L’autopsia, subito disposta dalla procura, non è stata ancora calendarizzata. Ma è ormai questione di ore. L’esame sarà fondamentale per stabilire come Angelo Sicilia, operaio sessantaduenne, sia morto. Il cadavere è stato rinvenuto carbonizzato, nell’abitazione di cortile Cabubbo, alle spalle della chiesa Madre, nel centro storico di Favara. Inevitabili però – e fa parte dell’ordinaria attività investigativa – gli interrogativi: il muratore favarese è morto a causa dell’incendio? O era già morto quando è divampato il rogo? Ed ancora: ha fatto tutto da solo? O in quella catapecchia c’era qualcun altro?
Giallo a Favara: trovato il cadavere carbonizzato di un operaio in una casa abbandonata
Troppi incendi nelle case a Favara: un’escalation che solleva tanti interrogativi
I carabinieri della tenenza di Favara, e quelli del nucleo Operativo di Agrigento, hanno intanto ricostruito gli ultimi mesi di vita del muratore edile, che svolgeva lavori saltuari. L’uomo aveva già vissuto situazioni analoghe di incendi abitazione. Sicilia, non molto tempo fa, abitava in una casa di via Dei Mille, sempre a Favara. A causa di un grosso incendio è rimasto praticamente senza un tetto. Qualcuno, mosso a pietà, gli ha trovato la soluzione alternativa del cortile Cabubbo, residenza di una donna che vive in Belgio e che non torna più a Favara. Avrebbe dovuto forse essere soltanto un accomodamento temporaneo. Lo scorso novembre, un altro – devastante – incendio proprio nella residenza di cortile Cabubbo. E a causa del fuoco è anche crollato il tetto dell’immobile, in quella che era la zona giorno. Soltanto una piccola porzione di casa, dove c’era una sorta di stanza da letto, è rimasta con la copertura. A causa del tetto crollato, i vigili del fuoco all’epoca intervenuti hanno dichiarato l’abitazione inagibile. E ne è stata data comunicazione alla polizia municipale e al comune.
IL VIDEO. L’operaio trovato carbonizzato in casa a Favara: i carabinieri del reparto scientifico a caccia di indizi
Sicilia, benvoluto da quanti a Favara lo conoscevano, ha continuato a fare avanti e indietro da quella casa. Non aveva di fatto, dopo quanto era accaduto prima nella residenza di via Dei Mille, dove altro vivere. Poi, la tragedia. Un dramma avvolto nel più fitto mistero. Il cadavere carbonizzato è stato ritrovato per terra, non sul letto. Un dettaglio che avrebbe potuto far ipotizzare che il sessantaduenne si fosse addormentato, magari dopo aver acceso qualcosa per cercare di riscaldare un ambiente domestico senza tetto.
I militari dell’Arma, senza nulla escludere, né – a quanto apprende AgrigentoNotizie – nulla privilegiare, si stanno occupando delle indagini. Nessuna indiscrezione viene fatta trapelare dagli investigatori, ma a Favara non si parla d’altro. Né potrebbe essere, del resto, altrimenti.
A uccidere Angelo Sicilia, “‘Ngilinè” per gli amici, potrebbe essere stato un incidente: forse ha acceso qualcosa per riscaldarsi? Forse ha avuto un improvviso malore? Non viene, non al momento e non fino a quando non verrà eseguito l’esame autoptico, escluso neanche un possibile omicidio: qualcuno ha voluto sbarazzarsi del sessantaduenne? E se dal caso, perché? Ipotesi quest’ultima alla quale Favara non crede affatto. Ma i carabinieri devono necessariamente vagliare tutte le ipotesi, suffragando poi quelle ritenute più verosimili e attendibili. E così, di fatto, stanno facendo. Determinante dunque, non potrà essere altrimenti, l’autopsia.
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