Passaporto digitale di prodotto e blockchain, cosa cambierà nel settore del tessile?

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Con il passaporto digitale di prodotto ci sarà più trasparenza e meno greenwashing nel settore del tessile. E la grande novità di questi ultimi anni è proprio la blockchain.

Con il nuovo regolamento europeo Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR) cambiano le regole. Adesso chi dichiare di essere sostenibile dovrà dimostrarlo.

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Con il Passaporto Digitale del Prodotto (DPP), anche nel settore tessile ogni prodotto avrà una scheda digitale che traccerà materiali, origine, impatti ambientali, riparabilità e riciclabilità.

In tutto questo sarà fondamentale il ruolo della blockchain, come ha spiegato a TeleAmbiente Daniele Rozzoni, Chief Development Officer presso Knobs, leader nel settore italiano della blockchain e del Web3.

ESPR ha un obiettivo fondamentale, quella di far evolvere l’economia europea, fondata sull’usa e getta, e trasformarla in un’economia circolare. L’ESPR si fonda su un nuovo strumento tecnologico che già esiste per altro, ovvero il passaporto digitale. Si tratta di un contenitore di informazioni che non può essere modificato, quindi non ci saranno più, come adesso, affermazioni che non possono essere controllata. Ci sarà più trasparenza e meno greenwashing”, afferma Daniele Rozzoni.

E aggiunge sul tema blockchain: “Con le tecnologie tradizionali si possono fare passaporti digitali e si può arrivare a determinati livelli di sicurezza. La grande novità di questi ultimi anni è proprio la blockchain, una tecnologia del tutto nuova che in modalità nativa garantisce l’immutabilità assoluta, nessuno la può modificare, si può aggiornare ma non modificare il pregresso”.

Dal regolamento Ecodesign al passaporto digitale, tutte le nuove norme UE del settore tessile

La normativa fa parte di un piano più ampio dell’Unione Europea volto a migliorare la sostenibilità nell’industria tessile.

Le nuove norme istituiscono la responsabilità estesa del produttore (EPR), attraverso la quale i produttori di prodotti che, una volta utilizzati, potrebbero essere considerati rifiuti, sono sottoposti ad alcuni obblighi al fine di promuoverne la riduzione e migliorarne il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero. Anche in questo caso in Italia è già stata introdotta, ma solo sulla carta.

Tra le altre normative che sono state approvate dall’Unione europea nel corso del 2024 c’è anche il regolamento Ecodesign che introduce il divieto diretto di distruzione di prodotti tessili e calzature invendute.

Il regolamento verrà adottato a partire dal 2027 ed ha come obiettivo quello di migliorare la sostenibilità e la tracciabilità dei prodotti in tutto il loro ciclo di vita. Prevede che quasi tutti i prodotti venduti nell’UE, compresi quelli del settore tessile, siano dotati di un passaporto digitale (Digital Product Passport) che fornisca informazioni complete riguarda all’origine, ai materiali utilizzati, all’impatto ambientale e con le indicazioni per il corretto smaltimento.

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In cosa consiste il Passaporto Digitale per i vestiti

Ciascun prodotto tessile dovrà essere dotato di un’etichetta, un QR code o un codice a barre, che, una volta scansionato, darà accesso ad informazioni circa le caratteristiche di sostenibilità e riciclabilità del capo, nonché il suo processo di produzione e la sua provenienza. Particolarmente importanti saranno poi le informazioni relative all’impatto ecologico, come i dati sull’impronta di carbonio del prodotto.

Una vera e propria carta di identità digitale dettagliata che guiderà non solo i consumatori a fare scelte d’acquisto più etiche e consapevoli, ma anche le aziende a ridurre l’impatto ambientale e rendere le informazioni sulla sostenibilità sempre più attendibili.

Il DPP fermerà le pratiche scorrette delle aziende? Lo abbiamo chiesto anche alla deputata PD Elenora Evi.

“Cercherà di mettere un po’ di ordine e dare delle linee guida comuni e questo sarà utile per i consumatori. La speranza è che, avendo accesso a migliori informazioni rispetto a come è stato creato o prodotto un oggetto, le sue possibilità come ciclo di vita, come ripararlo, la filiera del prodotto, la trasparenza, il tracciamento della storia di quel prodotto, dovrebbe spingere i consumatori a fare delle scelte più informate, consapevoli e sostenibili”, spiega a TeleAmbiente la deputata PD Elenora EVi.

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