L’aggiornamento prevede l’introduzione di un assistente virtuale che troviamo nella colonna destra di Gmail, con cui è possibile interagire per leggere e filtrare i messaggi ricevuti, recuperare allegati o riassumere thread di conversazioni e scrivere da zero delle bozze di mail
«Ciao Gemini, mi scrivi una email da mandare al caporedattore per proporgli un articolo?».
Ora l’intelligenza artificiale targata Google è stata integrata in Gmail (nella suite Workspace, quindi anche in Documenti, Meet, Fogli e via dicendo) e probabilmente non c’è modo migliore per raccontare che cosa significhi per gli utenti se non sperimentandone le possibilità in prima persona. L’aggiornamento prevede l’introduzione di un assistente virtuale che troviamo nella colonna destra di Gmail, a cui si accede cliccando sull’immagine dell’Ai (una specie di stella) e con cui è possibile interagire per leggere e filtrare i messaggi ricevuti, recuperare velocemente (così sostiene) allegati persi nei meandri della casella di posta elettronica, riorganizzare gli spazi della nostra email, scrivere da zero delle bozze di mail in base alle richieste fatte. L’obiettivo di Mountain View è quello – dicono – di semplificare la vita agli utenti, facendo risparmiare tempo e ottimizzando il lavoro, ma sarà davvero così? Come sempre, al rilascio di una novità, Big G ci tiene a precisare che «Gemini per Workspace può fare errori, anche riguardo a persone, quindi verifica le sue risposte». Non resta che metterlo alla prova.
L’idea di scrivere un prompt dettagliato per chiedere all’Ai di generare da zero una email da inviare a un collega, un amico o al dipendente del servizio clienti di un hotel è – per chi scrive – leggermente straniante all’inizio. Il pensiero, mentre digitiamo i primi comandi, è «se invece di scrivere tutte queste indicazioni precise per Gemini avessi scritto direttamente il testo dell’email, avrei già finito», ma proseguiamo nella prova.
Chiediamo a Gemini di scrivere una email rivolta al caporedattore di LogIn per proporgli un articolo a tema «L’Ai integrata nella suite Workspace: come usare l’intelligenza artificiale per scrivere una email». E la risposta che Gemini genera per noi è corretta (al netto di qualche ripetizione che avremmo evitato): il tono è abbastanza giusto, è dettagliata, ma non si dilunga eccessivamente, la chiusura è semplice, ma cordiale. Promosso, ma con riserva: rimane più formale di quello che avremmo voluto, ma forse avremmo dovuto specificarlo meglio nel prompt. A questo punto proviamo a modificare la richiesta, cambiando totalmente ambito. Chiediamo a Gemini di scrivere una email da mandare al servizio clienti di un hotel per avere informazioni su un possibile soggiorno di due notti, per due persone: quali sono i servizi inclusi, quali quelli disponibili su richiesta, quanto costa il pernottamento e se la colazione è inclusa. Anche in questo caso, nessun errore, ma neanche un guizzo che mi faccia pensare «Potrei delegare questo genere di email all’Ai».
E se chiedessimo a Gemini di comporre una email più complessa, pensata per una persona che ci conosce bene e con un tono quindi ancora diverso? Per esempio, un messaggio da inviare alla sorella per proporle un weekend a Madrid ad aprile, che contenga anche qualche spunto sugli hotel e sui voli. Gemini genera un testo molto base, che chiediamo di modificare aggiungendo informazioni e ampliando i dettagli: itinerario per un weekend di esplorazione della città, con anche suggerimenti su musei e visite da fare. E la risposta non è male, potrebbe essere una buona base su cui lavorare: c’è uno scheletro su cosa fare nei giorni e cosa vedere, dove alloggiare, dove andare a mangiare e come passare le serate. Quello che è – ovviamente, e per fortuna – molto diverso è il tono: Gemini ha provato a «scaldare» la conversazione, sostituendo i «cordiali saluti» di prima con un più affettuoso «un abbraccio» e aggiungendo un «Sarebbe bellissimo passare un weekend insieme a Madrid!», ma è comunque distante da quello che avremmo scritto se avessimo composto la mail in prima persona. E questo è il punto fondamentale di questa prova: sebbene Gemini possa fornire un valido supporto nella stesura di una bozza, è comunque necessaria una revisione dei contenuti e del tono del messaggio, soprattutto se la persona a cui è indirizzata la mail è qualcuno che conosciamo e che conosce il nostro stile di scrittura.
Perché non provare quindi una delle altre possibilità dell’assistente virtuale integrato in Gmail, come la ricerca nell’archivio? Quante volte c’è bisogno di recuperare un allegato di cui si sta parlando in una call e che ci siamo, magari, dimenticati di salvare? In un istante Gemini recupera l’allegato desiderato nel mare magnum di email e documenti ricevuti. Ma riesce anche a isolare tutte le email scambiate con una persona in particolare (anche andando molto indietro nel tempo: abbiamo chiesto a Gemini di recuperare tutte le email con gli appunti delle lezioni dell’università scambiate con una cara amica e compagna di esami) o su un tema nello specifico. O ancora, l’Ai di Google è in grado di evidenziare i biglietti per la visita a un museo comprati un sacco di tempo prima e poi dimenticati nella casella di Posta in arrivo fino al momento in cui servono urgentemente per l’ingresso alla mostra. Questa è una funzionalità molto utile, soprattutto per ritrovare contenuti che altrimenti sarebbe molto lungo e faticoso recuperare in autonomia, magari dovendo ricorrere ai filtri e perdendo del tempo a impostarli correttamente.
In sostanza, se dovessimo consigliare che approccio usare con Gemini su Gmail, diremmo che è divertente provarlo e che la funzionalità di ricerca nell’archivio è parecchio interessante e utile, mentre quella di generazione delle email è da usare e testare con cautela: non abbiamo riscontrato errori o gravi inesattezze, anzi, ma semplicemente il rischio di usare Gemini in toto è di far comprendere al destinatario che a comporre il messaggio non siamo stati noi, ma un computer.
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