Colasanti casa d’aste: tra tradizione e innovazione nel mercato dell’arte

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Colasanti Casa d’Aste è una realtà familiare che ha saputo evolversi nel tempo, adattandosi ai cambiamenti del mercato e alle nuove dinamiche del collezionismo. Fondata da un antiquario con una lunga esperienza nel settore, oggi è guidata da Francesca Colasanti insieme al padre e alla sorella. In questa intervista, Francesca Colasanti racconta l’evoluzione della casa d’aste, l’impatto della digitalizzazione e le prospettive per il futuro.

Dall’antiquariato alle aste: l’evoluzione di Colasanti

GF: Come nasce la Casa d’Aste Colasanti?

Francesca Colasanti: Colasanti è una casa d’aste a conduzione familiare, fondata da mio padre, che inizialmente era antiquario con un negozio in via del Babuino a Roma. Circa vent’anni fa, abbiamo iniziato con le aste quasi per gioco, ma poi la cosa è diventata seria e oggi siamo una realtà consolidata.

GF: Com’è cambiato questo lavori da quando avete cominciato ad oggi? 

FC: Il cambiamento più grande è stato il passaggio al digitale, accelerato dal Covid. Noi eravamo già strutturati con una nostra piattaforma, quindi non ci ha trovati impreparati. Prima le aste si svolgevano in presenza con 50-60 persone in sala, oggi il pubblico è decisamente più ridotto, ma il mercato si è ampliato grazie alle vendite online.

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L’impatto del digitale e l’evoluzione del collezionismo

GF: Questo cambiamento ha migliorato le performance?

FC: In parte sì. Abbiamo perso il contatto diretto con i clienti, ma vendendo molto all’estero, era inevitabile. Per esempio, nell’asta di design, l’80% dei lotti viene acquistato da collezionisti internazionali. Tuttavia, manteniamo un approccio familiare e chi viene in sede percepisce un ambiente accogliente, dove il cliente non è solo un numero.

GF: Anche voi avete registrato un boom durante il periodo del Covid seguito da un calo, oppure siete riusciti a mantenere la crescita?

FC: Tra il 2021 e il 2022 gli acquisti erano molto più compulsivi, poi nel 2023 c’è stata una leggera flessione. Nel 2024, però, abbiamo registrato una crescita.

GF: Nel 2024 avete registrato risultati positivi, a differenza delle grandi case d’aste che hanno subito una flessione del 20-30%?

FC: Sì, devo dire che per noi il 2024 è andato meglio del 2023, con un incremento nelle vendite.

Aste tradizionali e a tempo: due approcci diversi

GF: Quante aste di arte moderna e contemporanea organizzate ogni anno?

FC: Facciamo due aste con catalogo all’anno, ma le affianchiamo con diverse aste a tempo online, che stanno funzionando molto bene, soprattutto per le opere del Novecento.

GF: Ci sono differenze nei risultati tra aste a tempo e aste tradizionali?

FC: Sì, le aste a tempo generalmente hanno risultati più contenuti, perché vi inseriamo opere di fascia media. Tuttavia, a volte capita che alcuni lotti ottengano risultati superiori rispetto a quanto avrebbero realizzato in un’asta tradizionale, grazie alla dinamica dei rilanci online.

Progetti e sfide per il 2025

GF: Quali sono le aste più attese del 2025?

FC: A marzo avremo un’asta di arte moderna e contemporanea con un’importante opera di Kounellis. Poi ci sarà l’asta di design, settore che funziona molto bene a livello internazionale, soprattutto negli Stati Uniti. In catalogo avremo nomi come Gio Ponti e Fornasetti.

GF: Il pubblico del design è più internazionale rispetto a quello dell’arte moderna?

FC: Sì, soprattutto americano. Gli acquirenti spesso comprano più di un lotto e organizzano spedizioni collettive per ammortizzare i costi. L’antiquariato, invece, rimane più legato al mercato europeo, in particolare Germania, Inghilterra e Francia.

GF: Il mercato delle acquisizioni è cambiato?

FC: Trovare opere di qualità è sempre stata una sfida. A Roma, per esempio, nelle case capita di trovare una console del ‘700 con sopra un quadro moderno. La difficoltà maggiore oggi riguarda l’arte moderna, che è meno disponibile rispetto al passato. Per questo puntiamo molto sui collezionisti privati, che spesso vendono per rinnovare la propria raccolta.

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GF: Qual è la differenza tra il mercato italiano e quello estero?

FC: In Italia il collezionismo ha ancora una forte componente speculativa: molti comprano con l’idea di fare un buon affare o come forma di investimento. Nel 2024, per esempio, le aste di gioielli e argenti sono andate molto bene, perché questi beni sono considerati un rifugio sicuro in tempi di incertezza economica e geopolitica. All’estero, invece, l’approccio è più orientato alla passione per l’arte.

Uno sguardo al futuro

GF: Come vede il futuro del mercato delle aste?

FC: Il mercato dell’arte ha sempre avuto alti e bassi, ma resta solido. La passione per il collezionismo si combina oggi con un nuovo approccio all’investimento. Noi ci adattiamo diversificando l’offerta e segmentando le aste per merceologie, così da facilitare l’esperienza d’acquisto.

GF: E il futuro di Colasanti?

FC: Siamo positivi. Quest’anno abbiamo rinnovato lo staff con nuovi giovani professionisti e continuiamo a innovare. Il mercato cambia, ma finché c’è passione, c’è futuro.





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