Italia, il divario Nord-Sud è in crescita. Ecco perché secondo il rapporto Svimez

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Nel 2024 il Sud Italia è stato più dinamico del Nord (+0,8% contro +0,6%), ma il trend è destinato a invertirsi a partire da quest’anno. È lo scenario che emerge dallo studio «Dove vanno le Regioni italiane. Le previsioni regionali 2024-2026» presentato da Svimez – Ref Ricerche.

In generale, il rallentamento della crescita italiana è la conseguenza di fattori comuni all’area euro, come il ripristino dal 2024 dei vincoli del Patto di Stabilità europeo, la recessione dell’industria dovuta a calo della domanda per beni durevoli, con la crisi di settori traino come l’automotive, la debolezza del commercio internazionale e l’aumento dei costi dell’energia.

Ci sono poi fattori specifici: un quadro di finanza pubblica nazionale che concentra la contrazione del deficit nel 2024-25; un peso rilevante del settore automotive e un ruolo decisivo della domanda estera, con una forte interdipendenza con l’industria tedesca. Da sottolineare tuttavia che le previsioni non tengono in considerazione la grande incertezza «Trump», provocata dalle ipotesi di inasprimento dei dazi sulle esportazioni verso gli Stati Uniti.

Il Mezzogiorno cresce nel 2024, ma dal 2025 il Nord torna a trainare

Per il secondo anno consecutivo, il Mezzogiorno nel 2024 cresce più del Meridione (+0,8% contro +0,6%). Un trend che, tuttavia, è destinato a invertirsi già da quest’anno. Nel biennio 2025-26 il Nord Italia tornerà trainare la crescita, con un differenziale di circa tre decimi di punto percentuale. Nel dettaglio, il Centro-Nord avanzerà dello 0,8% nel 2025 e dell’1% nel 2026, mentre il Sud si fermerà (rispettivamente +0,5% e +0,7%). Un rallentamento che sarà parzialmente mitigato dal Pnrr, che contribuirà per il 60% alla crescita del Sud nel biennio considerato.

A incidere sulle prospettive economiche regionali è anche l’andamento della spesa delle famiglie, prevista molto più elevata al Nord rispetto al Sud. Il motivo? Un potere d’acquisto più ampio grazie a politiche fiscali che sostengono i redditi da lavoro-dipendente (più concentrati al Centro-Nord). Ruolo centrale è anche quello dell’indebolimento politiche a sostegno delle famiglia, l’intervento sul cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef.

Il Veneto guida la crescita, Umbria e Liguria in difficoltà

A livello regionale, relativamente al biennio 2025-2026, dovrebbero mostrare una crescita più vivace le economie dalla base produttiva più ampia, strutturata e diversificata, più pronte a intercettare le opportunità derivanti da un rafforzamento della domanda interna. Prevarranno sentieri di crescita regionale più differenziati al Nord e al Centro, più omogenei nel Mezzogiorno.

Le stime di Svimez indicano, per l’anno in corso, il Veneto (+1,2%), la Lombardia (+1,1%) e l’Emilia-Romagna (+1%) come le regioni più dinamiche, grazie a una solida domanda interna. Al contrario, Umbria (+0,2%), Liguria (+0,4%), Puglia e Molise (+0,5%) mostreranno segnali di maggiore difficoltà, con un tessuto economico meno capace di stimolare la crescita.

Si conferma la divaricazione interna al Centro: da un lato, più dinamiche la Toscana e il Lazio, trainata da Giubileo e service economy; dall’altro, Umbria e Marche, alle prese con crisi settoriali di lungo periodo e alla ricerca di un nuovo modello di specializzazione. Il Mezzogiorno risulta un’area in rallentamento ma compatta, meno esposta alla debolezza del commercio estero ma dove mancano elementi che accelerano il cambiamento strutturale, nonostante il Pnrr che sostiene la dinamica del pil nel 2025-26.

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Le sfide future: Pnrr e politica industriale

Secondo Luca Bianchi, direttore della Svimez, «accelerare l’attuazione del Pnrr e sostenere le imprese innovative sono le chiavi per evitare un ritorno a un’Italia a due velocità». Fedele De Novellis di Ref Ricerche sottolinea invece come «la crisi europea sia essenzialmente una crisi dell’industria, con un impatto territoriale differenziato che penalizza maggiormente le regioni manifatturiere del Nord». Infine, il presidente di Svimez, Adriano Giannola, avverte: «Si riapre il divario tra Nord e Sud e anche la ripresa del Nord, trainata dall’export, rischia di essere minata dall’incognita Trump. Per il Meridione, la strada da seguire resta quella di una maggiore integrazione con il Mediterraneo». (riproduzione riservata)



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