“Prima l’America”, riparte la corsa agli armamenti con l’incubo della superiorità cinesedi Matteo Castagna

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Gli Usa e la guerra: riparte la corsa alle armi con l’incubo della Cina

Il colonnello Maximilian K. Bremer, direttore della divisione programmi speciali presso l’Air Mobility Command nell’US Air Force e il dott. Kelly A. Grieco, membro senior del Reimagining US Grand Strategy Program, presso lo Stimson Center hanno scritto un’interessante lettera al Direttore, pubblicata sul New York Times, col titolo: “Reinventare la macchina da guerra americana”.


Musk: “L’esercito ha bisogno di droni a lungo raggio e missili”

Non molto tempo dopo che Elon Musk è stato scelto da Donald Trump per guidare il “dipartimento di efficienza governativa”, ha puntato gli occhi su cosa spende il Pentagono. In un post sulla sua piattaforma X, nel mese di dicembre, Musk, amministratore delegato di SpaceX e Tesla, ha dichiarato che “l’America ha bisogno di una grande quantità di droni a lungo raggio (aerei, di superficie e sottomarini) e missili ipersonici”. Ha avvertito: “Qualsiasi cosa con equipaggio morirà molto velocemente in una guerra di droni”.

“Per certi versi, l’avvertimento di Elon Musk non è una novità” – affermano il colonnello Bremer e il dott. Grieco. “Gli esperti ci avvertono da anni che siamo entrati in una nuova era di guerra autonoma e il Pentagono deve tenere il passo. L’amministrazione Trump è insolitamente aperta a ricostruire la macchina da guerra degli Stati Uniti. Settimane prima del suo insediamento, Trump ha iniziato a prepararsi a riempire il Pentagono di dirigenti di start-up e investitori tecnologici, come Stephen Feinberg, il suo candidato vice segretario alla difesa”.

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Cambiano le armi e deve cambiare il ciclo produttivo

Ma perché l’amministrazione Trump apporti una riforma significativa, dovrà fare di più che acquistare droni e cambiare il tipo di armi. Dovrà anche cambiare il modo in cui vengono costruite le nostre armi e la velocità con cui vengono acquisite e introdotte tra forze armate statunitensi.

“La sfida più grande, per qualsiasi esercito, in tempo di pace, è prepararsi per la prossima guerra” – sostengono i due esperti militari, senza nascondere una vena guerrafondaia, tipica di un certo modo di pensare tipicamente statunitense. Di quali armi, capacità e strategie avrà bisogno per combattere e vincere un conflitto, che potrebbe essere tra qualche anno a un decennio o più? Questa è una scommessa che avrà conseguenze importantissime!

Come ogni organizzazione, i militari preferiscono la certezza, ma poiché non possono eliminare l’incertezza, cercano di gestirla. L’approccio tradizionale del Pentagono è quello di migliorare gradualmente le armi esistenti, portare la tecnologia più recente su piattaforme collaudate in battaglia e costruire una versione migliore dello stesso esercito statunitense. Questa, tuttavia, è una strategia vincente solo se i vecchi modi di combattere possono ancora vincere.

Armamenti e tattiche nel segno dell’AI

Oggi, l’America affronta una sfida diversa. Le innovazioni nell’intelligenza artificiale, nelle scienze dei materiali e nella microelettronica stanno sovvertendo lo status quo di armamenti e tattiche. La Cina sta correndo per assicurarsi un vantaggio militare in questa nuova era, acquisendo nuove armi cinque volte più velocemente degli Stati Uniti e costruendo sistemi di intelligenza artificiale e autonomi letali a cui questo paese impone dei limiti.

Semplicemente aggiungendo nuova tecnologia allo stesso tipo di piattaforme, come aerei con equipaggio o navi da guerra più grandi, potrebbe lasciare l’esercito statunitense surclassato da quello cinese.

La trasformazione tecnologica sta avvenendo più velocemente che mai e sta accelerando il cambiamento sul campo di battaglia. I miglioramenti incrementali dei sistemi attuali e i cicli di sviluppo di oltre 10 anni per quelli nuovi non sono solo parte di un approccio obsoleto, sono pericolosi. In un’epoca in cui il cambiamento rapido non è più un vantaggio ma semplicemente il prezzo da pagare per stare al passo,

l’esercito statunitense deve essere pronto ad adattarsi al volo.


La guerra in Ucraina è un test sul futuro degli eserciti

In Ucraina, droni di tutti i tipi, dai quadricotteri economici e dalle barche radiocomandate ai droni d’attacco a lungo raggio, hanno radicalmente alterato la battaglia nella guerra con la Russia. La principale minaccia aerea non proviene da jet da combattimento e bombardieri, ma da migliaia di piccoli droni standard, che negano a entrambe le parti la superiorità aerea e attaccano incessantemente le forze di terra.

La storia è simile in mare, dove l’Ucraina, un paese senza una marina tradizionale, ha scioccato la Russia, usando droni marini carichi di esplosivo per danneggiare o affondare decine di sue navi e costringere Mosca a ritirare la sua flotta più a est. E i droni stanno diventando sempre più intelligenti: i droni ucraini, abilitati all’intelligenza artificiale, possono ora identificare e, dopo l’approvazione umana, attaccare i bersagli in modo autonomo.

Queste innovazioni sarebbero piuttosto destabilizzanti. Ma la velocità del cambiamento è vertiginosa. L’esercito ucraino, a quanto si dice, introduce droni con nuove capacità ogni poche settimane. Mentre i russi si adattano, gli ucraini rispondono a loro volta.


Perché l’Ucraina è riuscita a fermare la Russia

Questa innovazione fulminea è possibile per due motivi: in primo luogo, l’Ucraina ha un’industria nazionale dei droni ampia e diversificata, composta da oltre 200 aziende , insieme a centinaia di piccole aziende e volontari, che producono centinaia di migliaia di piccoli droni economici al mese. In secondo luogo, l’esercito ucraino premia l’agilità rispetto alla certezza nell’adottare e adattare nuove tecnologie, tra cui approvazioni più rapide , prototipazione e test rapidi e collaborazione diretta tra ingegneri e soldati in prima linea.

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“Questa guerra è allo stesso tempo una lezione e un monito per gli Stati Uniti: adattatevi ora o sarete lasciati indietro” – affermano i due massimi vertici dell’esercito, al NYT.

Nel 2016, il comandante del corpo dei Marines, generale Robert Neller, ha annunciato un programma “quad per squadre”, promettendo di equipaggiare ogni squadra dei Marines con i propri droni quadricotteri entro “la fine dell’anno prossimo”. Otto anni dopo, i Marines stanno ancora cercando di far sì che ciò accada. Quindi, qual’è il problema?

Secondo alcuni analisti, l’industria dei droni statunitense è in ritardo rispetto a quella cinese, perché produce solo 5.000-6.000 piccoli droni al mese, rispetto ai più di centomila mensili della Cina e non sono all’altezza della Cina in termini di capacità o costi.


Gli esperti: “Diversificare il rischio”

Bremer e Grieco suggeriscono la loro soluzione per restare in vantaggio: “La nuova amministrazione deve piazzare nuove scommesse. Deve diversificare il rischio. Ciò significa sviluppare un’ampia gamma di sistemi, realizzati da molte aziende, in numeri più piccoli, piuttosto che investire tutte le sue risorse in poche piattaforme di grandi dimensioni con pochi attori principali. Quando tali sistemi dimostrano il loro valore, possono essere rapidamente ampliati e aggiornati. I sistemi che non riescono a raggiungere il livello e le aziende che li producono vengono lasciati indietro”.

Inoltre, concludono: “La diffusione della tecnologia implica che la superiorità militare degli Stati Uniti non deve derivare solo dalle armi che possiede, ma anche dal modo in cui le usa. Ciò richiede una stretta collaborazione tra operatori, ingegneri e personaggi del settore. L’innovazione prospera quando le idee vengono testate e perfezionate sul campo, non solo nei laboratori”.

L’attuale approccio del Pentagono affonda le radici in una mentalità che ha funzionato per le guerre dell’era industriale del XX secolo, inclusa la Guerra fredda. Il compito dell’amministrazione Trump è di portare l’esercito nel XXI secolo. “Il futuro della guerra e della deterrenza richiede diversità, flessibilità e velocità” – scrivono queste tre parole d’ordine sul New York Times i due alti funzionari. Prima gli Stati Uniti si adatteranno, meglio saranno preparati per i conflitti a venire, sebbene l’orientamento potrebbe apparire come un modo per scongiurare un eventuale monopolio di Elon Musk nell’industria bellica di nuovissima generazione.


La battaglia sulle armi si combatte contro la Russia

Una delle sfide principali dell’ “America first” sarà, proprio, la capacità di gestione degli armamenti, attraverso una strategia vincente sulla Cina, che, al momento, è nettamente superiore. Probabilmente, è anche questo uno dei motivi per cui il decisionista Presidente Donald Trump sembra andare più cauto del previsto nelle relazioni con Xi Jinping e dovrà stare attento a non fallire, laddove i dazi portassero ad una guerra commerciale con lui, in un periodo di netto svantaggio militare.



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