Alla piastra dal 1981, ecco Renato l’indiscusso “re dei panini”- FOTO e VIDEO

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Sassari L’ispirazione gli è venuta in Austria, a Salisburgo, dove – poco più che ventenne – era andato cercare fortuna e a farsi le ossa lontano da Sassari. Ma quello che sperava di trovare sulle sponde del fiume Salzach, Renato Deliperi alla fine lo ha trovato quasi per caso in largo Ittiri, nel centro storico della sua città.

Corre l’anno 1981 quando Renato, all’epoca 24enne, rientra nell’isola insieme all’amico austriaco Rudi Düringer, conosciuto a Salisburgo, con lui rileva il “Pico’s pub” e per la prima volta si mette alla piastra, dando vita a una storia che lo ha reso famoso – non solo in città – per aver saziato con i suoi panini decine di generazioni di sassaresi. «Sono passati 44 anni – racconta Renato davanti alla piastra sempre lucente del paninoteca di via Roma – e fare panini mi piace ancora».

Nato a Li Punti il 24 settembre del 1957, Renato dimostra fin da ragazzino intraprendenza, voglia di emergere e di creare qualcosa che ancora non c’è. «Il pub di largo Ittiri – spiega con il sorriso il “re dei panini” – è stato il primo in città, avevano la fila fuori e per avere un tavolo bisognava prenotare». È stato in quelle notti sassaresi – prendendo spunto dalla breve esperienza austriaca – che Renato dà vita ai suoi primi hamburger.

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«Il tipo di pane che utilizzo è lo stesso da allora – racconta durante una passeggiata dalla paninoteca verso piazza d’Italia – all’inizio ce lo faceva il panificio Calvia e da diversi anni, mantenendo la stessa ricetta che importammo da Salisburgo, ce lo prepara un altro panificio sassarese, quello di Peppuccio Sini. Il formato, che è stato il successo dei miei panini – aggiunge – era stato inventato ai tempi del “Pico’s pub” da me e dal mio ex socio. Oggi in tanti tentano di imitarlo, ma il nostro lievita almeno 48 ore e nessuno riesce a riprodurre un tipo di pane così facilmente digeribile».

Dopo gli inizi in largo Ittiri e un breve passaggio in via Università, dove per circa un anno si dedica a pizzette al taglio e polli allo spiedo in una strada all’epoca trafficatissima, nel 1984 Renato dà vita al “Fast Food One” al corso Vittorio Emanuele. Quello stesso anno si trasferisce in via Roma e apre il “Fast Food Two” e qui conosce da subito un successo clamoroso. «Venivano a mangiare il panino da me gli studenti, i militari e persino gli americani della Dinamo – racconta con orgoglio – e nel 1990 proprio un ex giocatore del Banco di Sardegna, Paul Thompson, ispirò quello che senza dubbio è il mio panino più famoso, l’Hambovo. Un giorno mi disse “Renà mi aggiungi un uovo al cheeseburger per favore?”. Non mi sembrava una buona idea per dare un gusto diverso al panino – spiega – e così gli proposi di adottare la tecnica che utilizzavo per la lavorazione del “Capriccio”, cioè formaggio e uova con salse e ketchup saltati sulla piastra». Quella variazione fu graditissima e l’Hambovo entrò di diritto nel menù della paninoteca.

«È ancora uno dei più imitati – spiega con orgoglio Renato – e qualcuno utilizza, pur non potendo, anche il nome che gli diedi nel 1990 e che qualche anno fa ho registrato alla Camera di Commercio. Lo dovevo anche alla clientela che nei miei prodotti vede la differenza – aggiunge – ci sono sassaresi che vivono all’estero e che quando tornano in città vengono a trovami e mi dicono: quanto mi è mancato l’Hambovo».

Schivo e lavoratore instancabile sin dall’età di 14 anni, Renato è riuscito – in qualche modo – ad anticipare in città il fast food di modello americano e quando i marchi delle multinazionali qualche anno fa sono sbarcati a Sassari, la genuinità dei suoi prodotti lo ha fatto resistere e forse diventare ancora più forte. «Ci sono genitori che mi confessano – sorride al rientro dalla passeggiata – che lasciano i figli nei grandi fast food di Predda Niedda e poi vengono da me per mangiare uno dei miei panini. Quando poi i ragazzini assaggiano i miei – aggiunge – vogliono tornare da me. Il mio segreto? È tutto qui, dietro il bancone e dentro la cucina – spiega mostrando l’ordine maniacale della cella frigo – i prodotti che utilizziamo qui dentro sono sempre freschi. Gli hamburger sono fatti a mano da me – aggiunge – con carne di prima scelta ed è per questo che chi assaggia i miei panini poi ritorna una seconda volta e poi – scherza – diventa dipendente. Io lo mangio una volta alla settimana, il mio preferito? È il Fast Roll con salsiccione affumicato tipico dei Balcani».

Alla soglia di 68 anni, nonostante un invidiabile fisico da ragazzino, Renato ha creato un’azienda a conduzione familiare, in cui oggi lavorano al suo fianco i figli gemelli Franco e Alessandro, di 45 anni, e la moglie Ivana. «È un orgoglio sapere di essere apprezzati e ricordati anche da chi non vive più in città da tanti anni – spiega – da poco un conoscente mi ha portato i saluti da un mio vecchio cliente che veniva da me quando studiava all’Alberghiero e ora gestisce dei ristoranti a New Orleans negli Stati Uniti. Quando ha saputo che il mio conoscente era di Sassari la prima cosa che gli ha chiesto è stata: “E Renato sempre li fa i panini?”». Tra i motivi di orgoglio di Renato, insieme ai complimenti che continua a ricevere da quasi 45 anni a questa parte, c’è anche la realizzazione di un maxi panino da trenta chili che nel 2013 fece leccare i baffi agli ospiti presenti alla caserma Lamarmora per la presentazione del reportage “Sotto il cielo di Herat – La Brigata Sassari in Afghanistan” dell’ex giornalista della “Nuova Sardegna” Pier Luigi Piredda e della fotoreporter Elisabetta Loi. «Di quel buffet rimase qualche dolce e qualche tramezzino – sorride Renato – ma il mio panino andò a ruba».

Celebri, quasi quanto l’Hambovo, sono tuttora alcune frasi con cui ha accolto – prima che il covid cambiasse la modalità di accesso al suo locale – migliaia di ragazzini affamati. «Il panino lo mangi subito o adesso? Te lo avvolgo o te lo incarto?» ha ripetuto migliaia di volte Renato, spiazzando chi era in fila e non vedeva l’ora a di addentare l’hamburgher o il Capriccio. Anche queste, in qualche modo, sono un suo marchio di fabbrica.

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