“Adesso apriremo un confronto con tutte le categorie economiche e sociali per capire quali potranno essere contributi e prospettive future“, ha detto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, secondo cui “rispetto a quello che potevamo attenderci, il quadro è estremamente confortante. Importante è sicuramente il volano pubblico, con le risorse Pnrr, con i fondi strutturali europei. Ruolo importante è anche quello di sanità e welfare“.
Nel 2025 l’accantonamento di spesa corrente disposto dalla legge di Bilancio nei confronti degli enti locali ha un effetto restrittivo che vale circa 10 milioni per la Toscana, l’8,2% dell’accantonamento richiesto a livello nazionale.
La legge di Bilancio peraltro, secondo l’Irpet, non copre adeguatamente la distanza tra la spesa sanitaria e il finanziamento del Ssn, con il rapporto fra le due grandezze che dovrebbe scendere dal 97% del 2024 al 92% del 2027. Se la spesa cresce più veloce del finanziamento, significa che saranno le Regioni a vedersi scaricato l’onere di evitare il disavanzo di bilancio o di ridimensionare le prestazioni. Anche in Toscana, secondo quanto emerge dal rapporto, lo squilibrio fra spesa programmatica e finanziamento nazionale programmatico, avrebbe un ordine di grandezza crescente, che già nel 2025 potrebbe valere (in assenza di risparmi e correttivi e quindi a parità di condizioni) circa 530 milioni di euro, per salire ulteriormente negli anni.
La manovra, secondo i ricercatori, “rende strutturali alcune disposizioni temporanee volte a ridurre la pressione fiscale sui contribuenti e introduce e rafforza alcune misure a sostegno delle responsabilità familiari e della natalità. Lo stimolo fiscale è tuttavia moderato e non esente da alcune incognite, la principale delle quali risulta essere il finanziamento della sanità che cresce meno della spesa. L’onere di evitare il rischio di possibili disavanzi è quindi trasferito alla gestione delle Regioni“.
Il saldo della legge di Bilancio in Toscana fra impieghi e coperture è positivo per 874 milioni di euro, ma di modesta entità sul Pil (0,2%). Secondo il rapporto Irpet presentato oggi a Firenze, a beneficiarne sono soprattutto le famiglie che, per effetto della riduzione delle entrate nette (-899 milioni di euro), connesse alla riforma dell’Irpef e alla decontribuzione dei lavoratori dipendenti, e dell’aumento delle spese nette (+210 milioni di euro), ottengono complessivamente circa 1,1 miliardo di euro (660 euro a famiglia).
Dalla riforma sull’Irpef, con la rimodulazione delle aliquote e il taglio del cuneo (bonus + detrazione), secondo stime Irpet l’anno il beneficio medio per contribuente ammonta a 464 euro. In Toscana le famiglie che beneficiano di un aumento del reddito disponibile per effetto della riforma sono 1,5 milioni, il 61% del totale, con un risparmio medio per famiglia di 791 euro annui.
La Finanziaria 2025, spiega la Regione Toscana in una nota, introduce inoltre alcune misure a sostegno delle responsabilità familiari e per incentivare la natalità. Le principali sono il bonus nascite e nidi e a beneficiarne sarebbero rispettivamente il 37% ed il 40% delle famiglie toscane con minori in età 0-3. La quota che non pagherebbe la retta con il bonus nido nazionale è pari al 45%, ma sale al 91% grazie alla misura di integrazione regionale ‘Nidi gratis’ che azzera totalmente la retta per le famiglie con Isee inferiore a 35.000 euro.
Ad incidere sulla perdita di velocità dell’economia toscana, secondo la Regione Toscana, è la flessione della produzione industriale, iniziata nella parte finale del 2022 e proseguita nel 2023 e 2024. Il dato toscano segna -4,4%, come variazione tendenziale nel periodo gennaio-ottobre 2024, più alto di quello nazionale (-3,2%) per le difficoltà del comparto ‘moda’ che ha registrato un -11,4%. Le esportazioni nei primi tre trimestri del 2024 sono cresciute (+12,1%) a fronte della contrazione osservata per l’Italia (-0,5%) e le altre principali regioni esportatrici. Un dato positivo che non riguarda tutti i settori ma in prevalenza gioielleria, agro-alimentare, nautica e farmaceutica.
Continua nel 2024 l’aumento dell’occupazione (+2,6% gli addetti), seppur in rallentamento: +3,0% la variazione tendenziale annua osservata a gennaio; +2,1% quella di ottobre sul corrispondente periodo dell’anno precedente. L’aumento più consistente in agricoltura (+5,4%), nelle costruzioni (+4,6%) e nel terziario (+2,8%), specie nelle attività legate al turismo (+4,2%) e ai servizi professionali di maggiore qualificazione come Ict, ricerca e sviluppo, comunicazioni e telecomunicazioni, sevizi informatici e attività editoriali (+3,7%). Più flebile l’aumento nell’industria in senso stretto (+1,1%), per le difficoltà del comparto moda (-0,2%, che scende a -2,4% al netto dell’abbigliamento).
All’aumento complessivo degli occupati giova il ruolo trainante dell’occupazione permanente (+3,5%), mentre scende quella a termine (-0,7%). Il sistema produttivo nel 2024 ha avuto una minore capacità di creare nuovi posti di lavoro: nei primi 10 mesi 2024 il saldo fra avviamenti e cessazioni resta positivo (+57mila, ma inferiore a quanto osservato nel 2023 (era pari a +66mila. L’indebolimento nella dinamica di crescita del mercato del lavoro è dovuto al calo delle assunzioni (-0,8%), particolarmente evidente nell’industria (-10,2%), per le difficoltà delle lavorazioni legate alla moda (-15,6%).
I dipendenti con misure di integrazione salariale sono saliti da 5.486 (media gennaio-ottobre 2023) a 11.477 (media gennaio-ottobre 2024): sul totale dei dipendenti occupati, eleggibili ad un ammortizzatore sociale, significa un’incidenza del 3,6% che sale al 5,6% nel comparto moda e al 9,3% specificamente nel settore cuoio, pelli e calzature. In aumento anche i licenziamenti (+5,7%), in particolare nel comparto moda e ‘made in Italy’ (+35,6%).
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