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Baarìa Film Festival, a luglio la prima rassegna dedicata al cinema insulare

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“E giungemmo all’isola Eolia. Qui dimorava Eolo, caro agli dei, figlio di Ippota. L’isola errava nuotando. Un muro la cinge bronzeo; e liscia s’innalza una rupe. Dodici figli con lui nel palazzo vivevano” – Omero (Odissea, libro X).

E fu proprio “il soffio di Zefiro” donato a Ulisse dal signore dei venti a permettere al re di Itaca di riprendere il proprio viaggio in mare. È questo l’arrivo di Ulisse alle Isole Eolie, ma è la Sicilia in generale a farsi luogo assai frequentato da Odisseo: da Scilla e Cariddi, nello stretto di Messina (fortunatamente ancora privo di progetti di ponte e che così speriamo resti – lo dico da messinese – nonostante le voglie di Salvini); ma ci sono anche i massi lanciati da Polifemo contro Ulisse in fuga dal Ciclope, al largo di Aci Trezza (Catania) e che, leggenda vuole, siano ancora lì.

Adesso anche un regista britannico come Chistopher Nolan torna in quei luoghi mitici: numerose scene del suo prossimo film, L’Odissea (nelle sale dal prossimo luglio) le gira proprio alle isole Eolie, utilizzando la tecnologia Imax che incrementa la risoluzione delle immagini utilizzando fotogrammi di più grandi dimensioni (70 megapixel) posizionate orizzontalmente nel proiettore. Roba da non perdere. Insomma, un mix di mito e innovazione straordinariamente affascinante.

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L’isola, dunque, intesa in senso lato, con tutti i suoi significati semantici e letterari, sarà anche il tema di un festival cinematografico che avrà sede a Bagheria (Palermo), luogo natio non solo del premio Oscar Giuseppe Tornatore, ma anche del pittore Renato Guttuso (1911-1987); di Ferdinando Scianna, oggi 81enne, primo fotoreporter italiano per la mitica Magnum e, postrema autem non minimus, di Ignazio Buttitta (1899-1997), grande poeta vernacolare, testimone, attraverso le proprie opere, dei tanti mali sociali della Sicilia.

Il Baarìa (Bagheria in siciliano) Film Festival è il primo dedicato al cinema insulare, il cui nome omaggia l’omonimo film (2009) di Tornatore (che proprio a Bagheria lo ambientò). Si terrà dal 2 al 6 luglio di quest’anno. Verranno proiettati lungometraggi a tema insulare ovvero “film che parlano di isole, girati o ambientati su un’isola, a cominciare da quella che ospita la manifestazione”. Il successo dei potenziali partecipanti è stato enorme: a oggi sono giunti un centinaio di film agli organizzatori (direttore generale e ideatore del Festival è il giornalista bagherese Andrea Di Quarto e direttore artistico il critico cinematografico Alberto Anile, già Conservatore della Cineteca Nazionale presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma).

Tutti lungometraggi (ma non solo) provenienti da mezzo mondo (Iran, Indonesia e tanti altri Paesi). E molti altri ne giungeranno entro il 30 aprile, data ultima per le iscrizioni. Film che, per un verso o per l’altro, hanno a che fare con ‘l’isola’ e i suoi arcani e moderni approcci geografici, storici, sociali. Una sezione a parte tratterà specificamente la Sicilia con la proiezione di muti primi Novecento e anche corti realizzati da ragazzi in erba. La giuria, non ancora ufficiale, sarà composta “da personalità del mondo del cinema e da una giuria popolare formata da studenti delle scuole superiori”. La calabrese Kinema che si autodefinisce “un’associazione culturale che fa cinema in situazioni estreme” e il Comune di Bagheria sono due sponsor della manifestazione.

Qui, però, entra in gioco anche un ulteriore elemento attrattivo del Festival: si terranno proiezioni pomeridiane in sala, certo, ma anche e soprattutto serate all’aperto all’interno delle spettacolari ville nobiliari di Bagheria, già luogo di villeggiatura dell’aristocrazia siciliana. C’è solo l’imbarazzo della scelta perché le ville storiche di Bagheria sono una ventina: dalla più antica, Villa Branciforti-Butera, realizzata nel 1659, che diede il via alla costruzione delle successive dimore bagheresi, fra cui la più nota, Villa Cattolica (1736, voluta dal principe Francesco Bonanno) che oggi ospita una ricchissima collezione di opere di Guttuso (lì è sepolto, proprio sul cortile fronte mare, in una tomba ideata dallo scultore bergamasco Giacomo Manzù). O ancora Villa Palagonia detta ‘dei mostri’, costellata da figure deformi la cui origine è ancora avvolta nel mistero.

Insomma il Baarìa Film Festival è anche un modo di mostrare un aspetto della Sicilia che non tutti conoscono, spesso tenebroso (le tenebre sono caratteristica spesso presente sull’isola), ma sempre magnifico. A sottolineare come il cinema può anche essere un veicolo culturale a 360 gradi: si terranno anche convegni, presentazioni di libri, omaggi, incontri con il pubblico… “Un paradiso di buon cinema” lo ha definito Anile.

Ma, prima inter pares, è la promozione della cosiddetta condizione insulare: l’ancestrale ‘prigionia’ degli isolani, ma anche, al contempo, la voglia di aprirsi, via mare, ad altri mondi. Insomma, un cocktail culturale da non perdere.

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