La soddisfazione per un grande risultato corale raggiunto – lo stop ai progetti di riattivazione delle miniere di Corchia -, ma allo stesso tempo il mantenimento di un alto livello d’attenzione affinché non si debbano più correre certi rischi ed i territori della Val Manubiola e della Val Cogena possano far parlare di sé per iniziative ambientali, naturalistiche e turistiche. Questo il messaggio emerso dalla conferenza stampa “Corchia, no alle miniere” – convocata nello Spazio ’51 di Palazzo Giordani, sede della Provincia di Parma – durante la quale sono intervenuti tutti gli attori che dal 2021 in avanti hanno ricoperto ruoli determinati per far si che tramontassero i progetti di riattivazione delle miniere. Il 22 gennaio scorso l’Ufficio regionale Sicurezza Territoriale e Protezione Civile di Parma ha inviato una comunicazione ufficiale al ministero della Transizione Ecologica, alla Regione Emilia-Romagna, alla Provincia di Parma e ai comuni di Berceto e Borgotaro, confermando l’accettazione della rinuncia da parte della ditta Energia Minerals Italia al permesso di ricerca per minerali nell’area di Corchia.
“Lo stop ai progetti di riapertura delle miniere di Corchia – dichiarano Alessandro Fadda, presidente della Provincia di Parma e il consigliere Franco Torreggiani – è stato un successo, corale, di tutto il territorio. Una vittoria basata su dati scientifici ed ottenuta grazie all’impegno di tanti. Un lavoro congiunto che si è sviluppato su più livelli: dai cittadini e dalle cittadine, costituitesi nel Comitato difesa Cogena e Manubiola passando ai comuni di Berceto – indimenticabile l’impegno dell’ex sindaco Luigi Lucchi – e Borgo Val di Taro e poi, in maniera estesa grazie al lavoro congiunto di tutti i comuni del Parmense che hanno fatto squadra in occasione dell’assemblea dei sindaci durante il mandato di Andrea Massari. Il no è stato netto anche a livello regionale e da parte di tutta una serie di attori: dai rappresentanti delle associazioni di categoria sino al mondo delle associazioni ambientaliste.
Come Amministrazioni del Parmense possiamo dire di aver fatto la nostra parte per fermare un progetto di riapertura delle miniere che avrebbe provocato danni incalcolabili per l’ambiente della Val Manubiola e dalla Val Cogena, per la filiera agroalimentare ed agroindustriale, emblema del nostro territorio e, a cascata, anche per i territori di pianura. Nel 2022 il Consiglio Provinciale e l’Assemblea dei sindaci cercarono di capire cosa avrebbe significato riaprire l’attività mineraria a Corchia. Il nostro, come Amministrazioni comunali, non fu un ‘no’ ideologico, per partito preso. Ma un ‘no’ supportato da dati scientifici. Il Consiglio Provinciale si schierò compatto nell’approvazione di due mozioni con le quali si definirono strategie di valorizzazione e tutela ambientale paesaggistica per la Val Manubiola e la Val Cogena con la proposta di riconoscere zone di protezione speciale e zone speciali di conservazione.
Il Consiglio Provinciale e l’Assemblea dei sindaci decisero di commissionare uno studio all’Hydrogeocentre dell’Università degli Studi di Parma, che ha lavorato in sinergia con il Servizio Pianificazione Territoriale, arrivando a dare una risposta netta: la riapertura delle miniere avrebbe provocato un danno irreversibile specie in merito alla tutela delle risorse idriche dalla Val Manubiola e della Val Cogena, ma anche più in generale del fiume Taro sino alla Bassa. Si sono valutati gli impatti che avrebbe avuto la realizzazione di gallerie e scavi; il rischio della scomparsa di sorgenti d’acqua; gli impatti sulla vegetazione e sugli habitat acquatici alimentati dalle sorgenti. La conferenza stampa di oggi – concludono Fadda e Torreggiani – ha voluto certamente lanciare un messaggio. Val Manubiola e Val Cogena le possiamo valorizzare in altri modi: con il turismo ambientale e con la conservazione e promozione della biodiversità”.
Ad inviare un messaggio anche il presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale: “Per la Regione ricevere la comunicazione della rinuncia alla concessione per l’estrazione mineraria a Corchia è stata una notizia molto positiva. È stata una battaglia condotta dal territorio con il pieno supporto di tutte le istituzioni locali grazie anche allo studio della Provincia di Parma e al pieno sostegno della Regione Emilia-Romagna per dare continuità a una prospettiva di crescita, di sviluppo, di qualità della vita di un territorio che punta sulla valorizzazione naturalistica, su un turismo slow e di qualità che può dare grandi prospettive occupazionali al territorio. È stato quindi un risultato molto positivo di cui la comunità può essere orgogliosa. Un risultato ottenuto con un approccio scientifico, quindi con carta alla mano, con documenti, non in maniera strumentale o demagogica, ma con la voglia di capire, di comprendere e anche di far capire perché quella era una prospettiva che non andava perseguita. Complimenti ai cittadini e alle cittadine che si sono impegnati per difendere il proprio territorio. È bello quando i cittadini e le istituzioni lavorano insieme per ottenere risultati importanti”.
Per il portavoce del “Comitato difesa Cogena e Manubiola” Achille Iasoni: “si è trattato, fin da subito, di una battaglia da Davide contro Golia. Per questo abbiamo allargato la consapevolezza del pericolo coinvolgendo prima i cittadini del territorio, poi tutti i protagonisti del tessuto sociale ed istituzionale della nostra provincia. Sono state presentate 97 osservazioni alla richiesta di permesso di ricerca. Abbiamo agito con qualità interagendo con l’Università e con il mondo imprenditoriale”.
In prima fila i Comuni.
“Si è costruita una rete compatta – sottolinea Simona Acerbis, sindaca di Berceto – che ha definito un valore comune da difendere. Per ora abbiamo scampato il pericolo, ma non dobbiamo abbassare la guardia”. Concetti ripresi anche dal sindaco di Borgotaro Marco Moglia che ha paragonato la rete al micelio: “una fitta collaborazione ha reso possibile la tutela del territorio, non solo di montagna ma anche di pianura perché a rischio c’era l’intera filiera agroalimentare”.
Pieno appoggio dal mondo imprenditoriale.
“Sottolineo l’impegno – ha dichiarato Cesare Azzali, direttore dell’Unione Parmense degli Industriali – di tutti coloro che con misura, intelligenza, competenza e con dati oggettivi si sono assunti la responsabilità di portare all’attenzione delle autorità competenti i pericoli che si sarebbero corsi. Un rischio rilevante per la salute della popolazioni, ma anche per l’immagine e la qualità dei nostri prodotti”. Pronta a sostenere la causa anche la componente ecologista, rappresentata da Gabriella Meo: “Fondamentale è stato il dialogo con la Regione per l’entrata di una porzione importante di territorio nella Rete Natura 2000 e per l’istituzione della Zps. Ora trasformiamo la rete creata in una collaborazione che produca proposte per il territorio”. In collegamento video anche l’eurodeputata Annalisa Corrado: “Celebriamo un grande risultato che ci dimostra come le istituzioni possano lavorare a più livelli: un bell’esempio di collaborazione globale con importanti ricadute a livello locale”.
A ricostruire i fondamentali passaggi tecnici a livello regionale è stata la vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna Barbara Lori: “L’iter ha messo in sicurezza il territorio, riconoscendo pienamente il valore ambientale e paesaggistico di Val Manubiola e Cogena”, mentre il consigliere regionale Andrea Massari ha ribadito: “Probabilmente la compattezza del territorio è stato un segnale che ha condizionato le scelte poi adottate dall’azienda intenzionata a riaprire le miniere”. Infine intervento dell’ex consigliere regionale Fabio Rainieri che, a sua volta, ha ricordato i passaggi salienti compiuti a livello regionale con votazioni bipartisan per la difesa del territorio.
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