Quasi ingegnere, ha lasciato l’università e vinto un premio della Regione Friuli Venezia Giulia per piccoli imprenditori: «Nel mio futuro ci sono funghi e galline»
Gli mancavano soltanto sei esami. Poi avrebbe festeggiato la laurea in Ingegneria energetica. All’improvviso — un po’ per gli esami più tosti che aveva lasciato per ultimi, un po’ per il fatto che non si era mai pensato ingegnere e un po’ perché si era sempre sentito attratto dalla terra e dai campi — si era arenato. La verità è che sognava un cambio di vita radicale. Già, ma per fare cosa? A dargli l’ulteriore spinta per la svolta della sua esistenza è stata un’amica, compagna di corso, che assieme al compagno aveva deciso pure lei di cambiare vita per dedicarsi alle api. Lui ne era rimasto affascinato. Ma tra il dire e il fare…
Così, abbandonata l’università per un anno aveva fatto il disegnatore in una carpenteria pesante, poi aveva lavorato sei mesi in Slovenia nel settore dei mobili, quindi altre piccole occupazioni finché, con quel gruzzoletto che aveva racimolato e grazie anche ai contributi per giovani imprenditori concessi dalla regione Friuli Venezia Giulia (Premio insediamento giovani, pari a 70 mila euro), Filippo Martelli, 33 anni, arrivato da Bologna quando aveva 8 anni, ha inaugurato l’omonima fattoria, a Bordano (Udine), nella pedemontana friulana. Decidendo di cominciare la nuova vita proprio dalle api. Già, «o la va o la spacca», si era detto.
La svolta dopo il Covid
«Avevo cominciato quasi da hobbista — dice — visto che avevo soltanto 15 alveari. Poi, nel 2020 durante il Covid sono arrivato a 60, imboccando la strada del biologico per essere certificato», a cominciare dai trattamenti che effettua rigorosamente e soltanto con acidi organici (acido salici e formico). E nello stesso anno aveva acquistato 3 ettari incolti di cui la metà da trasformare in uliveto e il resto per lo sfalcio del foraggio e la produzione di patate, tutte attività avviate alla grande.
«Se oggi un giovane contadino vuole sopravvivere e non puntare sull’allevamento di bovini — spiega — deve necessariamente diversificare la produzione anche dedicandosi a prodotti basici come le patate che sono molto ambite dai consumatori. È una scommessa difficile, affascinante, ma estremamente dura. Le ore di lavoro non si contano. Nessuno ti insegna niente e quindi te la devi giocare con determinazione e fantasia. Devi inventarti qualcosa per sopravvivere e sognare».
Il cambiamento climatico
Mai pago, Filippo. Che sta mettendo a punto anche video in cui fornirà utili informazioni — maturate letteralmente sul campo — per i giovani che scommettono su un futuro da contadini. Oggi ha 120 alveari, più o meno lo stesso numero raggiunto nel 2021. Di questi, cento per le api produttive e i rimanenti per quelle necessarie a mantenere i nuclei, tecnicamente la «rimonta». Nel periodo invernale ogni alveare ospita circa 14 mila api che arrivano a 100 mila d’estate. Negli ultimi due anni la produzione di miele è in netto calo, anche del 50%. «Più che i pesticidi, come tanti suppongono, la principale causa di tutto — precisa — è da addebitare alle bizze stagionali con primavere piovosissime e magari fredde e agli altri cambiamenti climatici».
Per garantirsi un minimo di reddito dal miele, Filippo d’inverno batte tutti i mercati che riesce per vendere direttamente il prodotto senza affidarsi alle grandi aziende «che non garantiscono margini interessanti ai produttori e che pensano soltanto al proprio profitto». Già, api, patate, fieno e i video didattici, per ora. Ma Filippo sta già lavorando su altri due progetti. Primo: un piccolo allevamento di galline. «Cento all’inizio per arrivare a un massimo di 250», numeri giustificati dal fatto che se possiedi più di 250 galline bisogna essere dotati di un centro di imballaggio.
Il progetto
Il secondo progetto è un allevamento di funghi da coltivare su tronco, metodo che sta mutuando dai giapponesi. E anche qui punterà sul fai da te. Taglierà a misura i tronchi dei suoi alberi vecchi («un centinaio ma la produzione partirà con circa 30») e li riempirà con substrato già colonizzato da micelio che acquisterà una tantum per garantirsi l’autosufficienza senza doverlo acquistare ogni anno. «Poi chissà, prima o poi penserò a fare famiglia. Ma uno che come me fa il contadino o lo accetti o lo accetti…», chiosa sorridendo.
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