Il generale, in battello in Laguna con 150 sostenitori, spiazza tutti: «Qui sono amato, ho in serbo una bella sorpresa. Terzo mandato? Andava fatto prima, ora sarebbe ad personam»
Forse far arrabbiare tutti, anche solo con la propria presenza prima ancora di proferir parola, è una delle principali cifre di Roberto Vannacci. Idolatrato dal suo comitato «Il mondo al contrario», assurto a leader politico nel giro di un paio d’anni per merito di un libro autoprodotto, è contestato per quelle stesse idee reazionarie da un’ampia fetta di popolazione, da associazioni, partiti, perfino dai parroci. E ieri, sabato 1 febbraio, Vannacci ci ha messo del suo anche per far arrabbiare una parte della Lega, criticando la proposta di estensione del numero dei mandati per i presidenti di Regione (leggasi Zaia) e dicendo che sarà presente in campagna elettorale, «come esponente della Lega e personalità politica, ho preso 142 mila preferenze a Nordest, 72 mila in Veneto, qui molte persone mi incitano ad andare avanti». E perché no, anche in modo più diretto. Vannacci, l’anti-zaia per antonomasia: laddove il primo prende posizione contro stranieri e omosessuali, centralista, citando i simboli e le massime dell’epoca fascista, il secondo rappresenta invece l’anima progressista del partito, dialogante e aperto, la faccia nordista e identitaria della Lega. Vannacci il militare, Zaia l’obiettore di coscienza. Vannacci che è stato il più votato alle Europee per la Lega, posto che Luca Zaia aveva cortesemente declinato.
L’ipotesi della sua lista
Le frasi di Vannacci preludono a una nuova campagna elettorale, col risultato che potrebbe configurarsi, in Veneto, una sfida nella sfida: addirittura con una lista Vannacci ma non una lista Zaia (che non piace a FdI e Meloni), a drenare ancora i voti del Carroccio che, nelle ultime partite nazionali, sono calati. Questa però è casa-Liga, e i conti si fanno con l’oste. «In Veneto abbiamo grandi progetti» sorride sornione. Pure la Lega ne ha tanti, e magari pensava di dover gestire solo quelli degli alleati esterni, non delle «correnti» interne. Una lista alle Regionali? «Non lo sappiamo ancora, ma Vannacci ci sarà, e cercheremo di ottenere il massimo risultato in questo territorio – sottolinea -. Come? Lo vedremo. Ma non lo dico ora, non vorrei togliere l’effetto sorpresa. Ne parleremo, assieme alla Lega, scegliendo la strategia migliore». Non si sbilancia, ma è il sussurro diffuso che rende l’idea di quali siano le suggestioni in campo. «Se il centrodestra va compatto siamo una piccola parte, ma se la Lega va da sola noi siamo strategici» si confidavano a gruppetti, prima di imbarcarsi verso la Laguna, gli uomini del generale. Questo infatti è un week end tutto Veneto per Vannacci e ieri mattina, dopo la serata con i simpatizzanti ad Abano, è salito sul barcone che ha portato lui i suoi sostenitori in giro fra le isole veneziane fino a Torcello, tour organizzato dai fedelissimi Lewis Trevisan e Guido Giacometti.
Le critiche al terzo mandato
Un partito non è all’orizzonte, dice, «non ci sono gli estremi, e poi il partito c’è già». Ma sul terzo mandato, tentativo a cui la Lega ancora punta per rinnovare Zaia, è perentorio: «L’elettore ha sempre ragione, il problema dei mandati non si dovrebbe porre – risponde -. Ma qualcuno ha posto delle regole, e visto che mi piace il rispetto delle regole, quando ce ne sono vanno rispettate. Oppure, le avrebbero dovute cambiare in tempi non sospetti. Farlo a ridosso delle elezioni sembra sempre un provvedimento ad personam. E farlo per tutti, non solo per i casi eccezionali». La barca è partita verso le isole con centocinquanta persone a bordo, per la maggior parte iscritti all’associazione culturale ma con l’allargamento a simpatizzanti e amici, arrivati da tutta la regione: donne con cappelli di pelliccia e uomini con borse mimetiche e tenute sportive, anziani raggianti e perfino adolescenti, c’era una rappresentanza vasta e variegata. Tappa clou del tour nautico era la basilica di Torcello, dalla quale sono arrivati (ben prima dello sbarco) gli strali del don: «Vannacci non venga qui a fare politica». «Spero che la politica sia vietata a tutti, non solo a Vannacci – gli ha risposto, riferendosi a sé in terza persona -. Perché se fosse vietata solo per Vannacci sarebbe un parroco fuori dalle righe». Una piccola contestazione lo attendeva anche in paese, poco prima della darsena di Portegrandi.
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