Truffe, lingotti e basket: il caso Global Group e la bufera “made in Valsugana” che sconvolge la pallacanestro trentina

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PERGINE VALSUGANA. Nel piccolo ma vivace mondo del basket trentino, da qualche stagione “si mormorava”. Perché chi vive giorno dopo giorno le difficoltà e i sacrifici di chi vuole fare sport, sa che per far crescere un progetto non esistono scorciatoie. Non ci sono soldi che tengano

 

E così ha subito generato sospetti (e se vogliamo, invidie) che nel giro di un paio di stagioni, sia nata e si sia rapidamente imposta nella scena della pallacanestro una realtà giovane e vivace – ove non addirittura aggressiva nel suo modo di proporsi con ambizione e alte mire: il Valsugana Basket, società di Pergine diventata all’improvviso la seconda realtà della regione (alle spalle ovviamente dell’Aquila Basket di Trento), almeno sulla base della categoria di appartenenza.

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Bruciando le tappe infatti la “creatura” valsuganotta ha prima dominato il campionato di Dr1 (chiamiamola serie D, la nomenclatura è roba da addetti ai lavori e pure loro fanno confusione) e poi ha “acquisito” il diritto sportivo per prendere parte al campionato di Serie B Interregionale, la quarta categoria nazionale.  

 

Un campionato dove, con il nome di Global Group Valsugana Basket, i ragazzi allenati da coach Massimo Giubertoni stavano per la verità anche ben figurando, occupando il quinto posto con 11 vittorie in 19 sfide di regular season.

 

Ma per molti, qualcosa non quadrava: un po’ per la rapidità della crescita di un club nato sostanzialmente da zero, e un po’ per la notevole forza economica che ha messo in secondo piano sostanzialmente qualsiasi altro progetto di basket sul territorio.

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Voci e “mormorii” diventati sempre più insistenti col passare del tempo, tanto che nella stagione in corso – nonostante i buoni risultati sul campo – erano cominciate a filtrare le preoccupazioni di una società improvvisamente a corto di liquidità e risorse. E poi, all’improvviso per molti ma per la sorpresa di pochi, tutto è esploso in maniera a dir poco fragorosa.

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Il comunicato stampa che ha trasformato i sospetti in inquietante “certezza” (almeno secondo l’accusa) è arrivato nella serata di lunedì 20 gennaio.

 

Un’indagine della Guardia di Finanza coordinata dalla procura di Milano ha portato a 5 arresti, 30 perquisizioni e al sequestro di 23 milioni di euro nei confronti della Global Group Consulting, smascherando quello che per gli inquirenti sarebbe stato un sistema truffaldino basato su una fittizia rete di investimenti in oro. Un danno economico che ha colpito migliaia di (sfortunati o ingenui) investitori in tutta Italia, con ramificazioni radicate profondamente anche in Trentino.

 

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Secondo quanto emerso, il modello adottato dalla Global Group Consulting si basava sul tristemente famoso “schema Ponzi”: i risparmi di circa 5.000 clienti venivano convogliati in un sistema che prometteva rendimenti elevati tramite l’acquisto di oro, ma solo il 15% dei fondi raccolti era realmente destinato a questo scopo. Dal 2019 in avanti, la società avrebbe accumulato oltre 89 milioni di euro, di cui più di 4 milioni sottratti a 185 investitori trentini.

 

Tra gli indagati principali figurano i nomi di Samuel Gatto e Giorgio Maria Marone, accusati di aver orchestrato la truffa tramite una rete di promotori che convinceva i clienti a sottoscrivere investimenti che promettevano un tasso di remunerazione al 48% annuo (…). Per aggiungere un tocco di teatralità all’operazione, la Guardia di Finanza ha sequestrato 131 lingotti d’oro per un valore di circa 800.000 euro, trovati in possesso di uno dei membri dell’associazione finiti agli arresti domiciliari.

 

E così torniamo al Valsugana Basket, che proprio sul suo danaroso sponsor basava la sua rapida e travolgente ascesa e che ora si ritrova incastrata in un gioco più grande di lei: “Vogliamo, con questa comunicazione, informare tutti che da inizio stagione, luglio 2024, nonostante numerose promesse, Global Group Consulting ha interrotto senza motivazione il sostegno finanziario a Valsugana Basket senza dare specifiche informazioni”, ha scritto nella serata di lunedì il club in un comunicato ufficiale. “Teniamo a precisare che Global Group Consulting ha avuto sempre un ruolo esclusivamente di sponsor nelle stagioni precedenti, pertanto la società ribadisce la propria estraneità ai fatti. Allo stesso tempo questa situazione ha messo Valsugana Basket in una condizione economica gravosa, a conferma delle voci che già stavano circolando nell’ambiente cestistico regionale e nazionale”.

 

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La società peraltro ha in queste ore incontrato un gruppo di genitori per illustrare una situazione complessa e che oltre alla prima squadra coinvolge settore giovanile e collaboratori a tutti i livelli: “Vogliamo informarvi – prosegue il comunicato – che stiamo interloquendo in queste ore con tutti i soggetti coinvolti e collegati alla società per trovare una soluzione capace di mantenere vivi Valsugana Basket e il futuro sportivo di tutti i nostri atleti, mini atleti e staff”.

“UNA LEZIONE DA CUI POTER IMPARARE”.

 

Il “caso Global Group” è una mazzata mediatica, prima ancora che giudiziaria, non solo per Pergine ma anche per tutto il movimento del basket trentino.  

 

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Quella che ha coinvolto (e travolto) il Valsugana Basket “è una storia emblematica di quanto la gestione sportiva possa essere influenzata da fattori economici e scelte azzardate”, commenta parlando con Il Dolomiti Mauro Pederzolli, presidente della Fip Trentino-Alto Adige.

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“Partiamo da un presupposto importante: non credo che le persone che fanno parte della società sportiva abbiano agito con malizia. È facile dire, oggi, ‘lo sapevamo’, ma c’è sempre stata la speranza che il progetto sportivo fosse solido: invece un gruppo di persone, forse per inesperienza e per scarsa conoscenza di certe dinamiche, si è fidato troppo di un’azienda che ha promesso tanti soldi ventilando grandi obiettivi, e che forse con le sue promesse ha offuscato la visione delle persone coinvolte”.  

 

Le ripercussioni di questa crisi ora rischiano di avere un impatto significativo sull’intero movimento cestistico regionale. “La crescita del Valsugana e i suoi investimenti rappresentavano uno stimolo per tutte le altre realtà del territorio, e come Fip Trentino-Alto Adige era motivo di orgoglio poter avere una squadra inserita in un contesto di alto livello come la B Interregionale. Questa caduta fa ancora più male, perché oltre all’impatto negativo sull’immagine del movimento azzera anche un traino importante per il nostro territorio e per il basket trentino in generale“.

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“Il Trentino però – conclude con una fiammella di speranza ancora accesa Pederzolli – è una regione che sa rimboccarsi le maniche e affrontare le difficoltà. Questa esperienza rimarrà nella memoria come un monito a non ripetere gli stessi errori. Abbiamo sempre dimostrato di essere una comunità sportiva solida, capace di ripartire anche nelle situazioni più complesse. Non ci sono vincitori in questa storia. Dobbiamo imparare dai nostri errori e lavorare per costruire un futuro più solido“.

 

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La vicenda peraltro è complessa e ramificata anche sul piano dello sport e della “giustizia sportiva”: il Valsugana partecipa al campionato di B Interregionale, a quanto risulta, grazie ad un accordo con il Corona Platina Piadena, club che ha di fatto “ceduto” il suo titolo sportivo ai trentini.

 

Ma la cosa è più complicata di così: la società cremonese sarebbe stata sostanzialmente “assorbita” da quella trentina, come prevedono i nuovi regolamenti, ma la fusione non si è mai del tutto completata. E così pur prendendo parte al campionato con il nome di Valsugana Basket, il codice Fip ufficiale con cui è registrata formalmente nel sistema federale è quello di Piadena.

 

Impossibile sapere come siano stati strutturati gli accordi tra le società (dal direttore sportivo di Piadena Antonello Tonghini è arrivato a Il Dolomiti un ‘no comment’), ma quel che è certo è che la questione è tutt’altro che chiusa: anche perché pende anche la spada di Damocle delle tasse federali, da versare ogni due mesi. Un onere ricorrente di circa 15 mila euro che se non viene versato entro il 15esimo giorno dalla scadenza comporta automaticamente l’esclusione dal campionato.

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La squadra, che già annaspa tra stipendi non pagati a giocatori e staff e varie pendenze mai saldate, riuscirà a fare fronte a tutti gli impegni e a concludere la stagione? E quale sarà il futuro delle varie squadre, anche giovanili? Domande che per il momento non hanno una risposta certa, anche se le prospettive, diciamo così, sono tutt’altro che incoraggianti.

 

A proposito di domande che mettono il malumore: ma come è stato possibile arrivare a questo punto?





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