In che modo il cartario declina il concetto di economia circolare?
Risponde Massimo Medugno, direttore generale di Assocarta.
«L’economia circolare è un fattore strategico di sviluppo del settore cartario italiano. Già agli albori dell’industria i produttori di carta lavoravano con materia di recupero come ad esempio gli stracci, successivamente sostituiti con una materia prima rinnovabile e riciclabile quale la cellulosa. Questo approccio di base, dettato dalla carenza di materie prime, ha sempre accompagnato gli investimenti nello sviluppo industriale, tanto che ad oggi il cartario è considerato un settore chiave nell’economia circolare made in Italy con un ruolo attivo nella Strategia nazionale per l’economia circolare, la cui attuazione sarà fondamentale anche in relazione all’approvvigionamento delle materie prime secondarie e alla decarbonizzazione. Il concetto di economia circolare non si sviluppa solo attraverso il riciclo della carta, ma anche tramite l’utilizzo di materie prime rinnovabili e l’innovazione nei processi produttivi. Spesso lo sintetizziamo con il concetto di bioeconomia circolare».
Immaginiamo una classifica. In che posizione si collocano gli imprenditori italiani quanto a sensibilità sul tema dell’economia circolare rispetto ai competitor europei?
«A volte la realtà supera l’immaginazione, mi consenta la battuta. Infatti, l’Italia è stabilmente sul podio dei produttori europei. Oggi è il terzo produttore europeo di carta e cartone, dopo Germania e Svezia, ma si posiziona al secondo posto come utilizzatore di carta da riciclare. Tale primato è espressione dell’impegno e degli investimenti profusi dei nostri imprenditori per portare il settore cartario italiano a un utilizzo di carta da riciclare nel processo produttivo per oltre il 60%, che si integra con le fibre vergini di cellulosa, rinnovabili e certificate. Nell’imballaggio il riciclo è stabilmente oltre l’85%, superiore all’obiettivo del 75% al 2025, previsto dalla normativa comunitaria. Un ruolo confermato da un indicatore di circolarità di materia (Mci) della filiera pari a 0,78 (in una scala da 0 a 1), certificato da Ellen MacArthur Foundation con il supporto dell’Unione Europea, che misura la dimensione del materiale rigenerato e proveniente o destinato a riuso e riciclo di materia, inclusi i prodotti agro-forestali che provengono da coltivazioni e gestioni sostenibili. Lo 0,22 “mancante” marca le persistenti difficoltà nel recupero energetico degli scarti e la sfida della decarbonizzazione competitiva che l’industria cartaria italiana sta affrontando definendo una road map, in cui biometano, biomasse e scarti sono una parte significativa».
Quali sono le prossime sfide?
«L’industria cartaria rappresenta una infrastruttura chiave dell’economia circolare con prestazioni di eccellenza nel riciclo riconosciute a livello europeo, e questa best practice ci è stata riconosciuta anche nel testo finale del regolamento Ue n. 40 sugli imballaggi pubblicato a gennaio. La decarbonizzazione costituisce la sfida più importante con la diversificazione delle fonti energetiche inserendo nella nostra ricetta energetica biogas e biocarburanti, ma in prospettiva anche energia elettrica e idrogeno. È prioritario riuscire a produrre energia dagli scarti di produzione che vengono valorizzati nei Paesi limitrofi allargando ulteriormente il gap energetico Italia-Paesi Ue. La sfida per il settore cartario in termini di circolarità è mantenere un ruolo di leadership per il riciclo: stiamo lavorando per avere un sistema che valorizzi sempre di più il materiale in Italia nell’ambito di un’economia circolare europea. Dal Governo e dalle Regioni ci aspettiamo supporto nel raggiungere un riciclo made in Italy».
Ha anticipato la mia domanda. Cosa vi attendete dalla pubblica amministrazione affinché gli investimenti in economia circolare siano favoriti?
«Innanzitutto interventi per la competitività. Va affrontato il tema energetico, quindi occorre intervenire sul prezzo del gas, annullando il differenziale tra Ttf e Psv, nonostante il gas provenga per oltre il 90% da sud, e bisogna dare al mercato del gas più trasparenza sulla formazione del prezzo. Occorre poi attuare la gas release. In seconda battuta va rilanciata la cogenerazione che è il modo per impiegare il gas in materia più efficiente possibile, insieme a biometano, gas verdi e biomasse. Altra problematica competitiva è l’export della principale materia prima del settore cartario italiano: la carta da riciclare che viene virtuosamente raccolta in Italia e poi esportata in Paesi lontani, con dispendio di energia e di CO2 nei trasporti. L’aumento dell’export di carta da riciclare evidenzia le difficoltà del sistema produttivo italiano di trasformare tutta la “miniera strategica italiana”, a causa di un gap competitivo legato – a doppio filo – ai costi energetici, disallineati rispetto ai competitor europei, e a politiche ambientali Ue che vedono misure di decarbonizzazione non collegate ai consumi industriali».
Quali sono i ritardi da colmare?
«Le cartiere italiane continuano a pagare per esportare i propri scarti di lavorazione in Austria e Germania mentre soffrono per i costi dell’energia in continuo aumento. In Austria e Germania gli scarti vengono recuperati “a piè d’impianto” dalla stessa industria cartaria. Noi paghiamo e loro producono energia utile ai loro processi, restando competitivi. Siamo convinti che il recupero energetico sia una misura che indirettamente, o anche direttamente, può incentivare il riciclo e, quindi, la competitività dell’economia circolare».
Quali progetti considerate fiori all’occhiello?
«Iniziamo da una certezza: il sistema consortile Conai Consorzi che non è un progetto ma una realtà che ha consentito di fare politiche ambientali e industriali con obiettivi sfidanti e la responsabilità delle imprese. In questo ambito la realizzazione del progetto di differenziazione del contributo ambientale a seconda della riciclabilità ci mette nella condizione di lavorare in anticipo rispetto al regolamento Ue n. 40 sugli imballaggi. Un secondo progetto è quello della decarbonizzazione competitiva presentato lo scorso ottobre alla presenza del Gse (Gestore servizi energetici) e del ministro Pichetto Fratin. Una terza linea di progetto e di lavoro sono le collaborazioni con diversi soggetti come il Gse e il Cib, Consorzio italiano biogas, che intendiamo estendere ancora».
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