Utility, tanti profitti a Nord Est ma ora c’è una sfida

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Il mondo dei servizi pubblici a Nord Est è un mare in cui nuotano tanti pesci piccoli, qualcuno medio, ma i pesi massimi sono pochi e di portata nazionale. È un mondo in cui la proprietà è invariabilmente pubblica, la dimensione territoriale resta molto importante, anche se poi comporta generalmente dimensioni d’impresa relativamente modeste.

Se si guarda all’energia, che è il business strategico tanto più in questi anni in cui i suoi rincari hanno radici salde in tendenze di portata globale – i terremoti geopolitici in corso in primis – nell’elettricità il grande operatore per eccellenza è Enel.

I suoi numeri sono eloquenti. Se si guarda al periodo gennaio-settembre 2024, l’ultimo su cui sono disponibili i conti, si ha la dimensione di Enel.

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Nei primi nove mesi dell’anno scorso i ricavi totali del gruppo, che come noto è quotato, si sono attestati a 57,6 miliardi, in calo del 17,1% rispetto allo stesso periodo del 2023 a causa di una riduzione della produzione termoelettrica e delle vendite di elettricità e gas, in un contesto di prezzi in diminuzione rispetto ai picchi del 2022. Nello stesso periodo l’utile netto ordinario ha segnato un aumento del 16%, raggiungendo 5,8 miliardi.

Un altro grande soggetto è importante nella distribuzione del gas, ed è Italgas, che nel 2024 ha realizzato ricavi totali adjusted pari a 1,78 miliardi (+0,2%) con un utile netto attribuibile adjusted: 506,6 milioni di euro (+15,2%).

In questo contesto, balza agli occhi che le altre aziende di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige sono saldamente ancorate ai territori in cui sono nate e cresciute, spesso nel solco di quel fenomeno urbano ricco e particolare che sono state, anche nel Nord Est, le ex municipalizzate.

Sicuramente spicca per dinamismo Hera, gruppo emiliano quotato che negli anni ha saputo crescere da Bologna al Veneto e al Friuli Venezia Giulia, dove oggi è una sua controllata AcegasAps Amga, a propria volta società che ha accorpato le ex municipalizzate di Trieste, Padova e Udine.

Nei primi nove mesi 2024 Hera ha realizzato ricavi per 8,19 miliardi di euro, in calo del 25,3%, anche in questo caso principalmente per la diminuzione dei prezzi delle commodity energetiche. L’utile netto adjusted (esclusa la quota di terzi) è stato pari a 282,9 milioni di euro, in aumento del 20,1% rispetto ai 235,5 milioni dei primi nove mesi del 2023.

Nei giorni scorsi Hera ha presentato un piano industriale ambizioso e focalizzato sulla sostenibilità. Prevede, al 2028, oltre 5 miliardi di investimenti per accelerare il raggiungimento di obiettivi di transizione ecologica e aumentare ulteriormente la resilienza di reti e impianti, sottolinea Stefano Verde, direttore centrale Strategia, regolazione ed enti locali.

Come afferma il presidente esecutivo di Hera, Cristian Fabbri, «sviluppo, resilienza e creazione di valore condiviso sono gli assi strategici del nuovo documento strategico del gruppo, che punta a un margine operativo lordo pari a 1,7 miliardi di euro al 2028 e prevede investimenti complessivi netti per 1 miliardo in Veneto e Friuli Venezia Giulia, a supporto di uno sviluppo industriale sostenibile e per l’incremento della resilienza delle nostre infrastrutture».

Nelle due regioni, circa 200 milioni andranno a supportare il servizio idrico integrato, con importanti interventi in ambito acquedottistico nell’area triestina, mentre nella zona di Padova i nuovi bioessiccatori dell’impianto di Ca’ Nordio favoriranno l’incremento del riuso e il recupero di energia. Sempre a Padova, sarà realizzato anche un nuovo impianto di pretrattamento di carta e plastica per valorizzare il recupero dei rifiuti. Inoltre, un c ontributo alla transizione energetica verrà fornito dai progetti Hydrogen Hub e Smart Grid, che abiliteranno la decarbonizzazione dell’area portuale e metropolitana di Trieste.

Microcredito

per le aziende

 

Da ricordare che nei mesi scorsi è andato a compimento il passaggio a Hera dei clienti Ascopiave nella distribuzione del gas. Ora la società commerciale Hera Comm, primo operatore energy dell’area attraverso la controllata EstEnergy, gestisce oltre 1 milione di clienti.

«Da luglio 2024 – dice il presidente Fabbri – a seguito dell’aggiudicazione da parte di Hera Comm delle gare per la gestione del servizio elettrico a tutele graduali per i clienti domestici, sono entrati ulteriori 200 mila clienti per il servizio elettrico nelle province di Padova, Udine e Venezia».

Tolti i protagonisti sin qui menzionati, il resto dei territori del Nord Est è presidiato da molte aziende insediate in aree circoscritte, spesso ricche ma ristrette.

In Trentino e in Alto Adige operano rispettivamente Dolomiti Energia e Alperia. La prima nei primi nove mesi del 2024 ha registrato ricavi consolidati a 1,7 miliardi (1,6 miliardi nello stesso periodo dell’anno prima) mentre l’Ebitda è cresciuto a 530 milioni (più 140%).

Dal canto suo il gruppo Alperia a giugno 2024 ha registrato ricavi a 1.082 milioni (in calo di 77 milioni), con un utile netto record di 96,4 milioni, contro il risultato negativo di 31,2 milioni di euro del primo semestre 2023.

Sia Dolomiti Energia che Alperia sono gruppi forti nella produzione di energia idroelettrica e a modo loro parte di un sistema politico amministrativo che rimane coeso: eloquente a questo proposito che si ipotizzi una discesa in campo delle due utility a supporto di Autobrennero, impegnata a conservare la concessione dell’autostrada A22.

Le altre aziende hanno taglia uguale o inferiore. Ad esempio Veritas (fatturato consolidato 2023 a 511 milioni, 51 Comuni serviti e 3500 dipendenti), serve fra le altre una città particolare, a suo modo difficile come Venezia. Poi c’è Agsm Aim, che nel 2020 ha accorpato le ex municipalizzate di Verona e Vicenza: il suo bilancio 2023 ha chiuso con 2,042 miliardi di ricavi e utile d 29,4 milioni.

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E dal presidente di quest’ultima, Federico Testa, è venuta nelle ultime settimane una proposta a suo modo innovativa, ovvero la richiesta alla Regione Veneto di mettere in discussione la proroga della concessione della distribuzione elettrica, che la legge di bilancio ha prorogato di vent’anni a partire dal 2030 a favore di Enel modificando la legge Bersani che avrebbe previsto le gare. Una partita simile è quella delle concessioni idroelettriche. Un passaggio consultivo è previsto in Conferenza Stato Regioni e su questo punta il presidente di Agsm Aim, che ha trovato ascolto nell’assessore veneto all’Economia Roberto Marcato.

Anche la trevigiana Ascopiave, la quotata di Pieve di Soligo che gestisce reti del gas (primi nove mesi del 2024 con ricavi consolidati a 146,3 milioni, più 17%, e utile netto a 26,6 milioni, più 84%), ha battuto un colpo, accettando di formare con il gruppo di Verona e Vicenza un tavolo che valuti la possibilità di iniziative comuni. Il tempo dirà se il tentativo sortirà qualche risultato, in una regione che al di là di periodici proclami non è mai andata al di là dei campanilismi.



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