Idem punta i riflettori su Luserna San Giovanni e Torre Pellice – Piazza Pinerolese

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Mappare dei bisogni e proporre possibili soluzioni per rendere più accessibili i territori alpini, partendo da Torre Pellice e Luserna San Giovanni. È questo l’obiettivo di Idem, progetto lanciato da Hackability.

“Da anni abbiamo un interesse spiccatissimo sui temi dell’accessibilità della montagna – spiega Carlo Boccazzi Varotto, presidente di Hackability, organizzazione no profit con casa madre a Torino –. È una richiesta forte che viene da mondo della disabilità e delle persone con bisogni speciali”.

Il piano viene realizzato con l’Università degli Studi di Torino ed è supportato dal Gal Escartons e Valli Valdesi nell’ambito del progetto Nodes (Nord Ovest Digitale e Sostenibile).

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L’idea

“È un’iniziativa di coprogettazione, nata proprio dall’Università, con cui collaboriamo per la prima volta, a cui abbiamo partecipato perché aveva tutte le caratteristiche per diventare luogo di applicazione della nostra metodologia – dettaglia –. Spesso ci si dimentica di alcune categorie di persone, che non solo hanno diritti come gli altri ma hanno anche risorse e sono un’opportunità: persone con disabilità, persone anziane, chi si è rotto una gamba, una donna incinta. Ci sta a cuore il tema di una montagna che sia più inclusiva anche come opportunità di sviluppo.”

Nei suoi dieci anni di attività, Hackability si è occupata di progetti sui territori o con le imprese, a livello nazionale: “Abbiamo lavorato con Juventus per l’accessibilità dello stadio, ogni anno proponiamo il Summer Camp, rivolta ai giovani in alcune aree del Piemonte, ma abbiamo lavorato anche per Parma capitale della Cultura 2020-2021”.

Idem è dedicato a Torre Pellice e Luserna San Giovanni ed è aperto a tutti coloro che desiderano contribuire con idee creative o competenze professionali. Sono presenti due call a cui fare richiesta e che potrebbero anche sovrapporsi. Call for Skills per chi mette a disposizione competenze tecniche, quindi artigiani, manager, designer che si siederanno al tavolo per ascoltare i bisogni e cercare soluzioni, e Call for Proposals per gli utilizzatori, persone con disabilità, anziani o caregiver che utilizzando determinati spazi hanno avuto idee su come migliorarli. A fare domanda devono essere persone maggiorenni residenti, domiciliate o attive in Italia, mentre per i minorenni è necessaria l’autorizzazione dei genitori o della scuola. Sono ammesse candidature di gruppi fino a tre persone, con obbligo di indicare un capogruppo responsabile. Si può inviare la propria richiesta fino al 16 febbraio tramite gli appositi moduli di Google Forms che è possibile trovare a questo link.

“Hackability punta a richiamare all’attenzione quei casi in cui è capitato di andare in un posto, usare un oggetto e pensare che non funziona o che potrebbe essere fatto meglio. A noi questo serve per mappare dei bisogni e trovare relative soluzioni. Ragioniamo con imprese, giovani, il mondo della disabilità e gli anziani, con un atteggiamento sperimentale. Tentiamo di costruire dei tavoli di persone che vivono vicine in modo che possano lavorare insieme e interagire facilmente, poi proviamo a equilibrare sui temi dell’accessibilità, tra disabilità motoria, ipovedenti, anziani. Per un progetto in Valle d’Aosta, ad esempio, poi è naufragato a causa del Covid, degli anziani hanno fatto presente che avevano bisogno di aree sosta lungo dei percorsi, panchine per riprendere fiato. Sono richieste semplici, reali” sottolinea il presidente.

Le fasi progettuali

Il progetto si articola in più fasi, seguendo la metodologia Hackability. La prima è lo shadowing, ovvero il recarsi in determinati posti, rifugi, case, piazze, usarli e guardare le persone che li usano a loro volta. “Si cerca di capirne le dinamiche, cosa funziona e cosa no, se c’è coda o se ci si può accedere facilmente, se è fruibile. Chiediamo alle persone di tenere traccia di tutte queste informazioni e delle proprie esperienze”, spiega Boccazzi Varotto, riferendosi anche al sopralluogo programmato per il 15 e 16 marzo a Torre Pellice e Luserna San Giovanni.

In seguito è necessario del tempo per ragionare sopra a quanto osservato. Ci si incontra, si raccolgono i bisogni emersi e li si trasforma in obiettivi, fino a quando non se ne sceglie uno da risolvere. Dopo questo workshop, ogni tavolo prova a sviluppare delle idee progettuali, dei prototipi, e c’è un mese di tempo per farlo. “Il gruppo in questa fase lavora in autonomia, c’è il nostro laboratorio a Torino e probabilmente ce ne sarà uno a Pinerolo, con l’aiuto di un piccolo budget.  Tra i nostri obiettivi c’è anche quello di attivare lo spirito civico. Ci sta a cuore che le persone partecipino per divertirsi, per trovare delle soluzioni, fare innovazione e stare insieme agli altri”.

I progetti verranno condivisi e discussi in un incontro finale, previsto per fine maggio.

“Per questa iniziativa lavoreremo nel Pinerolese, ma in realtà vorremmo raccogliere bisogni che riguardano tutto l’arco alpino, e che in alcuni casi non sono così evidenti, e poi provare a trovare delle soluzioni che possano essere applicate anche altrove”, conclude Boccazzi Varotto.

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Per ulteriori informazioni su Idem è possibile consultare il sito Internet.





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