È il “rootista”, ovvero il “turista delle radici”, così come delineato dall’indagine condotta da SWG per Confcommercio-Imprese per l’Italia, di cui si è parlato oggi (mercoledì 5 febbraio 2025) a Firenze nel convegno organizzato in Palazzo Strozzi Sacrati da Confcommercio Toscana e Italea Toscana, declinazione regionale di Italea, il programma lanciato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale all’interno del progetto PNRR e finanziato da NextGenerationEU. Presenti al convegno anche il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e l’assessore Leonardo Marras, che in apertura hanno sottolineato l’importanza dell’iniziativa per mettere a punto le misure utili a valorizzare anche in Toscana il turismo delle radici, che apre nuove prospettive di crescita.
“Non si pensa spesso alla Toscana come terra di emigrazione – ha detto il presidente della Toscana Eugenio Giani -. Altre regioni hanno certo numeri maggiori. Ma non sono comunque pochi i toscani all’emigrati all’estero: nell’Ottocento, il secolo dopo una volta finita la seconda guerra mondiale, qualcuno anche più di recente, visto che nel 2023 erano 214 mila i toscani nel mondo, quasi il 6 per cento della popolazione residente. E i figli, nipoti e bisnipoti di quei migranti, con la Toscana nel cuore, potrebbero oggi tornare a visitare la Toscana diffusa dei loro avi, i suoi borghi pittoreschi, le dolci colline, le isole e le montagne. Una scommessa ed un’opportunità. Un viaggio del cuore a ritroso– ha proseguito Giani – Dallo Scozia e dalla Francia ad esempio dove figurinai, camerieri, braccianti ed operai sono emigrati dalla Lunigiana, dalla California, Argentina e Brasile dove tanti sono i lucchesi, dall’Australia che fu scelta da numerosi elbani. Li aspettiamo”.
Questo particolare tipo di viaggiatore resta in media 12-15 giorni nel nostro Paese, con un budget fra i 3.000 e i 5.000 euro comprensivo di volo, soggiorno, pasti, trasporti e attività. Viaggia in coppia o in famiglia e privilegia soggiorni in piccoli hotel, B&B o case vacanza nei borghi di origine. Vuole esperienze autentiche, dalla visita ai luoghi dove tutto è iniziato all’enogastronomia tipica, e spesso si affida a percorsi organizzati per ricostruire il passato della propria famiglia.
Secondo Giovanni Maria De Vita, responsabile del progetto per la Direzione Generale Italiani all’Estero – MAECI, Il turismo delle radici «è una risposta all’overtourism: chi viene è interessato a vivere un’esperienza diversa. Viene per visitare i nostri piccoli borghi ma anche per vivere le tradizioni e abitudini di quei luoghi di cui tanto ha sentito parlare attraverso i ricordi delle generazioni che lo hanno preceduto», ha affermato durante il convegno fiorentino
“A differenza del turista tradizionale, il turista delle radici non è attratto dalle mete più note, ma dalle località legate alla sua storia familiare. Questo significa, anche per la Toscana, che puntare su questa tipologia di turista equivale a valorizzare borghi, tradizioni e territori meno battuti, creando un ponte tra il passato e il futuro, tra chi è partito e chi ora ritorna – evidenzia il presidente di Confturismo Toscana Confcommercio Daniele Barbetti – Dobbiamo intercettare questi viaggiatori con un’offerta sempre più su misura, in grado di trasformare il ritorno a casa in un’esperienza indimenticabile. Convegni come questo di Firenze servono proprio a mettere in rete tutti i soggetti che compongono la filiera del turismo delle radici, dagli enti pubblici a musei, archivi, strutture ricettive e tutti i professionisti e le imprese del turismo potenzialmente interessati”.
- “L’enogastronomia ha un ruolo importante nel percorso di recupero delle memorie familiari, ecco perché come Fipe Confcommercio guardiamo con interesse a questo nuovo segmento dell’offerta turistica – ha sottolineato il presidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano, che è anche vicepresidente vicario nazionale dei pubblici esercizi Fipe Confcommercio – ci aiuta a mettere in rilievo i nostri valori e a promuovere anche all’estero la conoscenza della vera tradizione culinaria italiana. I turisti delle radici sono mossi dall’amore e dal rispetto per l’Italia: nulla di più desiderabile come antidoto a quel turismo di massa che è diventato ormai insostenibile in tante grandi città italiane”.
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