Regione Lombardia avalla il Piano cave della provincia di Como

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Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato il nuovo Piano Cave della provincia di Como, al quale guarda con motivato interesse anche il mondo edile ticinese. E questo perché, è stato sostenuto nel corso della discussione, il 30% del materiale scavato viene esportato in Ticino: ben 720mila metri cubi, secondo le stime dell’Amministrazione provinciale di Como. Ogni anno dalle due province pedemontane lombarde vengono esportati in Ticino 1,2 milioni di tonnellate di sabbia e ghiaia: un ‘mercato libero’ favorito da un accordo transfrontaliero del marzo 2015 sottoscritto dalla regione Lombardia e dal Consiglio di Stato. Al recente via libera regionale si è arrivati dopo una lunga gestazione: l’iter è infatti iniziato nel 2020.

Non sono previsti nuovi ambiti estrattivi

L’aspetto più importante del Piano cave è il fatto che non siano previsti nuovi ambiti estrattivi, come ha sottolineato Giorgio Maione, assessore regionale all’Ambiente: “Nessuna nuova cava. Sono state confermate quelle vigenti. Quello approvato è un documento di pianificazione molto equilibrato, che soddisfa sia le esigenze di carattere ambientale che quelle economiche”. Un Piano cave, sta scritto nel documento approvato dal Consiglio regionale lombardo, al servizio “di opere e infrastrutture strategiche per il territorio”. Da qui il monitoraggio, previsto al fine di un (possibile) fabbisogno, per la realizzazione di opere pubbliche e sul valore della biodiversità.

Il nuovo Piano cave comasco prevede anche misure di mitigazione – fortemente volute dalle associazioni ambientali – e di compensazione a favore dei comuni in cui si trovano gli ambiti estrattivi. Nel dettaglio, il piano individua tre bacini di produzione contenenti otto giacimenti di sabbia e ghiaia, con un potenziale estrattivo di 3 milioni e 320mila metri cubi, e sette ambiti estrattivi, per un totale di 2 milioni e 410mila metri cubi di materiale estraibile. A Faggeto Lario, sulla sponda orientale del Lago di Como, l’unica cava per il settore ‘pietre ornamentali’ ha una capacità estrattiva di 10mila metri cubi. Una delle due cave di recupero è a Porlezza, con un volume pianificato di 40mila metri cubi. Qui, come recita il documento approvato a Milano, è prevista la possibilità di ritombare il laghetto di cava ai fini della ricostruzione del corridoio ecologico, mentre per tutti gli altri ambiti estrattivi sono previste alcune indicazioni per prevedere interventi compensativi in caso in cui non si provveda al ripristino di aree boscate interessate dall’attività estrattiva. Misure per evitare le polemiche che a lungo hanno caratterizzato gli scorsi anni. Anni in cui il territorio comasco veniva vandalizzato per soddisfare il fabbisogno del mondo edile ticinese.

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Sono previste inoltre misure finalizzate al contenimento delle polveri e di ripristino dell’effettiva funzionalità agricola dei suoli. Le dieci cave, alcune delle quali a ridosso del Canton Ticino, sono a Cucciago (volume pianificato: 1,3 milioni di metri cubi), Faloppio (78mila), Colverde (100mila), Alta Valle Intelvi (14mila), Cassina Rizzardi (302mila), Bulgarograsso (413mila), Fino Mornasco (342mila), Faggeto Lario (10mila), Porlezza (40mila) e Casnate con Bernate (10mila).

Approvato a maggioranza

Il Piano cave, come detto, è stato approvato a maggioranza: 41 voti a favore e 21 contrari. Opposizione che inizialmente aveva manifestato l’intenzione di astenersi, in quanto fino all’ultimo gli obiettivi erano condivisi da tutti. Un emendamento dell’ultima ora della Lega sulla cava di Bulgarograsso ha sparigliato le carte. I commenti dei consiglieri regionali comaschi. Gigliola Spelzini (Lega): “Il risultato che abbiamo raggiunto parte da un lungo viaggio iniziato a seguito di una delibera approvata nel 2020 dal Consiglio provinciale: un piano attento all’ambiente, sostenibile e coerente con la domanda territoriale”. Anna Dotti (Fratelli d’Italia): “Tutela dell’ambiente, ascolto dei territori e partecipazione sono i pilastri di questo piano”. Onorio Rosati (Alleanza Verdi Sinistra): “Ancora una volta troppo materiale, quasi un terzo dell’estrazione consentita, viene esportato in Svizzera. Una scelta inaccettabile”. Angelo Orsenigo (Pd): “L’abbiamo bocciato per via dei modi irricevibili della maggioranza, che all’ultimo momento ha inserito la possibilità di rendere l’area della cava di Bulgarograsso atta all’attività di lavorazione degli inerti, anziché recuperarla a destinazione agricola”. Il piano sarà in vigore non oltre il 2026, quando dovrà essere avviata una nuova programmazione, più restrittiva rispetto a quella approvata in questi giorni.



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