L’economia sommersa in Italia: una questione irrisolta

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Il recupero dell’evasione fiscale in Italia ha raggiunto nel 2024 un record storico: 33,4 miliardi di euro, con un aumento del 6,5% rispetto all’anno precedente. Questo risultato, annunciato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Vincenzo Carbone, è frutto di una strategia più coordinata tra governo e amministrazione fiscale, basata su controlli mirati e incentivi per l’adempimento spontaneo.

L’economia sommersa in Italia: una questione irrisolta

Strumenti come la fatturazione elettronica e l’incremento dei pagamenti digitali hanno permesso di ridurre alcune sacche di evasione, soprattutto nel settore dei lavoratori autonomi. Tuttavia, il problema dell’economia sommersa resta una delle principali criticità del sistema economico italiano, sia per le sue dimensioni, sia per le conseguenze che produce sul gettito fiscale, sulla competitività delle imprese e sulla tutela dei lavoratori.

L’ultimo rapporto dell’ISTAT sull’economia non osservata ha stimato che nel 2022 il valore complessivo del sommerso e delle attività illegali ammontava a 201,6 miliardi di euro, una cifra pari al 10,1% del PIL. Il cuore di questa economia non registrata è rappresentato dalle attività svolte al di fuori dei circuiti ufficiali, che spaziano dalla sotto-dichiarazione dei redditi da parte di imprese e professionisti al lavoro irregolare, fino all’evasione più sofisticata, che sfrutta meccanismi contabili e finanziari per sottrarre basi imponibili al fisco.

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Se si considera solo l’economia sommersa – escludendo quindi il contributo delle attività illecite – il valore si attesta intorno ai 182 miliardi di euro, mentre le attività illegali, che comprendono traffico di droga, contrabbando e altre operazioni fuori legge, contribuiscono per quasi 20 miliardi di euro.

Uno degli elementi chiave dell’economia sommersa italiana è la sotto-dichiarazione dei redditi, ovvero la pratica di dichiarare al fisco un volume d’affari inferiore a quello effettivo. Nel 2022, questo fenomeno ha generato un valore aggiunto non dichiarato di 100,9 miliardi di euro, evidenziando un aumento rispetto all’anno precedente. La dimensione del problema è particolarmente evidente in alcuni settori economici, come il commercio, l’edilizia e la ristorazione, dove le transazioni in contanti e la natura stessa delle prestazioni lavorative rendono più facile nascondere parte del fatturato.

Non meno rilevante è il contributo del lavoro irregolare, che riguarda quelle forme di impiego non registrate o parzialmente dichiarate, con la conseguenza di privare i lavoratori di tutele fondamentali e il sistema previdenziale di risorse essenziali. Nel 2022, il numero di occupati irregolari è stato stimato in 2,986 milioni di unità, una cifra che continua a pesare sulla stabilità del mercato del lavoro.

Questa realtà si manifesta con intensità diversa nei vari comparti economici. I settori più colpiti dall’economia sommersa sono quelli caratterizzati da una forte componente di lavoro autonomo o da prestazioni difficilmente tracciabili. Nel settore dei servizi alla persona, come assistenza domiciliare e lavori di cura, il sommerso raggiunge il 30,5% del valore aggiunto.

Anche il commercio, la ristorazione e i trasporti presentano un’incidenza elevata, con un peso del 18,5%, mentre nelle costruzioni l’economia sommersa rappresenta circa il 17,5% del valore aggiunto complessivo. L’incapacità di monitorare e regolamentare efficacemente questi ambiti ha consentito il proliferare di attività in nero, spesso giustificate da condizioni economiche sfavorevoli, ma che alimentano un circolo vizioso di elusione fiscale e concorrenza sleale.

Le conseguenze di questa situazione sono molteplici e incidono in maniera profonda sul sistema economico e sociale del Paese. La perdita di gettito fiscale legata all’economia sommersa sottrae risorse vitali per il finanziamento dei servizi pubblici, dalla sanità all’istruzione, dalle infrastrutture alla previdenza sociale. Parallelamente, le imprese che operano nell’irregolarità godono di un vantaggio competitivo nei confronti di quelle che rispettano le norme, distorcendo il mercato e riducendo le possibilità di crescita per le aziende che investono nella legalità.

Un altro aspetto cruciale è la precarizzazione del lavoro: chi opera in condizioni di irregolarità spesso si trova privo di diritti fondamentali, senza accesso a forme di tutela come il welfare, la copertura sanitaria o i contributi pensionistici. Questa fragilità strutturale si ripercuote sulla qualità della vita e sulla sicurezza economica di milioni di persone, creando diseguaglianze difficili da sanare.

Per contrastare questo fenomeno, negli ultimi anni sono stati introdotti diversi strumenti e politiche di controllo. La diffusione della fatturazione elettronica, che impone una registrazione digitale delle transazioni, ha contribuito a ridurre la possibilità di evasione nelle piccole e medie imprese. L’incentivazione dei pagamenti digitali, attraverso meccanismi di cashback e agevolazioni fiscali, ha reso più difficile occultare le transazioni commerciali.

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Inoltre, l’utilizzo di banche dati integrate e sistemi di intelligenza artificiale ha migliorato la capacità dell’amministrazione fiscale di individuare discrepanze tra redditi dichiarati e reali condizioni economiche dei contribuenti. Tuttavia, se da un lato questi strumenti hanno portato risultati positivi, dall’altro persistono criticità, soprattutto legate alla difficoltà di far emergere il lavoro irregolare, che rappresenta ancora oggi una delle sfide principali per l’economia italiana.

Nonostante i progressi registrati negli ultimi anni, la lotta all’economia sommersa richiede un impegno continuo e una strategia articolata. Non basta aumentare i controlli o introdurre nuove tecnologie di tracciabilità fiscale: è necessario intervenire sulle cause strutturali che alimentano il sommerso, come la pressione fiscale elevata, la complessità burocratica e la carenza di incentivi per l’emersione. L’esperienza di altri paesi dimostra che le politiche più efficaci non si limitano alla repressione, ma includono misure di semplificazione amministrativa, riduzione del cuneo fiscale e incentivi alla regolarizzazione del lavoro. Senza un cambiamento di rotta su questi fronti, l’economia sommersa continuerà a rappresentare una delle principali debolezze del sistema italiano, limitando il potenziale di crescita e la sostenibilità del welfare pubblico.

Se da un lato il recupero dell’evasione fiscale nel 2024 segna un passo avanti importante, dall’altro il problema strutturale dell’economia sommersa rimane ancora irrisolto. L’obiettivo di un sistema economico più equo e trasparente non può prescindere da un’azione decisa su più livelli, capace di combinare rigore nei controlli, incentivi alla legalità e un quadro normativo più favorevole per chi sceglie di operare alla luce del sole.



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