Trump e Putin parlano di pace e risorse
di
Francesco Dall’Aglio
Stando a quanto scrive Miranda Devine sul New York Post, Trump e Putin si sono finalmente parlati, e forse anche più di una volta. Certo il New York Post non è il giornale più prestigioso a cui rilasciare dichiarazioni del genere da parte dello stesso presidente degli USA, ma non ci sono smentite ufficiali. Peskov è stato abile a confermare senza confermare: “stanno venendo fuori varie comunicazioni, e queste comunicazioni vengono condotte attraverso vari canali. E naturalmente, di fronte al gran numero di queste comunicazioni, io personalmente posso non sapere qualcosa, non essere al corrente di qualcosa. Pertanto in questo caso non posso né confermare né smentire”.
“Vari canali” di comunicazione, dunque, e anche Trump ha dichiarato al NYP che “è meglio che non dica” quante volte si è sentito con Putin (già giorni fa si era fatto scappare, o ha fatto finta di farsi scappare, che c’era stato qualche contatto).
L’articolo del NYP non è proprio un’intervista, si tratta più di una raccolta di dichiarazioni: stando a Trump, a Putin importa molto delle vittime del conflitto e vorrebbe che la gente smettesse di morire, “tutti quei morti, giovani, giovani e belli, che potrebbero essere i tuoi figli, due milioni e per niente” (e siccome i morti russi secondo lui sono circa un milione, se ne dovrebbe dedurre che l’altro milione sia di morti ucraini).
Torna poi sull’idea che se nel 2022 ci fosse stato lui alla presidenza niente di tutto questo sarebbe successo, perché lui e Putin hanno un buon rapporto mentre Biden è stato una vergogna per il Paese, una vera vergogna; ha un piano per far terminare il conflitto, e vuole anche lui che finisca in fretta perché “è una guerra così brutta in Ucraina”. Poi, a quanto pare rivolto a Mike Waltz che era con lui nello studiolo presidenziale sull’Air Force One, ha ribadito che bisogna farli incontrare (Zelensky e Putin, par di capire), perché “vogliono incontrarsi, ogni giorno muoiono persone, soldati giovani e belli, giovani come i miei figli, da entrambe le parti, su tutto il fronte”.
E poi ha detto, e spiace che proprio qui non ci sia una trascrizione diretta delle sue parole ma solo le parole della giornalista, “che vuole fare un accordo da 500 milioni di $ con Zelensky per avere accesso alle terre rare e al gas ucraino in cambio di garanzie di sicurezza per ogni potenziale accordo di pace”.
Che Ucraina e USA stiano discutendo del futuro sfruttamento delle risorse minerarie ucraine è un fatto assodato, ed è assodato anche che ormai sono già state assegnate se consideriamo la intervista che Zelensky ha rilasciato alla Reuters, mostrandole su una grande mappa spiegata sul tavolo e magnificandone abbondanza e qualità: “Gli americani hanno aiutato più di tutti, quindi gli americani dovrebbero guadagnarci più di tutti. E dovrebbero avere questa priorità [nello sfruttamento delle risorse], e la avranno. Vorrei parlare anche di questo con il Presidente Trump”.
Oltre a un pezzo di territorio, quindi, pare che l’Ucraina dovrà dire addio anche alle risorse contenute nelle regioni che manterrà sotto il suo controllo. L’unico problema è la valutazione e cosa riceverà in contraccambio, perché per Zelensky valgono trilioni (e ha ragione) e il contraccambio dovrebbe essere la famosa “posizione di forza” nei negoziati, ossia sostegno USA alle sue proposte. Per Trump, invece, valgono 500 milioni e il contraccambio saranno le garanzie di sicurezza a guerra finita.
Non ho dubbi su chi tra i due sia più bravo a negoziare, soprattutto visto che l’acqua alla gola ce l’ha la controparte.
PS: mancano da tutto il quadro due voci. la prima è quella della popolazione ucraina, che forse vorrebbe poter dire qualcosa sulla questione delle proprie risorse. L’altra è quella dell’Europa, che nel complesso ha messo più o meno la stessa cifra degli USA per prolungare il conflitto (e diciamo, per una volta, la cosa come sta) ma non avrà nessuna “priorità” sulle risorse e, insomma, i soldi ce li ha buttati a fondo perduto. Scholz infatti si è un po’ indisposto: ovviamente si è guardato bene dal dire che non è giusto così e che anche noi vogliamo la nostra parte e che gli accordi erano altri, ma ha fatto un po’ il passivo-aggressivo dicendo che gli aiuti dovrebbero essere dati senza condizioni e che, insomma, non è questo il modo.
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