Passaggio a Sud Est. I confini dell’Europa ai tempi della nuova guerra fredda

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L’Europa ha intrapreso un percorso difficile ma cruciale: integrare i Paesi balcanici. Una sfida non priva di ostacoli ma allargare i confini del Vecchio Continente agli Stati dei Balcani occidentali diventa oggi ancora più prioritario per l’Ue, minacciata dal conflitto in Ucraina. Infatti, l’allargamento non riguarda solamente il futuro della politica e dell’economia: tocca anche il cuore della difesa e della sicurezza del Continente. L’editoriale di Pierluigi Mennitti sul nuovo numero della rivista Start Magazine

Vent’anni dopo l’allargamento storico del 2004, l’Europa si trova di fronte a un bivio cruciale. Il continente è chiamato a guardare verso Sud-Est, una regione di importanza strategica che comprende i Balcani occidentali, l’Ucraina, la Moldavia e la Georgia. Questa vasta area, da tempo in attesa di entrare a far parte della famiglia europea, è tornata al centro delle strategie politiche e di sicurezza dell’Unione europea, soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

La guerra, che ha riportato la violenza nel cuore dell’Europa, ha trasformato il processo di allargamento da un obiettivo lontano a una necessità impellente. Non si tratta più solamente di espandere il mercato unico o di promuovere i valori democratici, ma di ridefinire il concetto stesso di sicurezza europea. Il futuro dell’Unione, infatti, non può prescindere dalla stabilità di queste aree. L’inclusione di nuovi Paesi nell’Ue non è solo un’opportunità, ma un passaggio obbligato per rafforzare l’influenza dell’Europa in un mondo sempre più frammentato e polarizzato. Ed è una delle risposte che il continente che si definisce vecchio può dare anche alla sfida che ora arriva anche da occidente, dall’America di Donald Trump. Se c’è da ridisegnare l’ordine mondiale, l’Ue non può restare a guardare, immalinconendosi sulle sue sopraggiunte debolezze. Riscoprire lo slancio verso la nuova frontiera è uno dei modi per ripartire.

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Tuttavia, il percorso verso l’allargamento non sarà privo di ostacoli. Le sfide sono molteplici e complesse. Le differenze economiche e istituzionali tra i Paesi candidati e gli Stati membri attuali rappresentano un ostacolo significativo. La guerra in Ucraina, inoltre, aggiunge un elemento inedito: mai prima d’ora un Paese in conflitto ha chiesto di aderire all’Ue. Anche il fronte interno europeo non è unito. Se molti riconoscono l’importanza strategica dell’allargamento, altre voci, spinte da timori economici o identitari, esprimono scetticismo e resistenze. Per rendere possibile questo nuovo ampliamento, l’Unione dovrà riformarsi, sia a livello istituzionale che economico, aprendosi a una dimensione più inclusiva, flessibile ed efficace.

Questo allargamento, però, non riguarda solamente il futuro della politica e dell’economia: esso tocca anche il cuore della difesa e della sicurezza del continente. Oggi, il confine militare dell’Ue si è spostato verso Est, dalla Polonia alla Scandinavia, passando per i Paesi Baltici. Il consolidamento militare di queste aree, in stretta sinergia con la Nato, rappresenta un primo passo verso la costruzione di un’architettura di sicurezza europea più solida e resiliente. L’integrazione della regione Sud-Est, nelle intenzioni dei suoi fautori, renderà l’Europa più unita di fronte alle minacce esterne, creando una nuova frontiera politica e strategica.

In questo numero della rivista, esploreremo le opportunità e i rischi di questo processo storico. Analizzeremo le implicazioni geopolitiche, economiche e militari dell’allargamento e ci concentreremo sul ruolo centrale della difesa, oggi in rapida evoluzione, lungo il nuovo asse orientale del continente.

Il numero si arricchisce poi di altri importanti contributi. Uno dei maggiori storici mondiali, il tedesco Karl Schlögel, racconta l’ascesa degli Stati Uniti nel Novecento, il secolo americano per eccellenza: potere, politica ma anche arte, spettacolo e immaginario, quello che oggi definiremmo il soft power. E si interroga su quanto di quell’egemonia globale è destinato a restare nel Ventunesimo secolo. Alessandro Aresu ci porta nel mezzo del confronto Usa-Cina sull’Intelligenza artificiale, descrivendo la geopolitica che muove questa ennesima rivoluzione dell’innovazione. Infine uno sguardo al turbolento Medio Oriente.

A questo numero hanno collaborato con articoli o interviste (in rigoroso ordine alfabetico) Alessandro Aresu, Rodolfo Bastianelli, Stefano Caliciuri, Francesco De Felice, Marco Dell’Aguzzo, Jan Farfał, Ferdinando Nelli Feroci, Alexandru Fordea, Ivo Stefano Germano, Renata Gravina, Stefano Grazioli, Carlo Jean, Edoardo Lisi, Fabrizio W. Luciolli, Pierluigi Mennitti, Nona Mikhelidze, Pepe Moder, Alessandro Napoli, Paolo Passaro, Gianguido Piani, Jacek Raubo, Adam Reichardt, Chiara Rossi, Niccolò Russo, Karl Schlögel, Maria Scopece, Maurizio Stefanini, Giulio Terzi di Sant’Agata, Fabio Turco, Ubaldo Villani-Lubelli, Anna Zafesova.

Il numero della rivista Start Magazine



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