L’iter è quasi concluso. Dopo il via libera della Commissione europea a fine dicembre, la versione “transitoria” del decreto FerX è stata firmata dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Frattin. Ora manca solo il “timbro” della Corte dei Conti e quando il decreto sarà pubblicato sul sito del ministero potranno finalmente partire le procedure per l’accesso agli incentivi. Il provvedimento mette a disposizione 9,7 miliardi di euro per aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili “mature” fino alla fine del 2025.
Aurora Energy Research, società di consulenza internazionale specializzata in analisi e previsioni del mercato energetico con sede a Oxford e filiali in tutto il mondo, ha analizzato in esclusiva per la Repubblica-Energitalia alcune caratteristiche chiave dello schema di incentivazione del decreto. Schema che prevede un doppio meccanismo: accesso diretto agli incentivi per gli impianti con potenza inferiore a 1 MW fino ad una soglia massima di 3 GW; e aste competitive gestite dal Gse (Gestore dei servizi energetici) per gli impianti di potenza superiore a 1 MW fino ad una soglia massima di 14,65 GW, di cui 10 GW destinati al fotovoltaico e 4 all’eolico. Il resto idroelettrico (0,63 GW) e gas residuati dai processi di depurazione (0,02 GW).
Per le aste competitive, osserva Aurora, il sistema incentivante è strutturato sul modello dei contratti per differenza (Contract for Differences, CfD), di durata a 20 anni, che garantiscono ricavi stabili e prevedibili a lungo termine. Le tariffe incentivanti variano a seconda della tecnologia. Per fotovoltaico ed eolico, il tetto massimo alla tariffa è di 95 €/MWh. Il meccanismo è semplice: se la tariffa assegnata è superiore al valore di mercato dell’energia, il Gse copre la differenza versandola al produttore. Al contrario, se il prezzo di mercato supera la tariffa stabilita, sarà il produttore a dover restituire la differenza al Gse. In questo modo, viene garantita la stabilità economica sia per i produttori che per il mercato dell’energia rinnovabile.
Aurora sottolinea che il prezzo assegnato è parzialmente aggiornato annualmente per tenere conto dell’inflazione. In più, verrà assegnato un ulteriore premio a impianti solari in specifiche regioni, in modo da garantire una distribuzione maggiormente bilanciata tra le varie aree del Paese: il premio è pari a +€4/MWh nelle regioni del Centro e +€10/MWh nelle regioni del Nord. Aurora puntualizza poi che il decreto FerX limita al 95% della produzione energetica la copertura offerta dai contratti CfD, lasciando il 5% esposto ai prezzi di mercato e potenzialmente a disposizione per contratti privati di Ppa (Power purchase agreement).
“Il decreto FerX sicuramente è uno strumento utile ad accelerare lo sviluppo di capacità rinnovabile in Italia: l’ammontare di capacità che sarà messa all’asta, insieme all’elevata sicurezza nei ricavi garantita dal meccanismo, lo rendono estremamente interessante per investitori, nazionali e internazionali”, premette Matteo Coriglioni, responsabile della divisione italiana di Aurora Energy Research. “Tuttavia – aggiunge – bisogna notare come questo strumento di incentivazione vada in direzione opposta rispetto alle tendenze del mercato energetico europeo e italiano degli ultimi anni”.
Secondo Coriglioni, “tecnologie rinnovabili come il fotovoltaico hanno raggiunto ormai un livello di maturità che le rendono competitive anche operando a prezzi di mercato, e strumenti ormai consolidati, come i Ppa, sono a disposizione degli operatori per garantirsi una maggiore stabilità dei ricavi, condizione spesso necessaria al finanziamento degli impianti”. “Con il FerX – prosegue l’esperto – il rischio legato alla volatilità del mercato passa nuovamente in capo al pubblico, invertendo il trend degli ultimi anni di trasferimento di tale rischio verso gli investitori privati. Trasferimento che tuttavia non aveva rallentato la crescita del settore”. In definitiva, conclude Coriglioni, “il FerX avrà successo nell’accelerare il raggiungimento degli obiettivi italiani di decarbonizzazione del sistema elettrico, ma rischia di limitare più del necessario il ruolo svolto dal mercato in questo processo.”
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