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È stato ufficialmente inaugurato il nuovo depuratore di Area Centrale nel quartiere genovese di Cornigliano.
Lo ha costruito e lo gestirà Iren, attraverso Iren Acqua. Il depuratore è entrato in funzione a dicembre, ci vorranno sei mesi perché entri a regime.
Un investimento complessivo di circa 61,5 milioni di euro, segna un cruciale passo in avanti nel sistema di gestione delle acque cittadine, grazie alla sua elevata efficienza: il depuratore avrà una capacità di trattamento delle acque reflue per una popolazione di 250.000 abitanti equivalenti, cui corrisponde una portata di circa 50.000 mc/giorno, con un incremento di capacità pari a quasi il 40% in più rispetto al precedente impianto di val Polcevera (circa 15 milioni di metri cubi). Circa 600.000 gli abitanti equivalenti per quel che riguarda la linea fanghi.
Alta tecnologia che produce un minimo impatto ambientale: i sistemi consentono di occupare una superficie notevolmente ridotta rispetto ai depuratori tradizionali (solo 15 mila metri quadrati), comportando un minor consumo di suolo.
Il sistema di ultra-filtrazione a membrane (Mbr – Membrana Bio Reactor), la più innovativa modalità di filtrazione attualmente esistente, in grado di garantire l’abbattimento degli inquinanti con il raggiungimento di valori allo scarico di molto migliorativi rispetto a quanto previsto dalla normativa. Le caratteristiche dell’acqua depurata la rendono idonea per il riutilizzo, oltre che nei processi dello stesso impianto, anche, ad esempio, per l’irrigazione, per la pulizia delle strade, per l’utilizzo antincendio o a servizio dell’industria. Il project manager Claudio Casale dice: «Una produzione annua pari a metà del lago del Brugneto». Il Brugneto ha una capacità massima di 25,13 milioni di metri cubi d’acqua. Le membrane bloccano anche le microplastiche e i batteri (non i virus).
Il trattamento dei fanghi permette la produzione di biogas che, tramite cogenerazione, sviluppa calore ed energia, a servizio dell’impianto, rendendolo quasi autosufficiente.
Un ulteriore affinamento del fango, tramite idrolisi termica, riduce ulteriormente il volume del materiale da smaltire.
«Il depuratore − spiega Casale − diventerà una sorta di hub dei fanghi per diversi impianti, penso a quello in Darsena, in modo da poter gestire al meglio i fanghi e seccarli in maniera molto spinta. Tant’è vero che è il primo impianto per quello che riguarda Iren a usare l’idolisi termica. Ha senso farlo qui perché le dimensioni critiche sono tali da giustificare anche economicamente un investimento del genere. Su impianti più piccoli non avrebbe senso per motivi di costi, di spazi, di volumi di un impianto del genere».
L’impianto è diviso in vari capannoni che contengono le diverse fasi del processo: trattamento fisico, motore biologico e le membrane che sono il cuore dell’impianto, la parte più tecnologicamente avanzata.
«Un impianto completo che in parte si automantiene − ricorda Casale − che potrà soddisfare fino al 70-75% del consumo energetico dell’impianto, quindi anche dal punto di vista ambientale si presenta in condizioni ottimali. L’essere in area industriale riduce l’impatto paesaggistico, gli odori sono praticamente nulli, grazie a impianti tenuti in depressione e scrubber. Ogni scrabber è dedicato a un particolare locale per trattare al meglio gli odori. L’altezza degli edifici significa che abbiamo dovuto comprimere un impianto che normalmente occuperebbe più del doppio dell’area».
Un impianto simile è già a Quinto e sarà realizzato anche nel Tigullio, oltre che alla Spezia.
Gianluca Bufo,amministratore delegato di Iren, spiega: «Con oltre 11.000 chilometri di rete fognaria e 34 grandi impianti di depurazione, di cui 16 nella sola Liguria, Iren ha già avviato importanti investimenti per il potenziamento delle infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre le perdite, implementare la capacità di riutilizzo, garantendo, al contempo, alte efficienze depurative. L’acqua può essere rimessa a mare o riutilizzata per usi di irrigazione per l’agricoltura o per usi industriali. Ciò che viene utilizzato nelle nostre case ha la garanzia che possa andare in maniera corretta a mare».
Non tutte le opere connesse sono terminate, per esempio la dismissione del fangodotto della Volpara è prevista nel 2027, secondo le previsioni di Bufo. «Stiamo cercando di arrecare il minor disturbo alla città», aggiunge.
Il piano industriale di Iren al 2030 prevede per la provincia di Genova circa un miliardo e mezzo di euro di investimenti, conferma Bufo: «Questo miliardo e mezzo, il grosso, va nel sistema idrico, circa 300 milioni per l’efficienza energetica degli edifici, della pubblica amministrazione, quindi nel contenimento del consumo di energia. Inoltre ci sono altri 300 milioni di euro sulle reti gas e poi altri investimenti sulle nostre altre linee di business. È un impegno importante perché questo miliardo e mezzo è inserito nei circa 8,2 miliardi del totale degli investimenti di Iren, quindi è una componente che sulla città si farà sentire».
Per quanto riguarda le reti idriche in città le perdite sono del 23% rispetto una provenienza storica della città al 30% e una media nazionale superiore al 40%. «Su Genova − evidenzia Bufo − scontiamo una serie di sistemi acquedottistici, tre molto vecchi, nati indipendenti tra loro, ma sui quali stiamo lavorando da tanto tempo».
«Il mio primo pensiero − dice il sindaco facente funzioni Pietro Piciocchi − è per tutti i cittadini di Conigliano che più di altri anno sofferto la tematica dell’inquinamento. È un momento importante che restituisce qualità di vita a tutti i nostri cittadini e i benefici sono notevolissimi. Lo possiamo vedere anche da come è migliorata la qualità del mare della nostra città da un po’ di anni a questa parte».
«L’impianto vecchio ritorner a disposizione del Comune − ricorda il presidente della Regione Marco Bucci − lì ci sarà fatto un grande parco e un’estensione di quello che è in Villa Bombrini. Questo è l’impianto numero uno anche solo per tecnologia, oltre che per volume. Il potere di utilizzare l’acqua ci consente di chiudere il ciclo e ha un valore enorme, soprattutto al giorno d’oggi. Ricordiamoci che gli investimenti che vengono fatti su questi impianti sono già in parte ripagati e saranno ripagati completamente con la bolleta dei cittadini».
Nel Tigullio si sta cercando di fare lo stesso percorso, con qualche difficoltà: «A Chiavari c’è un impianto vecchio − ricorda Bucci − il problema grosso è Lavagna e la parte più a Nord dell’Entella. Il progetto è fermo in questo momento al Consiglio di Stato, quindi nel frattempo io so che in Città Metropolitana si stanno riunendo per mettere in piedi altre valutazioni. Non posso dire altro, noi seguiamo quelle che sono ovviamente le sentenze del Consiglio di Stato, ma ovviamente anche le esigenze dei vari sindaci. Alcuni premono per avere tanti impianti piccoli, qualcun altro preme per avere un impianto solo per tutta la valle. Ambedue le soluzioni sono valide, dipende soltanto da quanto ci vorrà per implementarle».
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