Le nostre principali vittorie per il pianeta nel 2024

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Anche quest’anno ci troviamo a raccontare dell’anno più caldo mai registrato, così come lo era stato il 2023. Oltre a questo, possiamo aggiungere un altro traguardo infelice: il 2024 sarà il primo anno a superare gli 1.5°C di aumento delle temperature rispetto ai livelli preindustriali, il limite posto dall’Accordo di Parigi sul Clima.

Insomma, non è stato un anno semplice. Ricordiamo le guerre e la distruzione in atto, l’arricchimento dell’industria fossile a discapito delle persone, che sono quelle che subiscono  i danni degli eventi climatici estremi. Siamo stati in Emilia Romagna anche quest’anno, a toccarne con mano gli effetti. Abbiamo sofferto di fronte alla distruzione di Valencia, come davanti al finale amaro della Conferenza sul Clima COP29 a Baku, essenzialmente guidata dalla lobby del petrolio.

Tuttavia, non vogliamo ricordare il 2024 come un anno di sconfitte. È vero, dobbiamo lottare contro un sistema che è più grande di noi, più potente, più ricco. Ma stiamo vincendo. Dalle vittorie più piccole a quelle più storiche, in Italia e nel mondo, stiamo costruendo un mondo più verde e di pace ogni giorno grazie al supporto di tutti e tutte voi.

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Il 2024 ha determinato moltissime vittorie, soprattutto nei tribunali, come nel caso delle Anziane per il clima in Svizzera che hanno ottenuto il riconoscimento della protezione del clima come diritto umano, o delle numerose vittorie contro giganti fossili come Shell e Total Energies. Abbiamo continuato a fare pressione sugli enti locali per proteggere la salute delle persone dai PFAS, monitorando le acque in tutta Italia e ottenendo controlli più frequenti e precisi per fermare la contaminazione. Abbiamo continuato le ricerche indipendenti, il lavoro di rete con comitati locali e nazionali, le pressioni sul mondo politico, le attività di sensibilizzazione, per proporre soluzioni attuabili da oggi che portino cambiamento positivo.

Nel 2025 resteremo in prima linea perché, come tutte e tutti noi, siamo parte della natura, siamo la natura che si difende. Intanto, ripercorriamo alcune delle più grandi vittorie della rete Globale di Greenpeace di questi ultimi dodici mesi.

Mari protetti dal deep sea mining, dalle trivellazioni e dalla pesca irregolare

Daniela von Schaper, attivista di Greenpeace, protesta contro le estrazioni minerarie in acque profonde nell’Artico

Dopo oltre un anno di pressioni massicce da parte di attivisti, scienziati e comunità internazionale, il governo norvegese ha accettato di fermare il primo ciclo di licenze per l’estrazione in acque profonde nell’Artico. Niente estrazione mineraria nei fondali oceanici almeno fino alla fine del 2025! 

Dall’altra parte d’Europa, nel Delta del Po, insieme ad altre associazioni e al Parco del Delta del Po abbiamo contestato la licenza concessa a un progetto di trivellazione offshore vicino a un’Area Marina Protetta, e abbiamo vinto! L’Alto Adriatico è l’area in cui si trova gran parte dei giacimenti di gas offshore italiani, ed è una zona ricchissima di biodiversità: grazie a questa vittoria, la vita marina non verrà disturbata.

In Senegal, è stata accolta una delle nostre principali richieste per una maggiore trasparenza nella gestione della pesca Abbiamo potuto verificare così la presenza di imbarcazioni potenzialmente irregolari, e stiamo continuando a indagare per difendere il mare e le persone dall’estrattivismo nel paese.

La protezione del clima riconosciuta come diritto umano

Le “Anziane per il Clima” festeggiano la sentenza emessa dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU)

Dopo 9 anni di mobilitazione e campagne, le KlimaSeniorinnen (un’associazione di “donne svizzere per il clima”) hanno ottenuto una vittoria storica presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Per la prima volta, un tribunale internazionale per i diritti umani ha riconosciuto il diritto alla protezione del clima e ha individuato i passi concreti che i governi devono compiere per affrontare la crisi climatica.

Infatti, il tribunale ha stabilito che la Svizzera viola i diritti umani delle donne anziane perché non sta adottando le misure necessarie a contenere il riscaldamento globale, constatando una violazione dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e riconoscendo lo status di vittima all’associazione “Anziane per il clima”. Greenpeace è stata al fianco delle Anziane per il clima dando supporto legale e non solo, e siamo molto felici di aver posto insieme a loro questa pietra miliare nella costruzione di un clima vivibile per tutte e tutti.

Meno inquinamento nel mare e nel nostro sangue

La Marina militare recupera le balle di plastica disperse nel Santuario dei Cetacei, nel tratto di mare tra Follonica, Piombino e l’Elba/ANSA

Nel 2024, è finalmente arrivata la sentenza sul caso delle 56 balle di rifiuti plastici (65 tonnellate) scaricate nel Santuario dei Cetacei. Una nostra inchiesta aveva rivelato l’esistenza di una fidejussione che avrebbe potuto coprire le spese di recupero delle balle di plastica nell’area marina protetta. Invece, le operazioni sono partite in ritardo usando fondi pubblici, mentre la fideiussione era stata completamente restituita dalla Regione. Grazie al nostro esposto, il Tribunale ha individuato le responsabilità e ha chiesto un risarcimento ai funzionari pubblici.

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Greenpeace Italia in partenza per la spedizione “Acque senza veleni”, nata per mappare la contaminazione da PFAS in tutto il Paese

Nel corso dell’anno ci siamo occupati anche dell’inquinamento più invisibile, come quello prodotto dai PFAS, sostanze chimiche dannose per l’ambiente e per la salute. Le nostre pressioni al fianco delle comunità locali hanno spinto le autorità a sospendere la produzione di PFAS nello stabilimento Solvay/Syensqo per 30 giorni. L’area in cui opera Solvay è stata recentemente riconosciuta come la più inquinata da PFAS in Europa, con una massiccia contaminazione di acqua, suolo e coltivazioni. Grazie al nostro lavoro costante, l’assessorato alla Sanità della Regione Piemonte ha avviato inoltre un biomonitoraggio sulla popolazione della zona per studiare la diffusione della contaminazione.

Una direttiva anti-slapp proteggerà il diritto alla partecipazione alla vita pubblica

Attivisti di Greenpeace di tutto il mondo partecipano a una settimana di azione globale in risposta al tentativo di Energy Transfer di mettere a tacere le loro proteste

Grazie al lavoro di Greenpeace attraverso la coalizione CASE (Coalition Against SLAPPs in Europe), il Parlamento europeo ha votato a stragrande maggioranza a favore di una bozza di direttiva anti-SLAPP (acronimo traducibile in “azione legale strategica contro la partecipazione pubblica”), che definisce standard specifici per tutelare le vittime di queste azioni legali. L’attenzione si sposterà ora sui 27 Stati membri dell’UE, che saranno responsabili del recepimento della direttiva nel diritto nazionale. Una volta recepita la direttiva, questi strumenti di tutela e  sostegno alle vittime proteggeranno il diritto al dissenso

Protesta di Greenpeace di fronte alla sede di TotalEnergies

Nel corso dell’anno, ci siamo trovati di fronte a questo tipo di cause molte volte: un esempio è la causa di diffamazione avviata da Eni contro Greenpeace e ReCommon, oppure quella da 300 milioni di dollari di Energy Transfer contro Greenpeace USA, che sta mettendo in pericolo l’esistenza stessa dell’organizzazione. Quest’anno abbiamo festeggiato il patteggiamento di Shell nella causa contro Greenpeace UK e la vittoria di Greenpeace Francia in una SLAPP ad opera di TotalEnergies: mentre la major del petrolio e del gas celebrava il suo 100° anniversario, il tribunale francese si è schierato dalla nostra parte.

Attivisti di Greenpeace protestano davanti alla MV COCO, nave specializzata in trivellazioni offshore che sta raccogliendo dati per la società The Metals Company, leader nell’estrazione in acque profonde

Un’altra vittoria importante è stata ottenuta contro The Metals Company, una compagnia che vorrebbe estrarre minerali dai fondali marini. Ricordate la nostra protesta di 11 giorni nel Pacifico orientale? Nell’ultimo anno, The Metals Company e i suoi sostenitori hanno ripetutamente cercato di mettere a tacere l’ondata di resistenza globale al Deep Sea Mining attraverso vie legali. Dopo numerosi tentativi di appello da parte della compagnia, che voleva limitare la protesta nonviolenta in mare, la corte si è pronunciata ancora una volta a nostro favore, riconoscendo il nostro diritto a protestare per la tutela dell’ambiente.

Anche il Tribunale internazionale per il diritto del mare ha stabilito che gli Stati devono adottare tutte le misure necessarie per ridurre le emissioni di gas serra, limitare l’aumento di temperatura a non più di 1,5°C e garantire la protezione dell’ambiente marino.

Più giustizia fiscale 

Attiviste per il clima protestano durante l’Africa Climate Summit a Nairobi, in Kenya

Nel 2024 si sono conclusi i negoziati sul mandato per una Convenzione fiscale delle Nazioni Unite, con 110 Paesi che hanno votato a favore e 8 contro. La decisione prevede che l’ONU entro il 2027 negozierà una convenzione e due protocolli su questioni chiave, tra cui la tassazione delle società multinazionali e le misure ambientali. L’obiettivo dell’Alleanza globale per la giustizia fiscale, a cui si è unita anche Greenpeace, è spostare il potere dai pochi paesi ricchi OCSE alle Nazioni Unite, dove ogni paese vale un voto, così che vengano creati sistemi di tassazione più equi e inclusivi.

Approvata la Nature Restoration Law in Europa

Gli attivisti di Greenpeace UE, Belgio e Paesi Bassi protestano fuori dal Parlamento europeo a Bruxelles per chiedere di mettere la protezione della natura al centro dei piani dell’UE

Nel mese di giugno 2024  è stata ufficialmente approvata la Legge europea sul ripristino della natura: il più importante atto legislativo in materia ambientale in Europa da decenni a questa parte. La legge stabilisce che dovrà essere ripristinato il 60% di alcuni importanti habitat europei entro il 2040, e circa il 90% di questi entro il 2050. Anche se con una maggioranza molto risicata, la legge è passata grazie al lavoro costante di tutti gli uffici di Greenpeace in Europa che hanno tenuto testa alle lobby che si opponevano alla legge. 

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Aumenta la protezione delle foreste

Il popolo indigeno Tehit-Knasaimos festeggia il riconoscimento dei diritti sulle proprie terre

Nel corso del 2024 quattromila indigeni papuani hanno finalmente ottenuto il riconoscimento legale dei loro diritti sulle terre indigene nella foresta pluviale tropicale. Le nuove terre riconosciute del popolo Knasaimos si estendono per circa 97.411 ettari nella Papua sud-occidentale.

Lo scorso agosto Woolworths, una delle principali catene di supermercati australiane, si è impegnata, entro il dicembre 2025, ad eliminare dai suoi scaffali prodotti alimentari legati alla deforestazione, mentre McDonalds si è impegnata a fare lo stesso per il 2030. 

In Brasile, la Corte Suprema ha riconosciuto l’incostituzionalità di alcune politiche ambientali dell’amministrazione dell’ex presidente Jair Bolsonaro, che hanno causato una massiccia violazione di diritti in Amazzonia. La sentenza è stata emessa nell’ambito dell’udienza per il noto caso ADPF 760, avviato nel 2020 da una coalizione di dieci organizzazioni ambientaliste e per i diritti umani insieme ad alcuni  partiti politici. La sentenza ha stabilito l’obbligo di rispettare gli obiettivi climatici nazionali e internazionali assunti dal Brasile con misure efficaci per proteggere e monitorare l’ambiente.



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