Centrodestra, più poltrone per tutti: ora spunta l’idea del deputato “supplente”

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Gli assessori col doppio ruolo sostituiti all’Ars dai primi dei non eletti nei collegi

E così, nel corso di un vertice senza sbocco sulle elezioni provinciali di secondo livello, il centrodestra siciliano si porta avanti col lavoro. Quindi, davanti all’evidente impasse sul piazzamento delle bandierine di partito nei sei Liberi consorzi (sperando sempre in un deus ex machina, o magari in una dea, che riesca a rinviare le urne per poi moltiplicare i posti in palio con il voto diretto nelle nove vecchie-nuove Province), i leader della maggioranza siciliana buttano il cuore oltre l’ostacolo. Occupandosi, con un’armonia alquanto gioiosa, di altre poltrone utili.

Il vulnus

Prima c’è da sanare un vulnus rispetto al resto d’Italia: il via libera al terzo mandato dei sindaci nei comuni fra 5mila e 15mila abitanti. «Un’ingiustizia», secondo autorevoli esponenti del centrodestra siciliano. Sfumata la possibilità di farlo prima delle ultime elezioni amministrative, adesso il disegno di legge, fortemente caldeggiato da Anci Sicilia, martedì sarà sul tavolo della commissione Affari istituzionali dell’Ars. E puntualmente si riproporrà la questione della rappresentanza di genere, con la proposta di riservare una percentuale obbligatoria (dal 40% s’era scesi al 20) di posti nelle giunte comunali alle donne. «Ma che dobbiamo fare con le quote rosa?», chiede un influente esponente della coalizione agli altri alleati, rigorosamente tutti uomini. L’interrogativo, rilanciato dall’asse trasversale delle deputate dell’Ars, viene inghiottito dal silenzio. E si passa avanti: c’è da affrontare la questione dell’allargamento del numero di assessori (neutro plurale), sulla quale non tutti hanno la stessa opinione. Ma è unanime l’apprezzamento per un’altra proposta: il consigliere supplente. Una figura, già adottata nei comuni di altre latitudini, che sostituisce (con il primo dei non eletti) il consigliere chiamato a ricoprire il ruolo di assessore.

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Il supplente

E allora, poiché l’appetito vien mangiando, perché non riproporre lo stesso schema anche all’Ars. «Già lo fanno in almeno altre quattro-cinque Regioni», l’antidoto anti-populismo tirato subito fuori dai più entusiasti sostenitori del progetto. Altrove non li chiamano deputati, ma consiglieri regionali. E, ad esempio in Piemonte, esiste la figura del “supplente”, bocciata in Calabria dopo una bufera politica, che si vorrebbe introdurre in Sicilia. «Sarebbe uno strumento per dare stabilità e governabilità alla Regione», è la tesi che mette d’accordo quasi tutti, a partire da FdI e Lega. Qualcuno ha già pronta una simulazione: «Oggi in giunta ci sono otto assessori-deputati e daremmo spazio ad altrettanti primi dei non eletti». Altri, più maliziosi, alzano l’asticella: «Potrebbero essere anche di più». Sottintendendo l’imminente ritorno in giunta del leghista Luca Sammartino, ma magari anche la passione di Renato Schifani, non condivisa dal suo partito, per gli assessori tecnici forzisti. Ovviamente patti chiari e amicizia lunga: chi fosse costretto a dimettersi dalla giunta, si riprenderebbe il suo scranno all’Ars. I costi? «Non sono un problema, le coperture ci sono. E poi alcune Regioni hanno persino i sottosegretari…». Figuriamoci allora se il Parlamento più antico d’Europa debba incartarsi per qualche milionata di euro.

Il problema della procedura

Il problema, però, sta nella procedura. Nel centrodestra siciliano c’è chi la fa facile: «Basta una norma ordinamentale, abbiamo l’Autonomia». Ma qualcuno storce il naso: «Si deve cambiare lo Statuto, serve una legge a Roma». Strade diverse, ma per lo stesso traguardo: il deputato supplente è un’idea meravigliosa.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA





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