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Israele e Palestina in tregua, ora servono accordi veri: deportare i palestinesi non vale
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Tra Israele e Palestina servono accordi, l’idea di Trump non è la soluzione
Fabio Manca, Filippo Petrucci
Oggi è il Giorno del Ricordo delle Vittime delle Foibe. Da sempre, questo è un tema che divide la politica da destra a sinistra, spesso viene erroneamente paragonato al giorno della memoria. Un pezzo di storia di cui non si parla abbastanza in Italia. Come spiega Filippo Petrucci, docente di storia dell’istituzione dell’Africa all’Università di Genova, i profughi delle foibe non sono tanto diversi dalle persone che hanno vissuto la guerra a Gaza nell’ultimo anno.
Conflitto tra Israele e Palestina: Trump consiglia la deportazione dei palestinesi
Il conflitto israelo-palestinese è fortemente influenzato dalla politica degli Stati Uniti. Trump ha recentemente dichiarato l’intenzione di deportare i palestinesi “Per non essere più presi di mira da Israele”. Il progetto è quello di trasformare Gaza e la Palestina in un posto di lusso per ospitare i ricchi di tutto il mondo. Chiaramente, si tratterebbe di una violazione dei diritti umani, ma al di là di questo, il progetto di Trump, è inapplicabile. La società israeliana è spaccata in due: governano destra e estrema destra che sono molto forti, mentre la sinistra storica è in crisi, come in tutto il mondo, dove torna l’estremismo religioso, che si sta diffondendo anche in Europa e coinvolge tutti i culti.
Stati Uniti in Medio Oriente: in 16 anni nessuna svolta, ora servono accordi
Gli Stati Uniti tuttavia, rimangono uno degli attori principali in Medio Oriente, ma negli ultimi 16 anni, e con 12 anni di democratici al governo, non c’è stata nessuna azione concreta: in Israele Netanyahu ha governato quasi ininterrottamente. Ci sono state molte proteste contro il governo: il periodo degli Indignados, le tende di Occupy Wall Street, hanno coinvolto anche i giovani israeliani. Adesso, nonostante la tregua avvenuta tramite lo scambio di ostaggi, secondo il Prof. Petrucci, “La situazione è ancora troppo calda per raggiungere accordi”.
Gli accordi di Abramo non sono replicabili oggi: manca un leader palestinese
Gli ex primi ministri Begin e Rabin erano rispettivamente un terrorista e un generale e hanno governato in Israele. Hanno entrambi fatto la guerra alla Palestina, ma sono riusciti ad arrivare a degli accordi. Gli accordi di Abramo, avviati anni fa da Israele con Egitto e Giordania, miravano a risolvere la situazione sul territorio palestinese, così che i cittadini potessero avere un proprio Stato. In questo momento l’opzione sembra però remota, perché non esiste una vera e propria controparte palestinese. Molti palestinesi infatti, non riconoscono Hamas come leader: l’unica alternativa è l’OLP, ma l’Abu Mazen è comunque debole.
La Russia continua a esercitare pressione anche in Europa, quale sarà la prossima Ucraina?
Da quando si è insediato al governo, Trump è entrato a gamba tesa nella scena geopolitica, e continua la guerra dei dazi con la Cina. Nel mondo, la Russia continua a esercitare pressioni economiche e politiche: ad esempio, ha indotto, per paura, un Paese come la Finlandia ad aderire alla NATO. Il conflitto tra Russia e Ucraina riguarda tutti: sia per le conseguenze economiche, ma anche perché vedere un Paese attaccato da un altro ricorda che questo può accadere anche all’Italia.
Piano Mattei: neocolonialismo o salvezza energetica?
L’Italia cerca la salvezza nell’Africa, con il Piano Mattei. Insieme a 10 Paesi africani, tra cui l’Algeria, e coinvolgendo anche le principali aziende italiane che si occupano di energia, sta cercando nuove basi da cui attingere all’energia. Questo potrebbe aiutare l’Italia a compensare le problematiche di natura economica che derivano dai conflitti in atto. Il rischio però, è quello di riproporre le politiche europee in forma neocoloniale nei confronti dell’Africa.
Intervista a cura di Fabio Manca
Caffè Corretto del 10-02-2025
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