VATICANNEWS.VA * IL PAPA INVIA UNA LETTERA AI VESCOVI USA: «DEPORTARE I MIGRANTI FERISCE LA DIGNITÀ UMANA»

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07.09 – mercoledì 12 febbraio 2025

Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Il Papa invia una lettera ai vescovi Usa: deportare migranti ferisce la dignità umana
Francesco scrive alla Conferenza Episcopale statunitense che si trova ad affrontare una “crisi” con il programma di deportazione di massa di immigrati e rifugiati clandestini: “Un autentico Stato di diritto si verifica nel trattamento dignitoso che meritano tutte le persone, soprattutto le più povere ed emarginate”. Il Papa chiede di favorire “una politica che regoli la migrazione ordinata e legale” ed esorta i cattolici a non cedere a “narrazioni” che discriminano e fanno soffrire.

 

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Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

In principio è stato il cardinale Blase Cupich di Chicago a dichiarare, ancor prima del giuramento del neo presidente Donald Trump, l’opposizione ad ogni programma di deportazione di massa di immigrati, poi il vescovo di El Paso, Mark Joseph Seitz, a ribadire la non tolleranza verso ogni forma di ingiustizia e, infine, l’intera Conferenza Episcopale degli Usa ad esprimere sgomento per i provvedimenti annunciati dal leader repubblicano sul rimpatrio di milioni di immigrati clandestini e la militarizzazione del confine Stati Uniti-Messico.

Ora è il Papa stesso ad intervenire sulla “importante crisi che si sta verificando negli Stati Uniti a causa dell’inizio di un programma di deportazione di massa”, avviato dalla nuova amministrazione Usa all’indomani dell’insediamento del presidente. Francesco, che assicura di aver seguito “da vicino” la situazione, invia una lettera ai vescovi degli Stati Uniti per esprimere vicinanza e sostegno in questi “delicati momenti” e, al contempo, per denunciare alcune disposizioni che vanno a ledere la stessa dignità umana. “Ciò che si costruisce sulla forza, e non sulla verità della pari dignità di ogni essere umano, comincia male e finirà male”, ammonisce il Papa.

 

 

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Ferita per la dignità umana

“L’atto di deportare persone che in molti casi hanno lasciato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, ferisce la dignità di tanti uomini e donne, di intere famiglie, e li pone in uno stato di particolare vulnerabilità”, afferma Papa Francesco in un passaggio della missiva, suddivisa in dieci punti, diffusa oggi in lingua inglese e spagnola, a poco più di due settimane dalla pubblicazione sull’account X della Casa Bianca delle fotografie di una decina di migranti che camminano in fila, ammanettati e in catene, verso un aereo militare per essere riportati in patria.

 

 

Il diritto di difendere le proprie comunità

Nel testo il Pontefice sottolinea che “la coscienza rettamente formata non può non esprimere un giudizio critico ed esprimere il proprio dissenso verso qualunque provvedimento che identifichi, tacitamente o esplicitamente, la condizione illegale di alcuni migranti con la criminalità”.

Certo, il Papa ribadisce la necessità di riconoscere “il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere le proprie comunità al sicuro da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi mentre si trovavano nel Paese o prima di arrivarvi”.

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Ma l’atto della deportazione si configura sempre come una ferita per la dignità umana, quella “infinita e trascendente”, donata da un “Dio sempre vicino, incarnato, migrante e profugo”. In proposito il Papa cita le parole con cui Papa Pio XII iniziava la sua costituzione apostolica sull’assistenza ai migranti, la Exsul Familia, “considerata la Magna Carta del pensiero della Chiesa sulle migrazioni”

“La famiglia di Nazareth in esilio, Gesù, Maria e Giuseppe, emigrati in Egitto e lì rifugiati per sfuggire all’ira di un re empio, sono il modello, l’esempio e la consolazione degli emigranti e dei pellegrini di ogni età e di ogni Paese, di tutti i profughi di qualsiasi condizione che, assaliti dalla persecuzione o dalla necessità, sono costretti a lasciare la patria, la loro cara famiglia e i loro cari amici per recarsi in terra straniera”

 

 

Trattamento dignitoso per tutti

Per il Papa si tratta di una questione non secondaria: “Un autentico Stato di diritto si verifica proprio nel trattamento dignitoso che meritano tutte le persone, soprattutto quelle più povere ed emarginate”, scrive.

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“Il vero bene comune si promuove quando la società e il governo, con creatività e rispetto rigoroso dei diritti di tutti – come ho affermato in numerose occasioni – accolgono, proteggono, promuovono e integrano i più fragili, indifesi e vulnerabili”. Ciò non impedisce di favorire la maturazione di “una politica che regoli la migrazione ordinata e legale”, purché essa non venga costituita “attraverso il privilegio di alcuni e il sacrificio di altri”.

 

 

Guardare alle norme alla luce dei diritti umani

Jorge Mario Bergoglio ricorda ai vescovi che Gesù Cristo educa al “riconoscimento permanente” della dignità di ogni essere umano: “Nessuno escluso”. Pertanto richiama “tutti i fedeli cristiani e gli uomini di buona volontà” a “guardare alla legittimità delle norme e delle politiche pubbliche alla luce della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali, e non viceversa”.

“la persona umana non è un mero individuo, relativamente espansivo, con qualche sentimento filantropico! La persona umana è un soggetto dotato di dignità che, attraverso la relazione costitutiva con tutti, specialmente con i più poveri, un po’ alla volta può maturare nella sua identità e vocazione”, evidenzia il Papa.

 

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Ordo amoris

Nella lettera fa riferimento pure al principio dell’ordo amoris, elaborato nella teologia di Sant’Agostino per affermare che tutti e tutto dovrebbero essere amati nel modo appropriato. Il concetto è stato di recente menzionato dal vice presidente JD Vance per giustificare le misure anti-immigrazione illegale negli Usa.

“Il vero ordo amoris da promuovere è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del ‘buon Samaritano’, meditando cioè sull’amore che costruisce una fraternità aperta a tutti, nessuno escluso”, spiega Papa Francesco nella lettera. E chiosa: “Preoccuparsi dell’identità personale, comunitaria o nazionale, prescindendo da queste considerazioni introduce facilmente un criterio ideologico che distorce la vita sociale e impone la volontà del più forte come criterio di verità”.

 

 

No a narrazioni che discriminano e fanno soffrire

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Il Vescovo di Roma si fa quindi vicino ai confratelli d’Oltreoceano, riconoscendone “i preziosi sforzi” nel lavoro “a stretto contatto” con migranti e rifugiati e nella difesa dei diritti umani. “Dio ricompenserà abbondantemente tutto ciò che fate per la protezione e la difesa di coloro che sono considerati meno preziosi, meno importanti o meno umani!”, assicura.

Nelle ultime battute si rivolge ai fedeli cattolici e a uomini e donne di buona volontà lanciando loro un appello “a non cedere a narrazioni che discriminano e fanno soffrire inutilmente i nostri fratelli migranti e rifugiati”. “Con carità e chiarezza siamo tutti chiamati a vivere nella solidarietà e nella fraternità, a costruire ponti che ci avvicinino sempre di più, a evitare i muri dell’ignominia, e a imparare a donare la nostra vita come Gesù Cristo l’ha offerta, per la salvezza di tutti”.

 

 

Una preghiera alla Vergine di Guadalupe

Da qui, una preghiera alla Beata Vergine Maria di Guadalupe, patrona del Messico, perché possa “proteggere le persone e le famiglie che vivono nella paura o nel dolore a causa della migrazione e/o della deportazione”. La “Morenita”, prega il Papa, aiuti tutti a fare “un passo avanti nella costruzione di una società più fraterna, inclusiva e rispettosa della dignità di tutti”.

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