Raffaele Speranzon: «La smettano i leghisti di evocare la dinamite. Lista Zaia? Non ci sarà, mai vista per un uscente»

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di
Martina Zambon

Veneto, tensione tra alleati, Speranzon (FdI) risponde a Villanova (Lega): «Il centrodestra ha sempre trovato la sintesi e la troverà»

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Raffaele Speranzon, sulla carta, è «solo» coordinatore veneziano di Fratelli d’Italia oltre che vice capogruppo vicario a Palazzo Madama. Nei fatti, però, resta uno dei Fratelli più vicini, da sempre, a Giorgia Meloni. Tanto che di lui si parla per Ca’ Farsetti ma non si esclude neppure Palazzo Balbi. E allora le considerazioni a latere dei congressi cittadini (priorità assoluta il radicamento contro lo strapotere capillare della Liga) hanno un peso specifico importante.

Speranzon, lei ha un profilo sempre più dialogante, nel coordinamento mestrino di FdI ora c’è anche il portavoce della comunità bengalese Prince Howlader…
«Non c’è nulla di strano, spesso alcune culture si sentono rassicurate da noi conservatori. Non sono contro il velo islamico, il velo lo portano anche le suore e lo portava mia nonna. E neppure contro la costruzione di moschee, quel che non va bene sono i centri di preghiera improvvisati in capannoni dismessi. Per l’immigrazione puntiamo sull’assimilazione facendo innamorare i nuovi italiani della nostra terra anziché abbracciare il riconoscimento tipico dei progressisti che accettano in toto, ad esempio, che si perpetui l’uso del burqa».




















































Sua moglie è nata in Marocco…
«E le mie due figlie hanno ciascuna due “migliori amiche” che sono, rispettivamente, moldava, egiziana, cinese e italiana»

Lei ormai è testimonial perfetto di un partito che sta cambiando pelle…
«L’aspetto identitario non è quello che convincerà i cittadini a votarci, ora serve dimostrare capacità di ascolto e capacità di trovare soluzioni per il territorio, al di là del grande appeal di Giorgia Meloni. Per questo stiamo costruendo una classe dirigente anche accogliendo figure con percorsi diversi».

Alle Regionali si ragiona con le preferenze, è questo il motivo dell’attenzione ai circoli?
«Non siamo un partito che vive di rendite di posizione».

Come la Lega che punta sull’effetto moltiplicatore di una galassia di liste?
«Dipende da quali e quante liste ci saranno, dipende da che candidato ci sarà… È evidente che se il candidato presidente sarà di FdI o della Lega i pesi cambieranno di molto perché inevitabilmente un candidato presidente traina con sé maggiore consenso. E poi dipende se ci saranno liste del presidente…».

Uscente o futuro?
«Esistono solo le liste di candidati entranti. Non si è mai vista una lista del presidente uscente e non ci sarà».

E alla voce “lista del presidente entrante” potrebbe esserci una lista con il suo di nome?
«È prematuro. E comunque il centrodestra ha sempre trovato la sintesi e la troverà».

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I segnali, però, sembrano di segno opposto. Giusto ieri il capo dell’intergruppo Lega, Alberto Villanova ha parlato di “dinamite pronta a esplodere”…
«Sorrido perché neanche i terroristi di Hamas usano espressioni di questo tipo. Credo che Villanova stesse scherzando oppure, chissà, magari dipende dalle colline del prosecco. Seriamente, noi siamo tranquilli, sicuri che si troverà una sintesi. Ci interessano i veneti e ci interessa il Veneto, non la spilletta che si appunterà sul bavero il prossimo presidente».

Il “Veneto ai veneti” è già lo slogan della Liga…
«La parola “veneti” è importante. Ricordo che ci sono veneti che votano a sinistra, estrema sinistra, centro, destra, estrema destra e ci sono anche quelli che si astengono. E sono tutti veneti, a tutti loro possiamo dire d’essere certi che avranno un veneto per presidente. Poi, io mi chiamo Speranzon, sono meno veneto di uno che si chiama Villanova? Sgombriamo il campo: nessuno è proprietario del Veneto, questa non è casa di qualcuno, di un partito, di un personaggio, questa è la casa di tutti e alle prossime elezioni la misura per definire quali e quante stanze spettano a ciascuna forza politica lo deciderà il corpo elettorale. Ma basta toni bellicosi, soprattutto in un momento in cui ci sono guerre vere in tanti angoli del pianeta. Evocare metafore su dinamite, incendi, guerre ed esplosioni mi sembra poco utile al dibattito ma anche poco opportuno».

Quando finirà questo psicodramma sul candidato di centrodestra alle Regionali?
«Se si vota in autunno, entro la primavera si dovrà decidere. Credo dopo il congresso della Lega in aprile. E comunque nelle prossime settimane, non appena qualche nube sulla politica internazionale si sarà dissipata e ci si potrà concentrare su quella nazionale, i tre leader del centrodestra si incontreranno. Così si potrà iniziare a ragionare sui Comuni, in primis Venezia».

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