Flex, Tirso e U-blox: duemila persone in piazza a Trieste per manifestare contro la crisi dell’occupazione

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Trieste – Circa duemila persone sono scese in piazza a Trieste nella mattinata di sabato 8 febbraio per manifestare la loro preoccupazione per la crisi che sta colpendo gli stabilimenti di Flex, Tirso e U-blox. L’evento ha visto la partecipazione di tutte le sigle sindacali e dei lavoratori, oltre a tanti semplici cittadini intervenuti per testimoniare solidarietà ai dipendenti che vedono messi a rischio i loro posti di lavoro.

Fim Cisl era presente con Alessandro Gavagnin, la Uilm con Antonio Rodà, la Cgil con Massimo Marega. Ha partecipato anche l’USB (Unione Sindacale di Base).

I rappresentanti sindacali hanno ribadito la necessità di misure legislative efficaci per contrastare le multinazionali che sfruttano le risorse e le competenze locali senza assumersi alcuna responsabilità sociale. Il rischio di una progressiva desertificazione industriale della zona è stato uno dei temi centrali della protesta, con l’accento posto sulla necessità di garantire stabilità lavorativa e salari equi.

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I sindacati hanno sollecitato un’azione concreta da parte delle istituzioni e delle forze politiche per proteggere l’industria manifatturiera, garantire nuove opportunità per i giovani e impedire che il territorio venga privato delle sue eccellenze produttive.

Hanno anche denunciato le carenze della legislazione attuale, accusata di non tutelare l’occupazione né di offrire strumenti adeguati per fronteggiare la deindustrializzazione. Nel mirino anche il Decreto Legge 1660, che secondo i sindacati penalizza i lavoratori che difendono il proprio posto senza affrontare il problema alla radice.

Le crisi aziendali motivo della protesta riguardano tre stabilimenti chiave per l’economia locale. La situazione di Flex desta particolare preoccupazione per la possibile cessione dell’azienda a una società che avrebbe ricevuto 20 milioni di euro per gestire il licenziamento di 200 lavoratori. Anche U-blox, realtà specializzata in ricerca e sviluppo nelle telecomunicazioni, è al centro dell’attenzione con un piano di licenziamento che coinvolgerebbe 197 dipendenti. La crisi di Tirso, chiusa dall’agosto 2024, ha lasciato 170 lavoratori in cassa integrazione e nel limbo dell’incertezza, senza segnali concreti di una possibile riapertura dello stabilimento.

La manifestazione, culminata in una marcia attraverso il centro cittadino, ha rappresentato un momento di forte partecipazione e condivisione, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e spingere le autorità ad adottare misure concrete per difendere il lavoro e il futuro dell’industria locale.

Trieste – Circa duemila persone sono scese in piazza a Trieste nella mattinata di sabato 8 febbraio per manifestare la loro preoccupazione per la crisi che sta colpendo gli stabilimenti di Flex, Tirso e U-blox. L’evento ha visto la partecipazione di tutte le sigle sindacali e dei lavoratori, oltre a tanti semplici cittadini intervenuti per testimoniare solidarietà ai dipendenti che vedono messi a rischio i loro posti di lavoro.

Fim Cisl era presente con Alessandro Gavagnin, la Uilm con Antonio Rodà, la CGIL con Massimo Marega. Ha partecipato anche l’USB (Unione Sindacale di Base).

I rappresentanti sindacali hanno ribadito la necessità di misure legislative efficaci per contrastare le multinazionali che sfruttano le risorse e le competenze locali senza assumersi alcuna responsabilità sociale. Il rischio di una progressiva desertificazione industriale della zona è stato uno dei temi centrali della protesta, con l’accento posto sulla necessità di garantire stabilità lavorativa e salari equi.

I sindacati hanno sollecitato un’azione concreta da parte delle istituzioni e delle forze politiche per proteggere l’industria manifatturiera, garantire nuove opportunità per i giovani e impedire che il territorio venga privato delle sue eccellenze produttive.

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Hanno anche denunciato le carenze della legislazione attuale, accusata di non tutelare l’occupazione né di offrire strumenti adeguati per fronteggiare la deindustrializzazione. Nel mirino anche il Decreto Legge 1660, che secondo i sindacati penalizza i lavoratori che difendono il proprio posto senza affrontare il problema alla radice.

Le crisi aziendali motivo della protesta riguardano tre stabilimenti chiave per l’economia locale. La situazione di Flex desta particolare preoccupazione per la possibile cessione dell’azienda a una società che avrebbe ricevuto 20 milioni di euro per gestire il licenziamento di 200 lavoratori. Anche U-blox, realtà specializzata in ricerca e sviluppo nelle telecomunicazioni, è al centro dell’attenzione con un piano di licenziamento che coinvolgerebbe 197 dipendenti. La crisi di Tirso, chiusa dall’agosto 2024, ha lasciato 170 lavoratori in cassa integrazione e nel limbo dell’incertezza, senza segnali concreti di una possibile riapertura dello stabilimento.

La manifestazione, culminata in una marcia attraverso il centro cittadino, ha rappresentato un momento di forte partecipazione e condivisione, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e spingere le autorità ad adottare misure concrete per difendere il lavoro e il futuro dell’industria locale: Trieste non può vivere di solo turismo.



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