Piemonte 2050, l’ISTAT lancia l’allarme: declino demografico e povertà in crescita

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Il Piemonte sta affrontando una trasformazione demografica e sociale significativa, con proiezioni che delineano un futuro complesso. Secondo l’Annuario statistico regionale, elaborato dall’Ufficio statistica della Regione con l’Istat territoriale, la popolazione della regione potrebbe scendere sotto i 4 milioni di abitanti entro il 2050, passando dagli attuali 4.251.351 residenti del 2023 a 3.936.841 nel 2050. Un calo progressivo che vede le seguenti tappe intermedie: 4.208.147 abitanti nel 2030 e 4.088.212 nel 2040.

Il saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) nel 2050 è previsto negativo per 34.282 unità, a conferma del progressivo invecchiamento della popolazione piemontese e della bassa natalità. Parallelamente, il saldo migratorio, ovvero la differenza tra immigrati ed emigrati, si prevede positivo per 15.440 unità, un dato che indica una parziale compensazione della perdita demografica grazie all’immigrazione.

Attualmente, nel 2023, gli stranieri residenti in Piemonte sono 428.905, con una leggera prevalenza femminile: 216.670 donne contro la componente maschile. Questo dato sottolinea il ruolo della popolazione migrante nel bilancio demografico della regione, con una crescita costante nel corso degli anni.

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Uno dei dati più preoccupanti riguarda la povertà relativa, che ha coinvolto l’11,7% delle famiglie nel 2023, mantenendosi stabile rispetto al 2022, ma in crescita rispetto al 10% registrato nel 2021. Questo incremento suggerisce una crescente difficoltà economica per le famiglie piemontesi, colpite dall’inflazione e dall’aumento del costo della vita.

Il reportage “Vivere in bolletta, i nuovi poveri” di Niccolò Zancan offre uno spaccato drammatico della situazione: sempre più famiglie rinunciano al riscaldamento e ricorrono a soluzioni di emergenza come sacchi a pelo per dormire. Un dato che evidenzia l’impatto della crisi economica e delle difficoltà nell’accesso ai beni essenziali.

I dati sulla povertà in Piemonte

Sanità: aumento della spesa pubblica

In risposta alle sfide sociali e sanitarie, la spesa sanitaria pubblica corrente per abitante ha mostrato un trend di crescita: nel 2022 è stata di 2.232 euro, in aumento rispetto ai 2.162 del 2021 e ai 2.063 del 2020. Questo incremento potrebbe riflettere una maggiore attenzione alla sanità pubblica post-pandemia, ma anche l’aumento dei costi per il mantenimento del sistema sanitario regionale.

Un altro indicatore critico riguarda la durata media dei procedimenti giudiziari nei tribunali piemontesi, che è passata da 213 giorni nel 2021 a 218 giorni nel 2022, fino ai 240 giorni nel 2023. Un allungamento dei tempi della giustizia che potrebbe avere ripercussioni sulla fiducia dei cittadini nel sistema legale e sulla capacità delle istituzioni di fornire risposte tempestive.

Tra i pochi dati positivi emerge la diminuzione della violenza di genere. La percentuale di donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenze fisiche o sessuali è scesa al 4,3% nel 2014, rispetto al 5,3% registrato nel 2006. Questo calo, sebbene incoraggiante, dimostra come sia ancora necessario mantenere alta l’attenzione sulla prevenzione e il contrasto alla violenza di genere.

Il declino demografico del Piemonte è determinato da una combinazione di fattori: il calo delle nascite, dovuto a una minore propensione alla genitorialità per ragioni economiche e sociali, e l’invecchiamento della popolazione, che porta a un saldo naturale costantemente negativo. A ciò si aggiunge un mercato del lavoro poco attrattivo per i giovani, che spesso scelgono di trasferirsi in altre regioni o all’estero in cerca di migliori opportunità. La crescita della povertà è legata all’aumento del costo della vita, all’inflazione e alle difficoltà di accesso al welfare. Il futuro della regione dipenderà dalla capacità di attuare politiche efficaci per incentivare la natalità, sostenere le famiglie e rendere il Piemonte più attrattivo per i giovani e gli investimenti.

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Il Piemonte si trova di fronte a una serie di sfide complesse, tra declino demografico, aumento della povertà e allungamento dei tempi giudiziari. L’incremento della spesa sanitaria e il miglioramento dei dati sulla violenza di genere rappresentano segnali di reazione, ma la regione dovrà affrontare una programmazione strategica efficace per evitare di subire passivamente queste tendenze negative. L’evoluzione dei prossimi anni sarà determinante per comprendere se la regione riuscirà a invertire la rotta o se le proiezioni al 2050 si concretizzeranno nella loro interezza.





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