Enna, operazione anti mafia ad Agira: 3 arresti

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Numerosi i reati – tipici della cosiddetta “mafia rurale” – per i quali il giudice ha riconosciuto la sussistenza della gravità indiziaria.

Questa mattina, a seguito di laboriose indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta, la Polizia di Stato ha eseguito l’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. di Caltanissetta, nei confronti del presunto referente dell’articolazione mafiosa operante nel territorio di Agira (Enna) e di altre tre persone ritenute vicine alla mafia locale. L’operazione è stata denominata “Cerere“.

L’attività di indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta e condotta dalla Squadra Mobile di Enna e dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Leonforte, ha consentito di raccogliere gravi indizi in ordine al tentativo – da parte di un soggetto già condannato per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso – di riprendere il controllo del territorio di Agira, avvalendosi di un riconosciuto prestigio mafioso, appoggiandosi alla locale manovalanza e cercando di coltivare i rapporti associativi con personaggi della stessa o di altre organizzazioni attive nei territori vicini.

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Alla complessa attività di Polizia Giudiziaria hanno partecipato oltre 50 operatori della Polizia di Stato, appartenenti alle diverse articolazioni della Questura di Enna. All’operazione ha partecipato anche personale della Squadra Mobile di Siena, provincia in cui si trovava uno dei destinatari della misura della custodia cautelare in carcere.

Mafia rurale in azione tra Enna e Agira

Numerosi i reati – tipici della cosiddetta “mafia rurale” – per i quali il giudice ha riconosciuto la sussistenza della gravità indiziaria, tra i quali associazione per delinquere di stampo mafioso estorsione, furto, danneggiamento seguito da incendio, commessi mediante un sistematico ricorso alla violenza e all’intimidazione per imporre il proprio volere nella gestione dei pascoli e dei terreni.

L’operazione antimafia ha consentito di raccogliere gravi indizi in ordine al tentativo di riprendere il controllo del territorio di Agira da parte di un soggetto, il quale – dopo la precedente condanna per associazione a delinquere di tipo mafioso seguita a un blitz del 2009 – ha provato a riproporsi come referente di Cosa Nostra ad Agira, avvalendosi di un riconosciuto prestigio mafioso, appoggiandosi alla locale manovalanza e cercando di coltivare i rapporti associativi con personaggi della stessa o di altre organizzazioni attivi nei territori vicini.

Si sarebbe anche adoperato per mediare controversie e per recuperare il provento di alcuni furti su richiesta delle vittime. Numerosi i reati – tipici della cosiddetta mafia rurale– per i quali il giudice ha riconosciuto la sussistenza della gravità indiziaria, consistenti principalmente in estorsioni e danneggiamenti.

Operazione Cerere, gli arresti

In seguito all’operazione contro la mafia di Agira, gli operatori hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in carcere e un’ordinanza di obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Uno degli indagati – presunto referente di un’articolazione della famiglia di Enna di Cosa Nostra operante ad Agira – è accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, furto, danneggiamento seguito da incendio, tutti aggravati dal metodo mafioso o dalla volontà di agevolare Cosa nostra.

Per gli altri tre indagati, invece, le accuse sono di estorsione, violenza privata, lesioni personali, aggravati dal metodo mafioso o dalla finalità di agevolare le attività dell’associazione mafiosa. Nei confronti di altri indagati, presunti concorrenti negli stessi reati, si sta procedendo a piede libero e sono in corso di notifica le informazioni di garanzia e sul diritto di difesa.

I casi

Nei confronti del presunto referente della mafia di Agira, gli inquirenti hanno acquisito gravi indizi di colpevolezza per numerosi reati: due estorsioni consumate ai danni di ditte che eseguivano lavori pubblici di modesta entità nel territorio di Agira alle quali sarebbe stata imposta la cessione di materiali e l’esecuzione di lavori privati; un’altra, consumata ai danni di un imprenditore agricolo al quale sarebbe stato imposto di ritirare la querela, rinunciando al risarcimento dei danni, presentata per un furto dallo stesso patito e per il quale erano state rinviate a giudizio tre persone (per tale episodio è stata riconosciuta la sussistenza gravità indiziaria anche a carico di un altro degli arrestati); una quarta estorsione, sempre ai danni di un imprenditore agricolo, al quale sarebbe stato imposto di dare in affitto un terreno per il pascolo, a un soggetto ritenuto vicino a presunti personaggi criminali dei territori limitrofi.

Inoltre, l’indagato sarebbe anche il mandante di un incendio di 70 rotoballe di fieno ai danni di un imprenditore agricolo, ritenuto, erroneamente, responsabile dell’incendio di un’auto in uso ad una persona di sua fiducia.

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Un altro degli arrestati dell’operazione anti mafia tra Enna e Agira si sarebbe reso responsabile di un violento pestaggio ai danni di due allevatori, al fine di imporre, sui terreni delle vittime, il pascolo dei propri animali. Anche in questo caso è stata riconosciuta dal gip l’aggravante del metodo mafioso derivante dal legame con il presunto referente di Cosa Nostra sul territorio.

Infine, a carico del terzo arrestato è stata riconosciuta la gravità degli indizi in ordine alla sua responsabilità per una estorsione consumata secondo il meccanismo noto come “cavallo di ritorno”, dopo un furto di animali commesso ai danni di un imprenditore agricolo; nonché in ordine alla già citata vicenda dell’intimidazione finalizzata a costringere la vittima di un furto a ritirare la querela.

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