Neonatologia, Italia e Spagna fanalino di coda in Europa per numero di professori ordinari (oltre che per nascite)

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di
Ruggiero Corcella

Indagine della Società Europea di Rianimazione Neonatale e Pediatrica (Espnic), pubblicata du Lancet Regional Health. Il nostro Paese conta solo 9 professori ordinari di Neonatologia, contro i 20 del Regno Unito, i 30 della Germania e i 35 della Francia. Ne servirebbero almeno il doppio

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Oltre ad essere «il Paese delle culle vuote», l’Italia detiene anche un altro non invidiabile primato: fanalino di coda in Europa per quanto riguarda il numero di professori ordinari in Neonatologia. Lo mette nero su bianco un’indagine effettuata 2024 dalla Sezione di Terapia Intensiva Neonatale della Società Europea di Rianimazione Neonatale e Pediatrica (Espnic), pubblicata su Lancet Regional Health che fotografa una situazione preoccupante: l’Italia conta solo 9 professori ordinari di Neonatologia, contro i 20 del Regno Unito, i 30 della Germania e i 35 della Francia. Anche in rapporto alla popolazione, i dati non migliorano, con il nostro Paese superato da nazioni come Romania, Olanda, Svizzera e Grecia. Peggio dell’Italia, tra i Paesi analizzati, solo la Spagna.

Una disciplina dalle competenze particolari

Gli autori principali sono Manuel Sanchez-Luna (presidente della Sezione; Spagna) e Francesco Raimondi  (vicepresidente; Italia) che scrivono: «La neonatologia si occupa dei bambini più piccoli, gravemente malati e quindi dei pazienti più fragili -scrivono gli autori nel preambolo. Hanno una fisiopatologia peculiare e possono essere colpiti da disturbi tipicamente neonatali (ad esempio malformazioni, displasia broncopolmonare) o da condizioni pericolose per la vita (ad esempio sepsi, insufficienze d’organo) che si verificano anche in pazienti più anziani. Pertanto, la Neonatologia si basa su un mix di conoscenze come Ostetricia e Medicina fetale, Genetica, Pediatria, Anestesiologia e, soprattutto, Terapia intensiva. Inoltre, la medicina neonatale ha visto un marcato avanzamento tecnico e quindi si basa in modo considerevole sull’uso di dispositivi ad alta tecnologia.




















































Manca un pieno riconoscimento a livello accademico

E, prosegue l’articolo, alla cui stesura ha collaborato Daniele De Luca (ex presidente della Sezione; Francia),  «data questa complessità è evidente che la Neonatologia dovrebbe essere pienamente riconosciuta da un punto di vista accademico. Ciò si traduce in lavori accademici dedicati in cui questa complessità può essere esplorata in tutti i suoi dettagli di insegnamento e ricerca. L’Endocrinologia o la Chirurgia dei trapianti difficilmente verrebbero pensate o innovate, professori di Medicina interna o Chirurgia generale. Allo stesso modo, i professori di Pediatria difficilmente possono contribuire alla formazione avanzata, alla ricerca e allo sviluppo della Neonatologia. Tuttavia, c’è un’ampia variazione nel numero di professori ordinari di Neonatologia tra i Paesi europei come mostrato da un sondaggio condotto dalla Sezione di terapia intensiva neonatale della Società europea per la terapia intensiva pediatrica e neonatale (ESPNIC). In alcuni Paesi queste posizioni sono solo una manciata e la Neonatologia è in qualche modo considerata accademicamente meno importante o soggetta alla Pediatria. Se includiamo posizioni accademiche inferiori, il quadro non cambierebbe in modo significativo. I professori ordinari di Neonatologia in Spagna, Italia e Norvegia sono due o tre volte meno numerosi rispetto alla maggior parte degli altri Paesi europei. Da notare che Spagna e Italia sono anche i Paesi europei con il più basso tasso di natalità. Le conseguenze sono rilevanti in termini di istruzione, ricerca e innovazione che sono cruciali per la medicina neonatale per prosperare. Infatti, ci sono diversi disturbi neonatali i cui meccanismi devono essere chiariti e sono orfani di qualsiasi trattamento efficace». 

Il calo del tasso di natalità

Concludono gli autori: «L’Europa sta affrontando un calo del tasso di natalità e, sebbene la mancanza di considerazione accademica data alla Neonatologia non sia la causa del calo della fertilità, non è certamente un fattore utile. La Neonatologia non può essere pensata e innovata da professori che non siano pienamente impegnati in questa particolare specialità. Le normative possono variare da un Paese all’altro, ma esiste un programma comune. Un primo ma significativo passo dovrebbe essere intrapreso, in particolare nei Paesi con un tasso di natalità più basso: riconoscere il valore accademico della Neonatologia creando più cattedre di Neonatologia. Dare la giusta importanza alla neonatologia significa consentire a questa specialità di migliorare e formare più medici, il che in ultima analisi significa una migliore assistenza per i pazienti più malati e più piccoli».

In Italia sarebbe necessario almeno il doppio dei professori 

Sull’argomento, interviene anche Massimo Agosti, presidente della Società Italiana di Neonatologia (Sin), ordinario di Pediatria presso l’Università degli Studi dell’Insubria e Direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale all’Ospedale Del Ponte di Varese. «In Italia sarebbero necessari almeno il doppio dei professori ordinari. Bisogna colmare questo gap» dichiara.

 «La Neonatologia è una branca giovane della pediatria, che ha conosciuto un grande sviluppo negli ultimi anni – spiega Agosti – in passato, i neonatologi si formavano sul campo, ma oggi questo non basta più. Serve una filiera accademica strutturata, dal ricercatore, passando per il professore associato, fino all’ordinario. Si pensi che in Italia, i professori ordinari in pediatria sono sei volte più numerosi rispetto a quelli di Neonatologia e che le scuole di specializzazione in Pediatria sono 38».

Specialità di importanza strategica

Il presidente della Sin sottolinea l’importanza strategica della Neonatologia, una disciplina cruciale nei primi 1000 giorni di vita del bambino, dal concepimento ai due anni: «È il ponte tra Ostetricia e Pediatria». Per affrontare il problema servono più investimenti, un dialogo maggiore tra istituzioni nazionali e regionali e una collaborazione sempre più stretta tra neonatologi e pediatri. Ma non basta, avverte Agosti: «In Italia serve un cambio culturale. Non è un caso che Italia e Spagna, ultime in questa classifica, abbiano anche uno dei tassi di fertilità più bassi d’Europa. Al contrario, ad esempio in Francia, dove l’attenzione alla Neonatologia è globalmente cresciuta, si è registrato un miglioramento del tasso di fertilità. Evidentemente, i numeri raccontano una storia che non possiamo ignorare. Proprio per questo, se si vogliono mantenere i risultati eccellenti in termini di sopravvivenza che ci pongono tra i primi paesi in Europa e nel mondo, bisogna investire sulla Neonatologia, in tutti i suoi ambiti, quindi anche in quello universitario».

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