli esercizi di somministrazione compatibile con l’immagine della città, in particolare del centro storico, e superare una volta per tutte le proroghe post covid che, se da un lato hanno agevolato le attività, dall’altro hanno creato una situazione provvisoria ed anche antieconomica per le attività stesse. Infine, provare a trovare una soluzione per le edicole che non godono certo di buona salute.

– A proposito, nel suo 2026 che cosa ci sarà?
Manca così tanto tempo che avrò modo di pensarci bene.

– Ma le è mai venuto in mente, se le dovessero chiedere un impegno più forte in politica (leggi candidatura a sindaco), la risposta?
Per fare il sindaco (bene) occorrono competenze e tanto tanto tempo, è un lavoro h24, qualche volta anche…. 25. Io riesco a portare avanti le mie deleghe grazie alla pazienza della mia famiglia e dei miei soci, ai quali evidentemente sottraggo tempo. Un impegno maggiore sarebbe, oggi, incompatibile con le mie esigenze. Tra dieci anni, chissà……

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