LAMEZIA TERME Apprendiamo da un’operazione più complessiva della procura di Paola che in località Intavolata di Acquappesa dal 1969 il boss di Cetraro, Franco Muto, noto alle cronache giornalistiche e giudiziarie come il re del pesce per il dominio su questo settore commerciale, fosse intestatario di una casa popolare. Ci sono voluti ben 55 anni per apprendere di questo ennesimo oltraggio alla legalità compiuto nel Tirreno cosentino da parte di chi è ancora in cima ai sospetti per l’assassinio del consigliere comunale comunista di Cetraro, Giannino Losardo, di chi per anni ha avuto una pescheria accanto alle ville di celebri esponenti della Cosenza bene, di chi aveva esteso la sua sfera d’influenza fino al Cilento e al Vallo di Diano.
Il Comune di Acquappesa ha avviato un procedimento amministrativo per il rilascio delle 8 occupazioni abusive e negate a chi ne aveva veramente bisogno. Nel 1969 le case popolari le assegnava l’Iacp oggi diventata Aterp, al governo c’era la Democrazia Cristiana, e la ‘ndrangheta non aveva tanti riflettori accesi. A qualche storico il compito di capire come è stato possibile assegnare una casa popolare al boss di Cetraro. Non fosse altro per il fatto che una casa popolare si assegna nel luogo della propria residenza. Nessuno in 55 anni sapeva che Franco Muto non era residente ad Acquappesa? Sono questi i fatti che fortificano una mafia su un territorio.
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Il coordinatore regionale della Lega, Filippo Mancuso, che è anche presidente del Consiglio regionale della Calabria, ha annunciato che «in previsione delle festività, sono stati potenziati i controlli sulla linea Reggio Calabria – Lamezia Terme (via Tropea e Via Mileto). In arrivo fino a 35 addetti alla sicurezza che si aggiungeranno a quelli già operativi a bordo dei treni e nelle stazioni per prevenire furti, atti vandalici, violenze, aggressioni al personale e garantire maggiori tutele per chi viaggia». Non sapevamo di tanta emergenza di ordine pubblico sui nostri treni, ma più sicurezza è meglio per tutti. Invitiamo il coordinatore regionale della Lega Mancuso, però con uguale solerzia, a segnalare al suo ministro Salvini quello che accade sul servizio dei treni calabresi. Tranne la stampa locale nessuno ha evidenziato il grave scandalo registratosi sul Freccia Rossa Reggio Calabria- Milano del 30 novembre scorso che ha impiegato ben 10 ore per arrivare da Paola a Roma e ha sommato 410 minuti di ritardo fino al capoluogo della Lombardia. Un treno già in avaria a Gioia Tauro e che con difficoltà ha raggiunto Battipaglia per poi trasbordare i malcapitati su un altro treno e stare fermi altre 3 ore. Sono stati lasciati allo sbando oltre 400 viaggiatori ristorati dopo lungo tempo con una bottiglia d’acqua e un pacco di tarallini da assaporare nel disagio più assoluto tra bagni sporchi e carrozze al freddo. E non va meglio sulle linee locali. Segnaliamo a Mancuso che martedì scorso la circolazione sulla Cosenza-Paola si è interrotta alle 17,40. Un rumore sospetto ha interrotto la linea per tre ore. Oltre al Ponte e ai poliziotti sarebbe bene garantire trasporti più civili a calabresi. Non trova segretario Mancuso?
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Al governo regionale (a proposito auguri per la convalescenza post-operatoria al presidente Roberto Occhiuto) invece segnaliamo il folle aumento dei prezzi per i voli di andata e ritorno dei nostri emigrati che vivono nel Nord Italia. Ne avevamo già scritto in questa rubrica. Qualche nuovo esempio? Si pagano 524 euro per andare da Torino a Reggio Calabria il 20 dicembre, 322 per la Vigilia di Natale da Milano a Reggio Calabria. La Fiavet ha calcolato che una famiglia per rientrare in Calabria per Natale spende 1400 euro. Le compagnie aeree in questo caso ci ricordano quei mercanti arabi che sulle vie d’Africa si siedono con bottiglie piene di benzina e aspettano il malcapitato di turno che con l’automobile in quelle contrade non trova distributori potendo esigere in monopolio cifre esorbitanti. Considerato che le compagnie ricevono sostegno dalla Regione si può convocarle per adottare prezzi più consoni al mercato per le feste natalizie?
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Il day-after dopo il referendum sulla Città unica a Cosenza, Rende e Castrolibero. Il voto è stato chiaro e deciso per un No, non al progetto, ma per come è stato concepito e comunicato. Intanto il ponte sul fiume Surdo tra Rende e Castrolibero ha ceduto, nessuna delle due amministrazioni e’ mai intervenuta. Questi sono i problemi reali. La prima vera mossa politica di buon senso arriva da Sandro Principe, che da vincitore della campagna referendaria ha lanciato un appello politico al sindaco di Cosenza e Castrolibero per iniziare a lavorare da subito su degli studi per creare un’Unione dei Comuni in modo da trovarsi poi pronti tra sei mesi a dialogare con la nuova eletta amministrazione comunale di Rende che oggi vive le catene del commissariamento prefettizio. Principe ritiene che la discussione in un primo momento debba riguardare tutto il centrosinistra dell’area urbana in modo da andare poi a discuterne con il presidente Occhiuto e il centrodestra cosentino. Le materie su cui iniziare a lavorare sono quelle più necessarie: rifiuti, trasporti, ambiente, scuola, fisco. Nel lodo Principe ottima la proposta di una clausola che consenta anche l’adesione a Montalto Uffugo, e ai comuni delle Serre Cosentine, della Presila e del Savuto e che indica la ripresa di una buona strada. Un allargamento del passato progetto Core su cui si erano già ben cimentati a livello di studio le amministrazioni di Cosenza e Rende, il Dipartimento di Pianificazione territoriale dell’Unical, gli Ordini degli ingegneri e degli architetti.
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Bene ha fatto la presidente dell’Aiparc di Cosenza, Tania Frisone a proporre al presidente della Commissione cultura del locale Comune, Mimmo Frammartino, ed attuare la presentazione del volume edito da Donzelli “Giornali prigionieri”. Non si tratta di un libro emulo di quelli di Giampaolo Pansa ma di una ricognizione, come spiega il sottotitolo, su “La stampa di prigionia durante la Grande guerra”. Storia globale ma anche locale calabrese, a partire dell’autore, lo storico Giuseppe Ferraro originario di Longobucco, ma soprattutto per il racconto di due giornali che videro il capitano Bernardo Barberio, nativo di San Giovanni in Fiore e cosentino d’adozione, capitano della Brigata Catanzaro che fu molto presente negli articoli scritti sulle colonne del Gazzettino di Wonbaraccopoli e su quelle dell’Attesa.
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Mi piace anche annunciare che nel febbraio dell’anno prossimo presso il prestigioso Statstheater di Oldemburg la cosentina pianista Daniela Roma e il direttore Vito Cristofaro eseguiranno per la prima volta in Germania il concerto per pianoforte e orchestra di Alfonso Rendano. Un omaggio prestigioso al musicista cui è intitolato il teatro a Cosenza, considerato che Rendano in Germania studiò per la sua formazione a Lipsia e frequentò molto Weimar essendo amico e discepolo di Liszt. (redazione@corrierecal.it)
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