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Non è rimasto senza risposta l’avviso del 12 luglio scorso della società in house del Ministero della Difesa Difesa Servizi spa con cui gli operatori economici interessati venivano invitati a presentare proposte di finanza di progetto “per la riqualificazione, valorizzazione e sfruttamento economico in concessione” di 33 immobili (e alcuni fari) selezionati e divisi in quattro diversi gruppi, a seconda delle varie possibilità di ‘riqualificazione’: strutture turistico-ricettive, complessi sportivi, aree logistiche, depositi e magazzini. Tra questi sei ex idroscali: a Cagnano Varano in provincia di Foggia, Desenzano del Garda in Provincia di Brescia, Bracciano in Provincia di Roma, a Taranto, e infine, i siciliani, a Marsala e a Siracusa, il De Filippis.
Due le proposte presentate per l’idroscalo di via Elorina, una nei termini – quella della PAC srls di Siracusa, soggetto capofila (attività prevalente: ristorazione con somministrazione), una fuori dai termini – quella della CIRCUS srl di Roma (attività di riprese fotografiche).
Tra i proponenti siracusani il dottor Maurizio Provenza che abbiamo incontrato presso la sede dell’Art Gallery Mirabella a Palazzo Abela Danieli.
Dottor Provenza, solo voi a Siracusa avete presentato un progetto. Quali erano i requisiti richiesti?
Difesa Servizi ha indicato in particolare la destinazione turistico culturale e la riattivazione delle attività dell’idroscalo. Parte dei locali resteranno invece a disposizione dell’aeronautica, tra questi per esempio la vecchia casa del generale, l’edificio più storico, quello che si vede nelle fotografie quando Mussolini venne a Siracusa, poi abitazione del comandante dell’idroscalo.
Il vostro progetto prevede strutture ricettive alberghiere, ristoranti, bar?
Sì, ma senza che siano previste nuove costruzioni o demolizioni. Si tratta solo della riqualificazione e nuova destinazione degli edifici già presenti nell’area. Ha presente i luoghi? Appena entra sulla destra ci sono tre capannoni, uno accanto all’altro, giusto? Questi tre capannoni verranno utilizzati come sale multifunzionali (centro congressi, cinema, teatro): una da 600 posti, una da 300, un’altra sui 200. Più avanti, sempre sulla destra, si trova l’hangar, un grande fabbricato, che manterrà questa funzione. La mensa/circolo ufficiali di fronte all’hangar sarà un ristorante. La palazzina gialla centrale, già foresteria, albergo, mentre in quella verde al piano terra ci saranno, come richiesto, uffici dell’aeronautica e al primo piano altre camere d’albergo.
Quale sarà la classificazione dell’hotel? Pensate a un cinque stelle?
Non credo ci siano i requisiti per un cinque stelle. Gli hotel extra lusso non amano la ‘contaminazione’ con il popolo… non puoi fare un cinque stelle se pensi anche a un centro congressi… piuttosto un quattro stelle.
E per quanto riguarda ‘la riattivazione delle attività dell’idroscalo’? Si tratta di un prerequisito indispensabile? Non sembrava esserlo da alcune risposte di Difesa Servizi alle domande di chiarimento.
Sì lo è. Attualmente l’hangar è destinato a un elicottero ma chiedono un idrovolante.
Con funzione turistica? per un turismo d’elite, certo! Quanto verrà a costare? Di quanti posti? Il Ministero tra l’altro riconosce un maggior punteggio nel caso di una proposta per mettere in rete più di un idroscalo, eventualmente tutt’e sei, così da consentire “il collegamento aereo, mediante idrovolanti, per finalità turistiche, culturali, sportive e ricreative”.
Non so se qualcuno ha presentato un progetto in questo senso. Era necessario un sopralluogo di verifica da parte di noi proponenti, e a Siracusa l’abbiamo fatto solo noi e la Circus. Saremmo dovuti andare anche a Trapani! Che poi, quando si parla di riattivare un idroscalo non c’è solo l’idrovolante – per rispondere alle sue domande: abbiamo pensato a un tre posti, costi previsti 600/700mila euro – ma anche tutto il resto: un’officina qualificata, istruttori qualificati, un distributore di carburante, un molo attrezzato. Noi la facciamo semplice, ma dietro c’è un bel po’ di lavoro che bisognerà fare.
Le posso chiedere di quanto sarà il vostro investimento? Siete capofila di un raggruppamento di imprese?
Intorno ai 5 milioni. La PAC, una società di gestione alberghiera di Rosario Provenza, un tour operator di Palermo che ha la funzione cruciale della commercializzazione, l’Avio Club di Siracusa per quanto riguarda le attività di volo connesse.
Parlava di molo: quello già esistente?
Sì, è un molo in cemento Da ripristinare.
Ma lei ritiene compatibile ‘la riattivazione delle attività dell’idroscalo’ con quanto, almeno a livello progettuale, si prospetta nel Porto Grande, con le nuove, eventuali, infrastrutture per la nautica da diporto?
Io mi sono laureato nel ’92 e già sentivo parlare dell’utilizzo dell’area Spero, dei grandi affari della città. Ma da allora non si è mosso nulla. L’unico affare che ho visto muoversi è stato quello dell’Hotel delle Poste grazie a un’iniziativa del gruppo Russotti. A mio avviso il progetto del Porto Spero non è fatto per essere realizzato.
Troppo impattante?
No, non per questo.
E per cosa sarebbe stato fatto allora?
Perché c’è stato un periodo di impazzimento in Italia, quando abbiamo fatto il porto turistico, in cui sembrava che bastasse fare un progetto, pur se faraonico, e sarebbero arrivati i finanziamenti a prescindere dalla validità stessa del progetto. È il mio parere. E d’altra parte, abbiamo iniziato a fare un porto e non riusciamo a finirlo…
Torniamo al vostro progetto. Vedete criticità particolari?
Lei sa che il bando prevede un uso duale, civile e militare, giusto? E nel bando si precisa che, per uso duale, si intende che la gestione economica-commerciale del compendio, oltre ad essere rivolta all’utenza civile, “dovrà necessariamente prevedere forme di utilizzo/agevolazioni in favore delle Forze Armate di riferimento e più in generale del personale dell’Amministrazione Difesa (esempio: agevolazioni, scontistiche, posti riservati, servizi dedicati, e altro)”. Un modo veloce per il Ministero di azzerare i costi oggi stratosferici sostenuti per i servizi di gestione (mensa, manutenzione, pulizie) scaricandole sui privati costretti a praticare per loro prezzi di favore. Tanto, se poi accade qualcosa, per un’esigenza operativa o il capriccio di un generale, e serve per esempio fare atterrare un elicottero, ti impartiscono l’ordine e occorre ubbidire. Le racconto un episodio che conoscono in pochi. Circa trentacinque anni fa, a Siracusa arrestarono due terroristi ma non li portarono presso la caserma dei Carabinieri. Li portarono nella base militare dell’Idroscalo, che andò in massima allerta. C’erano le massime istituzioni militari, tutti, e poi da qui li portarono a Sigonella. Insomma, i privati investono su un bene di cui non hanno la proprietà e neanche la piena disponibilità, e loro mantengono i vantaggi.
L’idroscalo costituirebbe quindi una sorta di servitù.
Sì, e non è chiaro, forse non lo è neanche a loro, come questa servitù di tipo militare per fare decollare e atterrare un idrovolante possa ancora funzionare. Occorre sapere che in termini normativi l’idrovolante è assimilato a una imbarcazione. Non a un aereo. E questo risolve tutti i problemi di imbarco, sbarco, eccetera. Però giustamente bisognerà vedere poi come la Capitaneria di Porto potrà garantire che tutto si svolga in piena sicurezza. A Desenzano del Garda hanno attivato una pista per idrovolanti. Hanno messo delle boe e c’è un avvistatore, una barca che, nel caso di un atterraggio, si accerta che nessuno attraversi il lago. Una soluzione di questo tipo è praticabile. Ci sono delle distanze da rispettare ma tutto sommato, fino a quando non ci sarà il porto turistico, non ci dovrebbero essere problemi.
Quali dovrebbero essere i tempi di realizzazione del vostro progetto?
Non si tratta di lavori enormi: tre anni potrebbero bastare, anche se per tutti si tratta di una sorta di sperimentazione visto che è la prima volta che si fa un’operazione di questo tipo. Io non ho chiaro, e in effetti non so se lo sia per altri, chi dovrebbe dare le concessioni edilizie visto che l’area è del demanio militare.
Lo avete chiesto a Difesa Servizi?
L’abbiamo chiesto. E la risposta è stata che c’è una normativa che verrebbe in aiuto ma è tutto vago per ora. Ci penseremo al momento opportuno.
Credo che lei sappia che su quest’area da tempo è vivace il dibattito cittadino e che diverse sono state le proposte per la sua riqualificazione e soprattutto per una sua restituzione alla città, alla libera fruizione dei cittadini, da quelle del Comitato per la riqualificazione a quelle inviate dallo stesso sindaco Francesco Italia al Ministero della Difesa chiedendo in sostanza la smilitarizzazione, semmai anche parziale, dell’area e la sua restituzione alla cittadinanza. Il vostro progetto appare lontano da tutto questo. Nulla di più che una privatizzazione.
Non sono d’accordo. Prevediamo, come le ho detto, un bar ristorante e sale multifunzionali a disposizione della città. C’è il giardino. Lo stesso sindaco, con cui abbiamo subito parlato, ha espresso soddisfazione per l’iniziativa e la possibilità, data la nostra piena collaborazione, di realizzare quella pista ciclopedonale, fino alle saline, di cui si parla da anni. Ma certo l’Amministrazione dovrà fare la propria parte. Aprire una via d’accesso pedonale alla pista, decidere cosa fare del vecchio macello, riqualificare l’area del mercato ittico, chiedere le necessarie concessioni demaniali.
Quindi accordo pieno con l’Amministrazione che rinuncia così alle sue proposte… Avete già avuto anche un’interlocuzione con l’Autorità di Sistema dal momento che anche quell’area dovrebbe cadere sotto la sua competenza?
Veramente ancora questo non è chiaro. Non si sono posti ancora questo problema.
Il Presidente Di Sarcina? Ha parlato con lui?
No, non ancora con lui. Al momento solo un’interlocuzione con gli uffici militari.
Avete idea di quando tempo ci vorrà per conoscere l’esito della vostra proposta?
Sono passati due mesi e mezzo dalla presentazione del progetto e non ho idea di quali saranno i tempi considerando la burocrazia della pubblica amministrazione. E d’altra parte sono in ballo tantissimi siti. Immagino che ci vorrà ancora molto tempo.
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