Negli ultimi anni, il settore delle energie rinnovabili ha conosciuto un vero e proprio boom, trainato dall’esigenza di soluzioni sostenibili e innovative.
È proprio in questo contesto che nasce Aluray, azienda Trentina con sede in Valsugana, specializzata nella produzione di ancoraggi per impianti fotovoltaici. Uno dei prodotti di punta dell’azienda è il Megafix, un supporto innovativo definito “il triangolo di successo”, progettato per l’ancoraggio dei pannelli solari su tetti piani.
Parallelamente alla produzione di profilati in alluminio per il settore dei parapetti, Aluray ha investito fortemente nello sviluppo di soluzioni avanzate per il fotovoltaico. Questo impegno le ha permesso di affermarsi come un punto di riferimento nel mercato nazionale, ampliando progressivamente la propria presenza anche a livello internazionale.
«Per consolidare la nostra posizione e favorire l’espansione globale – spiega il titolare Gianenrico Sordo – Aluray ha partecipato a numerose fiere dedicate alle energie rinnovabili. Tra le più rilevanti vi è il RO – Energy in Romania, evento di riferimento per il settore, e il KeyEnergy, fiera internazionale che si tiene ogni anno in Italia e che rappresenta un punto d’incontro fondamentale per le aziende attive nelle energie pulite».
L’azienda ha progressivamente investito nell’allestimento di stand sempre più imponenti e strategici, con l’obiettivo di attrarre clienti e partner commerciali. Quest’anno, Aluray presenterà dal 5 al 7 marzo alla fiera di Rimini il suo stand più grande di sempre, situato nel padiglione C4, una posizione chiave per intercettare nuovi contatti e opportunità di business.
L’edizione di quest’anno del KeyEnergy si preannuncia particolarmente significativa per Aluray. L’azienda ha infatti ricevuto l’interesse di importanti rivenditori, sia italiani che europei, con cui sono previsti incontri mirati per esplorare possibili collaborazioni e lanci internazionali dei prodotti.
La presenza di un grande distributore italiano e di un importante rivenditore europeo alla fiera rappresenta un’opportunità strategica per l’azienda, che punta a rafforzare la propria espansione oltre i confini nazionali.
Grazie a un mix di innovazione, esperienza e una strategia commerciale mirata, Aluray si conferma dunque un attore chiave nel mercato delle energie rinnovabili, con uno sguardo sempre rivolto al futuro e all’internazionalizzazione.
Ingegner Cristian Laureanti, che obiettivi riponete per quanto riguarda la partecipazione a questa fiera e soprattutto cosa succede, qual è il dopo servizio di una fiera?
«Anche quest’anno ci impegneremo ancora di più per presentare al meglio i nostri servizi e le nostre strutture. Negli anni scorsi le fiere hanno dato ottimi risultati e, per questa edizione, vogliamo offrire ancora più soluzioni alternative rispetto ai tradizionali ancoraggi a nostra disposizione» – sottolinea l’ingegner Christian Laureanti di Aluray
«Inoltre – aggiunge – ci concentreremo su soluzioni tecniche su misura per rispondere a esigenze specifiche. Sempre più clienti ci chiedono di progettare strutture personalizzate e soluzioni ad hoc, e il nostro obiettivo è fornire un servizio sempre più mirato e innovativo. Dopo la fiera, daremo seguito ai contatti raccolti, ricontattando tutti i visitatori interessati alle nostre soluzioni. Li accompagneremo con una consulenza personalizzata, studiata sulle loro necessità».
L’incontro per parlare della Fiera è anche un’occasione per analizzare bene questo mercato insieme al Titolare Gianenrico Sordo.
Come va in questo momento questo tipo di mercato?
«Al momento, il mercato è piuttosto altalenante. In Italia, in particolare, il settore è fortemente influenzato dagli incentivi statali, poiché l’installazione di impianti fotovoltaici comporta costi significativi. Di conseguenza, la presenza di agevolazioni governative incentivanti aziende e privati a investire in queste soluzioni. Va ricordato, inoltre, che un impianto fotovoltaico rappresenta un investimento a lungo termine: il ritorno economico avviene nel corso degli anni e non è immediato. Tuttavia, il mercato è in crescita e investire in energie rinnovabili è ormai una scelta strategica e consapevole.
Oltre agli aspetti economici, c’è anche una questione etica da considerare. È fondamentale ridurre l’inquinamento e adottare fonti di energia pulita come il sole, l’acqua e il vento, piuttosto che puntare su soluzioni discutibili come le auto elettriche, che presentano criticità sotto diversi aspetti. È evidente che la produzione di energia solare sia una scelta sostenibile, mentre alcune dinamiche del settore sembrano più dettate da interessi politici».
Quante macerie ha lasciato alle spalle il bonus 110%?
«Devo essere sincero: noi siamo sempre stati molto attenti e abbiamo evitato di farci travolgere da tutti questi General Contractor che sono spuntati fuori promettendo guadagni stratosferici con il Superbonus. Abbiamo scelto di rimanere con i piedi per terra, dando priorità ai nostri clienti, e questa strategia si è rivelata vincente.
A differenza di molti, non ci troviamo con capitali bloccati nei crediti fiscali e non abbiamo avuto problemi su lavori che, fin dall’inizio, mi sembravano sospetti. Credo che il Superbonus 110% sia stata una delle più grandi follie nel nostro Paese: ha causato danni prima, durante e dopo la sua applicazione. Prima perchè ha creato aziende improvvisate, spesso senza esperienza, durante perchè ha generato una concorrenza sleale nei confronti delle imprese storiche e ha lasciato molti cantieri incompleti ed infine dopo, perché ha bloccato completamente il settore, con aziende che hanno accumulato debiti e lasciato dietro di sé solo problemi.
Se fosse stato pensato meglio, oggi potremmo avere ancora un incentivo efficace. Invece, con la politica attuale, si è passati da un eccesso all’altro: prima un bonus troppo generoso e caotico, ora un sistema che penalizza la ripresa del settore. Un’alternativa più intelligente sarebbe stata un bonus al 70% , con una durata di almeno dieci anni. Questo avrebbe permesso alle aziende di strutturarsi adeguatamente e di gestire i lavori in modo sostenibile, senza rincorrere scadenze impossibili. Purtroppo, il problema è che la politica impiega più tempo a definire un bonus di quanto ne concede poi alle imprese per realizzare».
Acciaio e alluminio sono entrati nel mirino dei dazi di Trump, cosa ne pensi a riguardo?
«Credo che Trump stia agendo nell’interesse del suo Paese, e penso che l’errore dell’Europa sia proprio questo: dovrebbe iniziare a fare gli interessi dell’Europa stessa. Per anni, l’Europa ha seguito le linee dettate dagli Stati Uniti, senza preoccuparsi delle conseguenze, come il deterioramento dei rapporti con Putin o altri Paesi.
A mio avviso, l’Europa dovrebbe concentrarsi innanzitutto sul proprio benessere, tutelando gli interessi di nazioni come l’Italia e la Germania, prima di preoccuparsi di giudicare le politiche altruistiche. Invece, sembra essere un’accozzaglia di politici più interessati alle poltrone che a lavorare davvero per il bene comune. Non voglio esprimere un giudizio su Trump o Putin, se avere ragione o torto, ma penso che prima di criticare gli altri bisognerebbe dimostrare di saper fare il proprio lavoro. Non ha senso attaccare un concorrente se prima non è capace di gestire al meglio la propria attività».
Tu nei prossimi anni credi che il settore delle costruzioni diventi un valore aggiunto per l’Italia oppure no?
«Credo che la vera fortuna dell’Italia risieda nella genialità dei suoi imprenditori. Nel nostro Paese, chi sa fare impresa – e ti assicuro che ce ne sono molti – riesce ad andare avanti anche nei momenti di crisi. Viaggio spesso e ho avuto modo di conoscere imprenditori straordinari, persone che, grazie alla loro capacità e determinazione, superano anche le difficoltà più grandi.
Le crisi, per quanto difficili, svolgono un ruolo importante: consentire di ripulire il mercato da quelle aziende nate senza una vera struttura o visione. L’imprenditore italiano, infatti, è qualcuno che lavora senza sosta, sacrificando sabati, domeniche e giorni festivi pur di portare avanti ciò che non riesce a completare durante la settimana. Sono convinto che i prossimi anni saranno probabilmente complessi, ma allo stesso tempo rappresenteranno un’occasione per gettare basi solide che consentiranno di ripartire con ancora più forza e successo negli anni a venire».
Quanto credi ancora in questa Europa?
«Non credo nell’Europa così com’è. Dopo tutti questi anni, è inaccettabile che non esistano norme unificate su aspetti fondamentali. Se vogliamo davvero un’Europa unita, dovremmo pagare le stesse tasse dei miei concorrenti tedeschi, svedesi o francesi. Se immatricolo un’auto, il bollo dovrebbe essere lo stesso ovunque. Senza regole comuni almeno su questi aspetti basilari, dove vogliamo andare? Critichiamo i dazi di Trump, ma poi non siamo competitivi tra noi perché, ad esempio, il costo del lavoro in Italia è più alto rispetto ad altri Paesi europei. Prima di parlare di vera integrazione, creiamo un’Europa con leggi, norme e costi del lavoro armonizzati. Solo allora potremo discuterne seriamente».
È plausibile pensare che la tua azienda possa cominciare ad espandersi in maniera importante all’estero?
«È possibile, e lo auspichiamo. Tuttavia, essendo ancora un’azienda di dimensioni contenute, ci troviamo spesso con più domanda di quella che possiamo soddisfare. Per fortuna, collaboriamo da anni con terzisti locali in Trentino, con cui abbiamo rapporti solidi. L’espansione, però, è complicata dalla carenza di capannoni: o si è un grande player, oppure, per realtà medie come la nostra, crescere diventa estremamente difficile».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link