di Raimondo Orsini, Coordinatore dell’osservatorio nazionale della Sharing mobility
Auto privata ancora dominante, ma i rapporti Future ways e Sharing mobility indicano la strada per una mobilità sostenibile. Sei azioni strategiche per ridurre emissioni, disuguaglianze e dipendenza economica.
Il futuro di una mobilità sostenibile in Italia, attualmente dominata dall’ utilizzo quotidiano dell’automobile personale, si giocherà sull’integrazione, lo sviluppo ed il sostegno economico ad un modello nuovo, e cioè la crescita dei servizi di mobilità condivisa, con un impatto significativo in termini ambientali e sociali. I contenuti del primo rapporto Future Ways – redatto dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile – e dell’ottavo Rapporto nazionale sharing mobility – pubblicato dall’Osservatorio nazionale della sharing mobility – entrambi presentati a Rimini in occasione di Ibe-Intermobility Future ways, tracciano il quadro sinergico per un cambiamento profondo del sistema della mobilità dei passeggeri in Italia, soprattutto in ambito urbano.
Le analisi delle serie storiche e dei dati più recenti contenute nel rapporto Future ways restituiscono un quadro dominato da polarizzazione e squilibrio verso la mobilità personale motorizzata. Nel 2022 la mobilità personale ha rappresentato l’83% contro il 17% della mobilità condivisa. I passeggeri trasportati dai servizi di trasporto pubblico locale erano nel 1990 33,16 miliardi di pkm (passeggeri per chilometro) e sono addirittura scesi nel 2023 a 31,54 (-5%), a fronte di una mobilità su automobile privata che è passata da 52,2 a 67,41 miliardi di pkm (+30%).
Anche dal punto di vista dell’offerta di trasporto, i dati riportano lo stesso fattore: 2500 miliardi di posti/km per la mobilità personale contro 442 miliardi per la mobilità condivisa (rapporto di 1 a 5). Il modo con cui gli italiani si recano al lavoro o a scuola, segue la stessa tendenza. Nel censimento del 1971 gli italiani che uscivano di casa al mattino per lavorare e studiare, e sceglievano l’auto privata, erano circa il 25%, mentre nel 2023 sono divenuti il 66%, con una quota della mobilità condivisa stabile, poco sotto al 20%. Le auto, che nel 1966 erano 6,3 milioni sono diventate 40,9 milioni nel 2023. Inoltre, Il numero degli autobus urbani in Italia è in calo dal 2010, mentre nello stesso lasso di tempo il parco auto privato è aumentato di altri 5 milioni di veicoli.
Tenuto conto che la componente prevalente della mobilità condivisa è rappresentata dal trasporto pubblico, il rapporto Future ways analizza anche la tendenza delle spese dello Stato nell’arco degli anni. La spesa pubblica per i servizi di trasporto è stabile più o meno da 10 anni e tenendo conto dell’inflazione è un valore addirittura in calo. L’entità del Fondo nazionale per il trasporto pubblico in 10 anni è calata di circa un miliardo (5,05 miliardi nel 2013, 4,51 oggi). L’Italia è indietro rispetto ad altri Paesi europei in termini di spesa pro capite per il trasporto pubblico: ha speso nel 2019 tra 131 e 119 euro ad abitante. La Spagna nello stesso anno spendeva 129 euro ad abitante, per salire, nel 2024, a 144 euro ad abitante. La Francia spende decisamente di più: 259 euro ad abitante nel 2019 (321 euro nel 2023). Eppure, ogni euro di valore creato dal trasporto pubblico porta mediamente ad una successiva creazione di valore da 4 a 6 euro nel sistema economico generale.
Non c’è dubbio, dunque, oltre agli evidenti vantaggi in termini di miglioramento della qualità dell’aria e riduzione delle emissioni di gas serra, che anche in ottica di Just Transition, una transizione ecologica equa e rispettosa delle disuguaglianze economiche e sociali, la mobilità pubblica e condivisa debba assumere maggiore rilevanza nel nostro paese. Aumentarne il peso e l’importanza nel sistema dei trasporti può ridurre l’impatto regressivo di alcune efficaci misure per la decarbonizzazione, oltre che attenuare le disuguaglianze distributive tra Nord e Sud, città e periferie, aree urbane e rurali. I dati dimostrano, infatti, che la dipendenza dall’auto privata aggrava la vulnerabilità economica delle famiglie, soprattutto nei piccoli comuni, dove si guadagna mediamente il 10% in meno rispetto alle zone centrali delle aree metropolitane, ma si spende una quota quasi doppia del proprio reddito per il carburante dell’automobile.
Nonostante il predominio dell’auto privata, la mobilità condivisa ha invece compiuto significativi progressi tecnici negli ultimi anni. La transizione digitale ha avuto e sta ancora avendo un impatto estremamente significativo sul modello di mobilità come servizio, grazie a innovazioni decisive che rendono i servizi di mobilità più efficienti, personalizzati, accessibili e sostenibili rispetto al passato. Il fattore chiave di questa trasformazione è l’aver abilitato e facilitato nuove forme di interazione tra domanda e offerta, vale a dire l’elemento caratterizzante e permanente di questo modello di mobilità.
Da questo punto di vista è paradigmatica l’ascesa dei servizi di sharing mobility in Italia avvenuta negli ultimi dieci anni, come raccontato dai dati raccolti nell’ottavo Rapporto nazionale sulla sharing mobility. La sharing mobility italiana è ormai un comparto maturo: dopo anni di crescita, in qualche caso dovuta a fattori estemporanei, fra il 2023 ed il 2024 il numero di noleggi totali e le percorrenze totali dei servizi in sharing sono divenute stabili, così come il fatturato complessivo del settore,178 milioni di euro nel 2023, leggermente in crescita rispetto al 2022. La flotta italiana della sharing mobility di 81000 veicoli è composta per l’86% da monopattini e biciclette (rispettivamente 44% e 42%), per il 9% da auto per il 5% da scooter. La percentuale di veicoli a zero emissioni è altissima: il 95%.
A fronte di una crescita nel tempo, il settore presenta ovviamente dinamiche diverse tra i principali servizi. Nel 2023, il carsharing ha raggiunto i livelli di offerta pre-pandemia con 8.000 veicoli, un aumento di auto ibride ed elettriche e percorrenze in crescita (78 milioni di km nel 2023, 90 milioni previsti nel 2024). Il bikesharing è in espansione grazie alle biciclette elettriche (62% della flotta), con 11,5 milioni di noleggi nel 2023 (+12% dell’anno precedente) e 25 milioni di km percorsi. I monopattini in sharing registrano una razionalizzazione, con una flotta ridotta ma noleggi stabili a 25 milioni e percorrenze medie scese a 2,1 km. Lo scootersharing si contrae, dominato nell’offerta da Cooltra (90% della flotta), con 4,5 milioni di noleggi nel 2023, ma con segnali di calo per il 2024. Il trasporto a domanda (Demand responsive transit) si afferma come settore emergente, con 41 servizi attivi nel 2024 e oltre 600.000 passeggeri trasportati nel 2023.
Le soluzioni proposte per lo sviluppo di una mobilità sostenibile nei prossimi anni
Entrambi i rapporti concordano sull’urgenza di intervenire in modo sistemico per trasformare il panorama della mobilità italiana. In particolare, il rapporto Future ways propone sei azioni strategiche di intervento:
- Adottare e rafforzare il nuovo concept della “mobilità condivisa”, realizzando che i servizi di mobilità condivisa devono percepirsi come un insieme interconnesso e collaborativo, un unico ventaglio di possibilità per i cittadini;
- Cambiare le politiche e la normativa del settore, per abbattere gli steccati che sono stati eretti quando il contesto normativo, politico, economico e tecnologico erano completamente diversi, come è stato fatto in Francia, con la Loi d’orientation des mobilités;
- Riallocare le risorse pubbliche, per riequilibrare mobilità personale e condivisa, rimuovendo anche gli ostacoli che fanno sì che alcuni servizi di mobilità siano esclusi da un sostegno pubblico stabile.
- Ripensare lo spazio stradale urbano. Per uno spazio favorevole alla coabitazione di più mobilità e che offra maggiore capacità di trasporto per la mobilità condivisa, con particolare attenzione ad autobus, tram e veicoli in sharing;
- Privilegiare la mobilità quotidiana e locale: è in questo ambito che le potenzialità della mobilità condivisa sono più promettenti e dove gli impatti sociali e ambientali della mobilità personale sono più intensi e rilevanti.
- Riconoscere il nuovo ruolo delle aziende e delle comunità: le aziende, nel percorso di decarbonizzazione e con l’adozione di criteri ESG, utilizzano il mobility management per ridurre l’impatto ambientale e ottimizzare gli spostamenti dei dipendenti, Il Terzo Settore, attraverso servizi di trasporto sociale, può integrare l’offerta pubblica, sviluppando modelli solidaristici per ridurre la vulnerabilità e l’isolamento.
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